I ''CERVELLI'' FUGGONO DAL MERIDIONE D’ITALIA
Scritto il 16/08/09 alle 16:13:36 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Articoli e OpinioniTra partiti e piani Marshall per il Sud, una notizia più di tante altre descrive numericamente la tragica situazione economica del nostro Meridione
Mi riferisco al rapporto Svimez 2009, apparso sui quotidiani alla fine di luglio; in 10 anni dal 1997 al 2008 circa 700 mila persone sono emigrate dal Sud al Nord. E’ un rapporto che parla anche di me e della mia famiglia.
 “Non si tratta di manovalanza generica, come era accaduto nel passato, ma dei giovani della potenziale classe dirigente meridionale, che fuggono dalle loro regioni di provenienza – l’87% viene da Campania, Puglia e Sicilia – dopo averne utilizzato le risorse per qualificarsi. E il fenomeno è in continuo aumento: «Nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti; tre anni più tardi la percentuale è balzata a quasi il 38%», rileva il Rapporto”. (Giuseppe Savagnone, Fermiamoci prima che diventi troppo tardi, 17.7.09 Avvenire).
 Ci sono poi i pendolari, che vivono al Sud ma lavorano al Nord o all’estero, che rientrano a casa nel weekend o un paio di volte al mese. Ne ho visti tanti sui treni; in maggioranza sono napoletani. Nel 2008 il Rapporto dice che rispetto all’anno precedente sono aumentati di 173 mila gli occupati residente nel Meridione che lavorano al Nord.
 Il Rapporto, di fatto un vero sondaggio sulla realtà del Mezzogiorno, sostiene che questi lavoratori per l’80% hanno meno di 45 anni, quasi il 50% svolge professioni di livello elevato e il 24% è laureato. Inoltre ci sono quei giovani che vanno al Nord per studiare e una volta laureati restano.
 Non sembra esagerata, - scrive Savagnone - davanti a queste cifre, la diagnosi complessiva contenuta nel Rapporto, dove l’Italia viene definita un «Paese spaccato in due sul fronte migratorio: a un Centro-Nord che attira e smista flussi al suo interno, corrisponde un Sud che espelle giovani e manodopera». Per quelli che rimangono, il destino è segnato: nel 2008 – sempre secondo il Rapporto – solo il 17% dei giovani meridionali tra i 15 e i 24 anni lavora, contro il 30% del Centro­Nord. L’Ultimo rapporto Svimez dice spietatamente  che il Sud è in agonia.  Non drammatizza invece De Bellis, “dobbiamo sentirci in colpa perché duecento persone al giorno decidono di lasciare un cielo stupendo per sperare di avere un cielo proprio?(…) E poi: sicuri che sia un male la nuova emigrazione?” (Giuseppe De Bellis, Ma per favore non ricominciamo la lagna del Sud, 17.7.09 Il Giornale).
 In ogni caso su ciò che sta accadendo, occorre riflettere, in particolare lo devono fare i politici meridionali di destra e sinistra, nessuno escluso. Bisogna fare qualcosa prima che sia troppo tardi. Da molti anni ormai, l’antica 'questione meridionale' sembra essere stata cancellata dall’agenda politica del nostro paese. All’impegno profuso nel dopoguerra dai governi nazionali per risolverla è subentrato, via via che gli insuccessi della politica meridionalista si accumulavano, un misto di frustrazione, di rassegnazione e perfino di fastidio. L’idea che si è fatta strada è che – parafrasando quanto Sciascia diceva amaramente della Sicilia – il Sud sia irredimibile.
 Intanto da alcuni anni è esplosa la “questione settentrionale”, posta in primo piano dalle popolazioni del Nord che sono sempre più stufi di pagare imposte anche per il Sud, che non riesce a crescere, a decollare.
 Infatti Luca Antonini sul giornale online Il Sussidiario.net scrive é vero che il Sud è in agonia, ma anziché cercare di mettere in dubbio il processo di federalismo fiscale avviato con la legge n. 42 del 2009, occorre interrogarsi davvero seriamente su quali ne sono le cause, altrimenti si rischia di difendere, come a volte fa lo Svimez, una politica assistenzialistica che, invece di esserne la cura, è proprio una delle principali cause di quella agonia. (Luca Antonini, Federalismo/ Il Sud è in agonia? Andiamo avanti, prima che sia troppi tardi…20.7.09 Il Sussidario.net).
 L’altra sera ho sentito un politico del Pd siciliano lamentarsi del governo Berlusconi “prigioniero” di Bossi che storna i soldi per il sud, una lagna fastidiosa.
 Il Sud riceve milioni a valanghe: li ha presi dallo Stato ora li prende dall’Unione Europea. Ci sono montagne di euro pronte per la Puglia, Basilicata, Molise, Campania, Sicilia, Sardegna, Calabria che non vengono spesi perché sono troppi e le amministrazioni locali non sanno come gestirli. Allora c’è qualcuno che ruba al Sud, ma è il Sud che a volte ruba a se stesso.
 In Italia metà dell’amministrazione pubblica è fuori controllo, per Antonini interi settori della spesa pubblica decentrata, soprattutto al Sud, sono andati fuori controllo. In Italia ci sono oggi differenze ingiustificate, basta leggere le relazioni regionali della Corte dei Conti: non è concepibile che una sacca per le trasfusioni costi in Calabria quattro volte di più di quanto costa in Emilia Romagna, o che una Tac costi in un alcune parti del Paese 800 euro e in altre 500, o ancora che la spesa pro capite per bambino negli asili nido a Roma fosse di 16mila euro e 7mila a Modena, che eppure è un modello premiato a livello internazionale. Una “perla” scrive Antonini - si è scoperto che l’ospedale di Taurianova, con diciotto posti letto, ha centosettantaquattro dipendenti. Non è giusto che la sanità per il Sud dia ai cittadini servizi che valgono la metà (costringendoli a penose migrazioni della speranza verso il nord), però costando il doppio.
I conti non tornano, se non ipotizzando un enorme spreco di risorse che non si traduce in un vero aiuto alle realtà produttive e sociali, ma alimenta inefficienza, sprechi e illegalità di vario tipo.
 Per porre fine alle prassi assistenzialistiche basate sulla spesa storica e ai ripiani a piè di lista, alle logiche premianti per quegli amministratori che perseguono politiche devastanti per i bilanci pubblici facendole poi ricadere su tutti gli italiani. Bisogna attuare la legge sul federalismo fiscale, è un testo equilibrato,  approvata dal Parlamento italiano con una fortissima condivisione bipartisan che porta a sintesi tutti gli importanti contributi che si sono prodotti negli ultimi anni, e che contiene nello stesso tempo soluzioni innovative.


S. Teresa di Riva, 1 agosto 2009      DOMENICO BONVEGNA
S. Alfonso Maria dei Liguori        domenicobonvegna@alice.it

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