8 marzo: in Europa c'è chi difende il burqa
Scritto il 10/03/10 alle 14:01:55 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Islamè molto triste ma significativo che l’Europa lo debba festeggiare con l’oltraggiosa riflessione sul burqa
Thomas Hammarberg ha presentato sul giornale più liberal d’Inghilterra, il Guardian, il solito che sostiene soprattutto i diritti degli estremisti e dei terroristi.

Di Hammarberg ho un recente ricordo personale: una visita nella sua stanza della delegazione italiana al Consiglio d’Europa in cui gli furono porte forti rimostranze per una sua visita in incognito sul nostro terreno nazionale ai campi rom e per le sue aggressive conclusioni consegnate direttamente a Repubblica in un’intervista invece di elaborarle e discuterle, come si usa, in sede politica prima di pubblicizzarle. Fu gelido e formale, ceruleo, corretto e scostante quanto si può immaginare possa un tipo come lui con l’Italia d’oggi, anche se la delegazione era bipartisan; ricordo di essere rimasta ipnotizzata per alcuni secondi dai suoi piedi, infilati, forse per dimostrare un fiero rifiuto del cuoio, invece che nelle scarpe, in pantofole di stoffa. Il suo commento adesso potrebbe essere che ho violato, parlando dei suoi piedi, la sua privacy, perché è quella che sembra stargli molto a cuore quando ne parla come uno dei principali diritti umani violati se si proibisse alle donne musulmane di indossare il burqa.

Sì, per lui proibire il burqa è una invasione della privacy, e, certo, di quale privacy: quella che proibisce, fa oggetto di vergogna tutto quanto il corpo della donna, dall’espressione facciale alle scarpe. Dunque, per Hammarberg proibirlo, come stanno facendo vari Stati europei, sarebbe incompatibile con la Convenzione europea dei diritti umani, e ciò gli risulta ben più insopportabile che non vedere un essere umano vilificato e annullato, e anche tormentato fisicamente quanto può esserlo una donna col burqa

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