''Ha fatto bene ad ucciderlo''
Scritto il 30/06/09 alle 22:30:58 GMT pubblicato da Armando_Manocchia
Articoli e OpinioniPer la legge è apologia di reato, per la gente no!
“Ha fatto bene ad ucciderlo”, è stato il commento unanime, senza mezzi termini, senza nascondersi dietro parole di circostanza, uomini e donne, giovani e anziani, è il commento che tutti hanno fatto su questo grave fatto di cronaca.

Si lo sappiamo che è un’affermazione forte e grave a cui non siamo e non ci volgiamo abituare, è un’affermazione che istiga alla violenza e per la nostra legge è un reato, la cosiddetta istigazione alla violenza o apologia di reato. Quindi  non possiamo fare un’affermazione simile, ed infatti, non la facciamo.

Mi piacerebbe sapere però se la legge condanna solo chi lo dice, oppure anche quelli che lo pensano. E se esiste un confine, una demarcazione tra la libertà di pensiero e di parola e l’apologia di reato. Ma al di là della risposta, secondo me, bisogna avere il innanzitutto il coraggio, la volontà di capire come si può arrivare a scatenare un’ira tale; bisogna chiedersi, quanta esasperazione ha dovuto subire questo ragazzo, quanto e quante volte ha sofferto nel vedere sua mamma maltrattata o con i lividi.

 Oggi facciamo presto a dire non si fa, non l’avrebbe dovuto fare, ed è vero, non si fa e non l’avrebbe dovuto fare, ma l’ha fatto e l’ha fatto per l’esasperazione, per la provocazione subita e reiterata, per l’orgoglio ferito com’è stato ferito il grande onore di un piccolo uomo, che voleva essere per la sua mamma un uomo grande. Se si analizza la situazione, la vittima di questa tragica situazione è lui, il ragazzo. Lui non sopportava più, che quell’uomo violento, maltrattasse e violentasse sia fisicamente che psicologicamente la sua mammina e questo, se non gli ha dato il diritto di offendere, gli ha dato il coraggio di difendersi, l’ha fatto con quella che si chiama eccesso di difesa, ma sempre difesa e secondo me sempre legittima.

Certo la vita è sacra e nessuno ha il diritto di toglierla, a qualcun altro. In via di principio, il più debole ha sempre ragione e anche se nessun individuo può farsi giustizia da solo, a volte ci sono le eccezioni che confermano la regola e questa è una di quelle.  Poi è ovvio che non siamo noi a decidere ma la giustizia,(che detiene sia il potere di giudicare che di infliggere la violenza) ho però la sensazione che in questi casi i giudici, una pena la vogliano a priori applicare, per non far passare il messaggio che le donne maltrattate possano essere difese o vendicate o loro stesse possano difendersi e uccidere impunemente chi rovina loro la vita.

Si aprirebbe un periodo che ben potrebbe passare alla storia come "la strage dei colpevoli". E intanto passa l'opposto messaggio. Poiché  il compagno la massacrava, sia fisicamente che psicologicamente, il ragazzo, ha fatto quello che tutti noi con un minimo di gioielli a cavallo dei propri pantaloni, forse anche un po’ d'onore, ma sicuramente una buona dose d’orgoglio e pervasi, dall’esasperazione e dalla stanchezza di veder subire violenze e soprusi alla propria mamma, si è lasciato guidare da un accumulo di difesa. In quella situazione non  tutti, ma quasi tutti noi, non solo avremmo fatto lo stesso, ma saremmo pronti a farlo.

Armando Manocchia

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