Sui muri del quartiere universitario le scritte: Tunisia
Scritto il 21/04/08 alle 08:55:20 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
IslamLa notte comandano gli arabi



SOS Uno studente lavoratore scrive al giornale: «Quegli immigrati ci fanno paura. Si faccia qualcosa prima che sia troppo tardi»
LA TESTIMONIANZA Grido d’allarme di un barista
 
«Il Portello è diventata una terra di frontiera. Una frontiera che paradossalmente si trova al centro di una città». Alberto (il nome è di fantasia) al Portello non ci vive. Ci lavora. Da un anno. Come barista. Ma da nove è a Padova. E’ nato a Catania. Di giorno studia (Psicologia). Di sera gestisce un locale pubblico frequentato da studenti in via Tiepolo. «Un locale strappato centimetro per centimetro alla microcriminalità e offerto agli studenti e alla gente del quartiere che è stanca di dover sempre vivere sul chi va là». Alberto non vuole comparire con il suo vero nome. E nemmeno che si faccia quello del bar dove lavora. Perché ha paura. Paura vera. Paura che «qualche spacciatore arabo mi arrivi alle spalle la notte alla chiusura del bar e mi tiri una coltellata».
Alberto ha deciso di andarsene. Troverà un altro lavoro. Il suo sogno è tornarsene a Catania dopo la laurea. E ha deciso di sfogarsi. Anche se ciò può non essere condiviso dal suo titolare o dagli altri esercenti della zona.

Il Portello da tempo è indicata nelle mappe del degrado cittadino come terra di spaccio. Ma per Alberto la situazione in questi mesi è decisamente peggiorata. Da terra di spaccio si è passati a terra di frontiera. «E a terra di conquista - aggiunge il ventottenne catanese -
 
Dall’imbrunire in poi ci sono solo loro in giro. Spacciano, si ubriacano, rompono tutto. Si sentono padroni». Loro sono gli spacciatori tunisini. Alberto non vuole tirare in ballo i controlli e le forze dell’ordine. Carabinieri e polizia passano spesso. Ma nessuno di “loro” si fa mai prendere con la droga in tasca. Sono furbi. Allenati. «Quando arrivano le pattuglie “loro” non ci sono già più - racconta Alberto - Tempo fa i finanzieri sono arrivati perfino con i cani. Non hanno trovato nulla. Quando se ne sono andati un tunisino fuori dalla via si vantava con un connazionale mostrando le bustine che nascondeva in bocca».

Le sue parole lasciano interdetti. Siamo al Portello. Ma sembra di essere dentro un film raccontato da Spike Lee sulla New York violentata dai conflitti razziali e dalla droga. «So di avere un modo un po’ teatrale nel raccontare le storie - sorride Alberto - ma chiedete a chi qui al Portello vive. A chi ci lavora. Agli studenti».
Vie Tiepolo il mercoledì sera è un via vai di ragazzi che si inzuppano di spritz. «E “loro” controllano la via in entrata e in uscita - chiude Alberto - spacciano hashish e anche eroina. L’altro giorno mi hanno detto che devo imparare l’arabo. Perché sono arrivati i nuovi da Lampedusa. E che questa è terra loro. L’hanno scritto con una bomboletta anche su una colonna: tunisia.

Io dico queste cose perché ho paura. Ma perché bisogna fare qualcosa. Prima che sia troppo tardi. Prima che diventi cosa “loro”».
Alberto se ne va. Da vicolo Ognissanti compaiono due nordafricani con le scarpe da tennis di marca ai piedi e gli occhiali da sole. Ridono. Chissà se stava parlando di loro. Magari sono semplicemente bravi ragazzi. Loro.

Paolo Baron

18 aprile 2008
da http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/%ABLa-notte-comandano-gli-arabi%BB/2020567

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