3 ROM UCCIDONO RAGAZZO CON UN PUGNO |
| Scritto il 12/08/09 alle 10:42:36 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana |
I minorenni, di etnia rom, sono accusati di concorso in omicidio preterintenzionale aggravato da futili motivi, il padre è accusato di favoreggiamento reale e ricettazione ALBA ADRIATICA (11 agosto) - Tre persone sono state arrestate dai carabinieri per l'uccisione di uno studente universitario di 23 anni, Antonio De Meo, di Castel di Lama (Ascoli Piceno), morto nella notte tra domenica e lunedì in seguito a un'aggressione a Villa Rosa di Martinsicuro (Teramo). Si tratta di due minorenni - di 15 e 17 anni - e del padre di uno di questi. Coinvolto anche un terzo ma non è imputabile perché ha 13 anni. Un quarto ragazzo è stato scagionato perché è risultato estraneo all'aggressione. I minorenni, di etnia rom, sono accusati di concorso in omicidio preterintenzionale aggravato da futili motivi, il padre del quindicenne è accusato di favoreggiamento reale e ricettazione. La svolta nelle indagini si è avuta un'ora dopo l'aggressione, quando alcuni cittadini hanno segnalato delle fiamme sotto a un ponte vicino alla stazione ferroviaria di Alba Adriatica si trattava di uno dei due scooter usato dagli aggressori. I carabinieri inoltre, hanno scoperto che il padre di uno dei minori (il quindicenne) lo aveva bruciato per coprire il figlio: Il ragazzo gli aveva raccontato di aver investito una persona in modo serio Lite per una bicicletta non trovata. Il giovane ucciso - studente universitario a Bologna - dopo avere finito il turno di cameriere stagionale in un hotel, aveva raggiunto il chiosco di un venditore ambulante di panini, dove aveva avuto una discussione con i tre ragazzi per la sua bicicletta che non trovava. A causare la morte di De Meo sarebbero stati tre tre pugni sferrati in rapida successione al viso, l'ultimo dei quali, un gancio, lo ha colpito al mento e lo ha fatto cadere. I tre aggressori si sono avvicinati al giovane a bordo di due scooter. Il diverbio è nato perché il giovane non trovava più la sua bici e aveva chiesto spiegazioni ai tre ragazzi. Vani i soccorsi dei presenti e dei sanitari del 118 i quali hanno tentato di rianimarlo. La sorella: sono delle bestie. «Gli assassini di mio fratello sono bestie. I rom bisognerebbe rimandarli tutti a casa, se sono venuti da fuori, perchè non hanno anima nè cuore». Maria De Meo, 35 anni, parrucchiera, è la sorella di Antonio. Parla con una voce ferma, calma, e ha una sua idea sui nomadi, che precede la tragica lite in cui suo fratello ha perso la vita: «Se ne sono sentite e se ne sentono tante, su questa gente, non è certo la prima volta che succede un fatto così. E poi, uccidere un ragazzo di 23 anni perchè ti chiede dov'è la bicicletta che gli aveva dato l'albergo dove lavorava? È pazzesco, una reazione assurda...». «Mio fratello era dolcissimo, altruista, ed è finito massacrato in quel modo. No, non è possibile». http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=69149&sez=HOME_INITALIA&npl=N |
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