Human Rights Watch: si fermi esecuzione della “strega
Scritto il 15/02/08 alle 12:45:16 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
IslamHuman Rights Watch scrive al sovrano saudita Abdullah per fermare l’esecuzione di una donna accusata di stregoneria



Fawza Falih Muhammad Ali – questo il nome della “strega” – è stata condannata alla decapitazione dalla corte di Quraiyat il 2 aprile del 2006 per aver praticato le arti occulte, per “aver invocato i jinn” - nella tradizione islamica e preislamica entità soprannaturali principalmente di carattere maligno - e per aver “sacrificato” animali.

La condanna di Fawza Falih è definita nella lettera una “parodia della giustizia” che “mette in luce gravi difetti del sistema giudiziario saudita”.

Il crimine di “stregoneria”, si legge ancora nella missiva, “non è definito dalla legge” e i giudici hanno “violato le misure di tutela per un giusto processo” che invece “esistono nell’ordinamento”. Nel corso del processo, inoltre, vi sarebbero state “significative irregolarità procedurali” che di fatto avrebbero privato l’accusata della capacità di difendersi.

Il fatto che i giudici sauditi tengano ancora processi per crimini indimostrabili come la stregoneria mette in evidenza la loro incapacità di condurre indagini criminologiche obiettive”, ha commentato Joe Stork, direttore per il Medio Oriente di Human Rights Watch.

I giudici hanno basato la sentenza su una confessione estorta alla donna e sulle affermazioni di alcune persone che hanno testimoniato di essere stati “stregati” da lei. In tribunale Fawza Falih aveva ritrattato tutto spiegando che la confessione le era stata estorta e che lei, analfabeta, non aveva idea di cosa fosse scritto nel documento che l’avevano costretta a siglare con le impronte digitali. Uno degli aspetti definiti “profondamente preoccupanti” riguarda i 35 giorni di detenzione della donna tra le mani del tristemente noto Dipartimento per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio. Una violazione – precisano da Human Rights Watch – del decreto reale del 1981 che proibisce al Dipartimento di detenere e interrogare i prigionieri nella propria sede. Non solo, la donna ha raccontato di essere stata picchiata durante gli interrogatori e di aver perso conoscenza in seguito a un pestaggio, tanto da aver avuto bisogno di fare ricorso alle cure ospedaliere. Il fatto sarebbe confermato anche dalla testimonianza di uno dei familiari che avrebbe notato sul suo corpo i segni delle percosse della polizia religiosa a venti giorni dalla detenzione. Una vicenda simile si era verificata in Arabia Saudita anche alla fine dello scorso anno, con l’esecuzione capitale di Mustafa Ibrahim, un farmacista egiziano ritenuto colpevole – stando a una comunicazione del ministero dell’Interno – di aver cercato “attraverso la stregoneria” di provocare la separazione di una coppia di coniugi.

da IL VELINO
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