Eutanasia di Stato, quando la morte diventa una cura
Scritto il 26/02/10 alle 19:36:56 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Articoli e OpinioniLa cosa peggiore che possa capitare in una società di diritto come la nostra è che una persona debole e vulnerabile si lasci uccidere da una persona o un gruppo di persone con più potere
Anche in Canada stanno cercando di introdurre il "suicidio assistito" (eufemismo per nascondere la parola "eutanasia", ormai screditata agli occhi dell'opinione pubblica).
Vi segnalo la lettera del dottor Marc Beauchamp, chirurgo ortopedico di Montreal, apparsa venerdì scorso sul quotidiano La Presse:

La cosa peggiore che possa capitare in una società di diritto come la nostra è che una persona debole e vulnerabile si lasci uccidere da una persona o un gruppo di persone con più potere.

È questo potere che reclamano dalla Commissione parlamentare il dottor Gaétan Barrette, della Federazione dei medici specialisti del Québec, e il dottor Louis Godin, della Federazione dei medici generici del Québec. I loro argomenti poggiano principalmente su dei sondaggi tesi a dimostrare il sostegno all’eutanasia dei membri delle due federazioni e dell’opinione pubblica.
[...]

Il punto centrale è che, quando si tratta di un argomento importante come la vita di una persona, l’opinione della maggioranza non è sufficiente, perché significherebbe dare la precedenza al gruppo (i forti) sulla persona (il debole). Il 50 per cento più uno, o anche l’80 percento di sostegno popolare non basta quando è questione del diritto alla vita (ed è anche il caso della pena di morte), un diritto talmente fondamentale che non può essere negato per gli altri, né rinunciarvi quando si tratta di noi stessi. Questo è il loro più grande errore.

Il secondo errore è di fare della morte una questione solamente medica, mentre si tratta di qualcosa infinitamente più grande che merita la più grande attenzione e la più grande prudenza, che non potranno mai essere assicurate da nessuna pretesa “segnalazione” di eccezionalità.

Affermare che dare volontariamente la morte dovrebbe essere tra le cure a disposizione del medico per trattare le sofferenze di una persona cosciente (l’equivalente del suicidio assistito), o peggio, per dare la morte a una persona incosciente o non consenziente (eutanasia attiva), non è alla fine che un tentativo di presa di potere da parte della classe medica. Anche se si vestono questi gesti con parole edificanti o poetiche del tipo “cure appropriate di fine vita”, “diritto a una morte dignitosa”, “ultima piccola spinta per il viaggio finale”. Si deve resistere a questa offensiva.

Come corollario, sarebbe una aberrazione e un errore storico delegare il diritto alla vita (e alla morte) al Ministero della salute. Non è un suo compito.

Questa commissione parlamentare si dimostrerà utile se aiuterà a chiarire la pericolosa confusione dei termini utilizzati: da un lato, l’accanimento terapeutico, l’eutanasia e il suicidio assistito (tutti da evitare), e dall’altro, l’accesso a cure attente, umane, con un controllo ottimale del dolore tanto fisico quanto morale (che è necessario favorire e sviluppare).

Chi opera con persone in fin di vita potrà confermare che i pazienti curati e attorniati da attenzione autentica normalmente non si augurano l’eutanasia, e attraversano con dignità questo passaggio che, infine, è parte della vita. Ecco il nostro vero compito come medici: umanizzare la medicina con un atteggiamento umile e disponibile che “aiuti a vivere”.

Marc Beuchamp
http://gino.splinder.com/post/22310588/Eutanasia+di+Stato%2C+quando+la+

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