I CLAN CONTROLLANO GLI ALLOGGI POPOLARI
Scritto il 07/09/09 alle 12:42:09 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Cronaca e AttualitàDonne incinte usate come scudo- Così i mafiosi occupano le case
MILANO 04/09/2009 - Trovare un alloggio abusivo a Milano è più facile che bere un bicchier d’acqua. Soprattutto se si è una donna. Soprattutto se questa donna aspetta un bambino. Proprio così. Nei quartieri dove i clan gestiscono il racket delle case popolari anche la gravidanza rappresenta un business.

Le regole dettate da Aler, Comune di Milano e Prefettura, infatti, parlano chiaro. Gli sgomberi di ordine pubblico non possono essere eseguiti in presenza di minori o di donne incinte. In poche parole: la pancia (o il certificato medico) di una gestante è lo scudo necessario per evitare di essere cacciati da una casa “rubata” ed entrarne in possesso senza alcuna fatica. Ma chi non ha una compagna o una sorella in dolce attesa come fa? E’ semplice. La gestante si “noleggia” o si paga in moneta sonante. E così ecco che le ragazze in stato interessante diventano la merce più ambita nei quartieri delle case popolari, da Quarto Oggiaro a via Palmanova passando per la zona Niguarda.

«Cerco casa»
Mi presento in via Pascarella, cuore pulsante di Quarto Oggiaro, in tarda mattinata. L’obbiettivo è questo: fingere di essere in dolce attesa per trovare un alloggio popolare abusivo. Non faccio neppure in tempo a varcare l’ingresso del cortile che una donna alta e corpulenta mi chiede chi sono e cosa voglio. «Vengo da fuori, sto cercando una casa e non ho un soldo. E sono pure incinta». La sua faccia si illumina quando pronuncio queste ultime parole: «Sei incinta? Povera creatura, allora sei venuta nel posto giusto».

«Sono solo al secondo mese - le spiego - non si vede ancora». Ma la signora non si perde d’animo: ha già fiutato l’affare. «Certo, più pancia hai meglio è per noi - mi spiega senza tanti giri di parole - però ce la facciamo andare bene. Prima o poi crescerà. E magari quando arriva la polizia sarà già bella grossa». La mia fortuna, dice, deriva dal fatto che le donne in stato interessante possono occupare una casa senza essere cacciate dalla polizia. Queste sono le regole. E proprio per questo rappresentano una garanzia per gli inquilini abusivi.

Il suo compito adesso è indirizzarmi verso qualcuno che sia interessato a tenermi in casa con sé. Qualcuno che, evidentemente, teme di essere cacciato dalle forze dell’ordine perché abusivo. «Non ti preoccupare - mi rassicura - ti presento solo brava gente. Mica quelli che ti mettono le mani addosso».

Il finto fidanzato
E così mi trovo davanti a un ragazzo sulla trentina, nordafricano. Dice di chiamarsi Omar. Lui è a rischio sfratto. Gli farebbe comodo avere una coinquilina incinta, da spacciare per la propria fidanzata al momento giusto.
Mette in chiaro le condizioni: «Mi paghi solo qualcosa d’affitto ogni tanto, poi vediamo come vanno le cose». «La porta di questo appartamento - racconta - l’ho sfondata io qualche anno fa, con l’aiuto di un amico. Era una casa disabitata, non ho fatto nulla di male».

E non ha fatto nulla di male, a suo dire, neppure Stefania, siciliana di 35 anni, madre di tre bambini. «Ho pagato 500 euro tre anni fa per occupare questo appartamento, adesso da lì non mi leva nessuno». «Se vuoi andare a stare da sola pure tu - mi spiega - devi mettere in conto di pagarne almeno mille: adesso i prezzi si sono alzati». Un’altra offerta mi arriva da Carmela, che ha il marito in carcere ormai da due anni («Ce l’ho spedito io perché mi picchiava e spacciava», racconta).

«Se vuoi stare qua con me dovrai pagarmi qualcosina, per carità - mi dice - però vuoi mettere? Stai in casa con una donna come te, senza aver paura che qualche sconosciuto ti salti addosso di notte. Se ne sentono di storiacce...».

Porte murate
E parlando si scopre che ogni palazzo, ogni quartiere, ha il suo referente che si occupa materialmente delle occupazioni. Ma mentre gli inquilini abusivi sono animati dalla solidarietà e non dal desiderio di far soldi, e si affannano per dare un aiuto a chi non ha un tetto sotto cui vivere, la stessa cosa non si può dire di chi ha in mano la gestione del racket. Qui si parla di affari veri. E non si fa nulla se non in cambio di quattrini. Soprattutto adesso che le case popolari ancora libere cominciano a scarseggiare. E l’Aler corre ai ripari murando le porte e rendendole così inaccessibili. In pratica, bisogna darsi una mossa. E con toni sbrigativi me lo conferma anche Carmela: «Vedi di decidere ora con chi vuoi stare. Perché domani ne arriva un’altra come te, ti frega il posto e tanti saluti».

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