VERAMENTE ABBIAMO BISOGNO DEGLI IMMIGRATI?
Scritto il 08/03/10 alle 19:18:50 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Articoli e OpinioniNon ci bastavano gli scioperi degli italiani, adesso anche gli immigrati scendono in piazza per manifestare, che cosa?
Il 1 marzo doveva essere una grande manifestazione, un evento simbolico, non tanto per i bisogni reali degli immigrati che lavorano regolarmente, ma una protesta di massa contro il razzismo dell'Italia, una specie di rivendicazione classista come ai bei tempi della lotta di classe di marxista memoria degli operai contro i padroni che avevano sempre e comunque torto. Ecco doveva essere una manifestazione politica, quasi un'ostentazione dell'orgoglio straniero, come è emerso l'altra sera nel talk show Botta & Risposta su Antenna3 a Milano.

Invece è stato un flop a Roma c'era qualche centinaio di persone. Più italiani che migranti. Le solite associazioni antirazziste, qualcuno del sindacato. Sarà che i clandestini non vanno a manifestare in piazza dove c’è la polizia, fatto sta che la prima impressione non è proprio positiva, nonostante i bei colori e l'ottimismo degli organizzatori.

 Certo poi la piazza Vittorio forse si riempirà per il concerto non certo per lo sciopero.
 Il 1 marzo gli immigrati regolari sono andati a lavorare invece di lasciarsi suggestionare dalle proteste di piazza. “La sinistra deve trovare i voti che le mancano per governare e per riequilibrare la spesa pensionistica – risponde Alfredo Mantovano intervistato da L'Occidentale - – quei voti che non trova più fra gli italiani. Per farlo ha bisogno di utilizzare nuove leve. I nuovi adepti, più che gli immigrati, sono i clandestini”.
 
 E poi da studi basati su dati oggettivi hanno evidenziato che quasi il 70% degli immigrati regolari presenti in Italia dopo 10 o 15 anni ritornano al loro Paese. Il tempo necessario a mettere da parte dei risparmi, acquisire delle professionalità, far andare i loro figli nelle scuole italiane, per poi riportare questi risultati nel loro Paese di origine e mettere a frutto l'esperienza fatta nel nostro. Ecco perchè la prospettiva della cittadinanza breve  auspicata da Granata non serve assolutamente a nulla.
 
 E' importante capire quali sono i desideri degli immigrati invece di dare spazio alle nostre opinioni o aspettative che spesso sono distanti dalla realtà. Un luogo comune da sfatare è quello che gli extracomunitari fanno dei lavori che gli italiani non vogliono più fare. Questo discorso vale solo per le "collaborazioni familiari" – le badanti – ed è un fenomeno che interessa persone che provengono dai Paesi dell’Europa dell’Est, per esempio i rumeni. Spesso gli italiani non fanno certi lavori perchè sono remunerati male, perchè sono lavori in nero o comunque con salari inferiori rispetto a quelli previsti dalla contrattazione sindacale. Sarebbe opportuno fare una controprova e verificare se un giovane del Sud rifiuterebbe a priori un lavoro nell'agricoltura se gli venisse pagato con i contributi e con un salario corrispondente perlomeno ai minimi contrattuali.
 
 Nell'estate scorsa se ne parlava con Gabriele esperto di sindacato a proposito dei nostri giovani dei paesi collinari che non ne vogliono sentire parlare di coltivare uliveti o raccogliere patate. Gabriele si chiedeva voglio vedere se un giovane lavorando in campagna porta a casa uno stipendio di mille euro al mese, e dopo questa certezza, sono ancora disposti ad abbandonare le terre dei propri genitori per cercare altri ipotetici lavori?

 Rozzano MI, 6 marzo 2010
DOMENICO BONVEGNA domenicobonvegna@alice.it   

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