Al Qaeda oggi, tra terroristi veri e presunti
Scritto il 12/05/09 alle 21:00:09 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Cronaca e AttualitàLa strategia: indottrinamento via Internet e combattenti inviati in Iraq e Afghanistan
L'Europa alle prese con il pericolo di cellule ideologizzate che arruolano anche occidentali convertiti
WASHINGTON – L’inchiesta di Bari sui due presunti terroristi è una perfetta fotografia di cosa sia oggi il qaedismo. La coppia, infatti, conferma il profilo degli estremisti che agiscono in Europa e in Nord Africa. Questi i loro «tratti»: piccoli nuclei ad alta mobilità; un referente religioso importante; contatti più o meno forti con una realtà militante già in grado di condurre attacchi; uso di Internet per indottrinamento e reclutamento; grande impegno sul web per diffondere il messaggio jihadista; arruolamento di cittadini occidentali convertiti all’Islam radicale; impegno costante per inviare mujaheddin verso l’Iraq e l’Afghanistan.

Quanto sono pericolose queste cellule? Difficile dirlo con certezza. Se si seguono i loro discorsi e i loro messaggi via Internet sia ha l’impressione di un rischio imminente. Parole che fanno pensare ad azioni clamorose. Ma tra la fase dell’ideazione – sempre grandiosa – e quella dell’attuazione c’è poi – per fortuna – un abisso. I militanti sono molto simili alla Al Qaeda tradizionale di Osama: parlano tanto e fanno poco. Il problema per chi indaga è capire quando rappresentano davvero una minaccia. E in passato è accaduto che lo si sia compreso solo dopo una strage. In altri si è enfatizzato il peso di personaggi che in realtà erano dei «vorrei ma non posso». Questo spiega perché in Italia e in Francia si sia usata l’arma dell’espulsione: ritieni che possano colpire, ma non hai le prove e dunque li spedisci nel loro paese dove ovviamente rischiano pesanti conseguenze.

L’indagine di Bari, se dovessero essere confermate le accuse, si inserisce comunque in un quadro segnato dalla ripresa di attività eversive. Segnali già emersi in altri Paesi, anche se in alcune occasioni gli indizi si sono rivelati labili. Oggi, secondo diverse analisi, il paese sicuramente più a rischio, oltre alla Gran Bretagna, è la Germania in quanto cittadini tedeschi d’origine turca sono entrati in formazioni decise a colpire. Ed hanno usato – e usano – basi in Pakistan per prepararsi alla missione. Un’attività accompagnata da un alto volume di propaganda via Internet. Infine un appunto sui «tempi» dell’operazione di Bari. Il caso segue l’aspro confronto sulle misure anti-immigrazione. E dunque per alcuni il governo potrebbe usare l’inchiesta per giustificare la linea dura. Difficile provarlo, anche se il dubbio può sorgere. Ma queste polemiche confermano come ci si muova in un’area grigia dove in assenza di un fatto concreto contano le proprie convinzioni e le interpretazioni.

Guido Olimpio - 12 maggio 2009
corriere

Chi sono i collaboratori di Al-Qaeda

Bassam Ayachi, di origine siriana, era già noto da tempo alle autorità belghe e a quelle italiane perchè leader e guida spirituale del «Belgium Islamic Centre Assabyle (Ciba)» di Bruxelles, ritenuto uno dei più importanti centri di irradiazione dell’Islam di orientamento salafita in Europa. Uno dei suoi figli Ayachi Abdel Rahman, inoltre, è stato di recente condannato in Belgio (il 23 gennaio 2009 dalla Corte di Appello di Bruxelles), proprio insieme al secondo arrestato, Raphael Gendron, per aver diffuso, sul sito internet del centro islamico www.assabyle.com, un video antisemita, xenofobo e razzista, contenente anche minacce contro lo Stato d’Israele. Il sito, oscurato nel 2004, era stato subito dopo ricreato con il nome http://www.ribaat.org - registrato in Pakistan e tuttora attivo - utilizzato sempre per immettere in rete documenti di propaganda dell’Islam radicale e di apologia del jihad.

Raphael Gendron è un ingegnere elettronico francese convertitosi all’Islam, stretto collaboratore del Bassam, e tra i cofondatori del «Belgium Islamic Centre Assabyle (Ciba)». Gli investigatori della Polizia hanno fatto un meticoloso lavoro di traduzione e analisi della documentazione sequestrata ai due francesi al momento dell’arresto nel porto di Bari ed è emerso che proprio quest’ultimo era il gestore e l’amministratore del sito www.ribaat.org nonchè di altri siti internet che operano nell’ambito di quel fenomeno noto come «jihad informatico». Molti dei documenti trovati in possesso del Gendron, infatti, sono stati rinvenuti anche in rete. Si tratta di scritti riferibili ad autori islamisti, tradotti spesso in francese, che tendono a giustificare sotto il profilo ideologico e religioso il jihad, compresi gli attentati suicidi, soprattutto nelle zone teatro di conflitti interetnici e/o religioso, ma anche nei confronti dell’Occidente e d’Israele. Inoltre, tra la documentazione sequestrata vi erano anche diversi manuali sulle arti marziali, sulle tecniche di combattimento dei reparti speciali israeliani, sulle tecniche di guerriglia, di terrorismo e di controterrorismo.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200905articoli/43636girata.asp

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