Il fallito attentato dell’Addaura a Giovanni Falcone
Scritto il 08/05/10 alle 02:26:34 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Articoli e OpinioniChe cosa implicano a livello politico le nuove rivelazioni dei magistrati di Palermo e di Caltanisetta sul fallito attentato dell'addaura contro il giudice Giovanni Falcone avvenuto il 21 giugno 1989
Tre mesi fa i Magistrati di Palermo e di Caltanissetta ottenuta dal Ministro degli Interni Roberto Maroni la desecretazione di alcuni atti che riguardavano i Servizi Segreti ( e inparticolare le foto di alcuni agenti che operarono a Palermo nel 1992 in mod da richiedere unriconoscimento fotografico a Massimo Ciancimino) si erano impegnati a formulare nuove ipotesi accusatorie sulle strtagi del 1989 e del 1992 che tenessero conto anche del contributo dei Servizi Segreti ormai chiari a tutti in relazione a tre attentati avvenuti nel 1989 e nel 1992 in Sicilia e precisamente il fallito attentato dell’Addura contro Giovanni Falcone, l’attentato di Capaci, l’attentato di via D’Amelio.

Oggi essi hanno sciolto le loro riserve in ordine al fallito attentato dell’Addaura sostenenedo che in quell’attenato pezzi dello Stato attentarono alla vita di Giovanni Falcone, altri pezzi dello Stato invece lo difesero e gli salvarono la vita.

La Rete ci fa capire che il pezzo di Stato che voleva Falcone vivo era quello che faceva capo a Giulio Andreotti. L'attentato all'Addaura fu preceduto infatti da avvertimenti di delegittimazione e di morte (quali erano le lettere del corvo di Palermo). L'alto commissario per la lotta alla mafia di allora Domenico Sica, uomo di Andreotti, fece abilmente credere (per depistare) che riteneva responsabile delle lettere del corvo il giudice Alberto Di Pisa, che fece anche processare e contemporaneamnete fece infiltrare nel Sisde tramite Contrada, altro uomo di Andreotti, gli agenti Emanuele Piazza e Antonino Agostino.

Costoro evidentemente si offrirono di eseguire l'attentato contro Falcone che invece sabotarono. Questo comunque era in parte noto perchè era già scritto molto chiaramente nelle sentenze contro i mafiosi processati - ingiustamente - per i fatti dell’Addaura, per i quali ora si aprono prospettive di revisione del processo.

L'attentato quindi fu commissionato da alcuni dirigenti del Sisde ad agenti dello stesso Sisde, Piazza e Agostino i quali vennero così a conoscere verità inconfessabili e, non essendo della stessa corrente di chi li incaricava, furono assassinati e per le conoscenze acquisite e per il sabotaggio.

Sicuramente da allora i rapporti fra Contrada il quale aveva impedito l'agguato e l'altro o gli altri dirigenti del Sisde, che lo volevano, si incrinarono e questo spiga anche la sorte subita da Contrada.

Escluso Contrada, n. 3 del Sisde, uomo di Andreotti, n. 1 del Sisde di allora era di fatto Vincenzo Parisi (area Scalfaro-Mancino-Rognoni quindi Sinistra Democristiana) il quale si occultava dietro Riccardo Malpica che - in realtà - non contava nulla e n. 2 del Sisde era Michele Finocchi (area socialista e parente di Claudio Martelli, compagnop dela figlia Elisabetta Finocchi) entrambi con qualche aggancio segreto anche nell'area dell'estrema destra.

Nell'attentato dell'Addaura potrebero essere coinvolti anche i servizi segreti svizzeri, perchè il giudice Carla Del Ponte ebbe nell'occasione un comportamento molto equivoco. Ella infatti il giorno precedente l'attentato rifiutò l'invito di Falcone di rimanere all'Addaura per il bagno e per il pranzo e preferì invece visitare i monumenti di Palermo. La cosa strana è che la Del Ponte si guardò bene dall'invitare Falcone e la moglie (come sarebbe stato ovvio) alla gita e Falcone quindi fu lasciato solo nella villa dell'Addaura, in modo che l'attentato potesse coinvolgere solo lui.

L'indagine che Falcone e la Del Ponte in quel momento stavano conducendo insieme, riguardava il riciclaggio di forti somme di denaro di Cosa Nostra in Svizzera e se portata in profondità l'indagine avrebbe coinvolto numerosi esponenti di alto livello del governo svizzero. La Del Ponte invece era della teoria che bisognava "lasciare pulito il giardino di casa".

Carla Del Ponte poi rese una deposizione molto aggressiva contro Contrada nel processo a suo carico, fu quasi decisiva per la condanna, segno della sua inequivoca collaborazione all'attentato.

L’indagine dei giudici ha appurato che i candeloti non furono posti sugli scogli il 21 giungo come si pensava bensì il giorno prima il 20 giugno e questo conferma una volta di più che non si voleva attentare alla vita del giudice Del Ponte, prwsente nella villa il giorno 20, ma solo a quella del giudice Giovanni Falcone.

Una conferma di più che la dott.sa Carla Del Ponte, Magistrato svizzero, ingiustamente stimato, non si limitò a coprire a tutto spiano i canali di riciclaggio della finanza ticinese “per tenere pulito il giardino di casa” come diceva lei, ma partecipò attivamente anche alle attività del Sisde sia in occasione dell’attentato dell’Addaura che dopo.

Cosa Nostra quindi, nonostante le sentenze di condanna, con l’attentato dell’Addaura e con le lettere del Corvo non c’entra niente tanto è vero che Riina dipose un’indagine interna per sapere chi aveva assassinato l’agente Agostino Antonino e non ne seppe niente neppure lui

Che queste attività (lettere del corvo e fallito attentato all’Addaura) furono ideate, concepite ed eseguite esclusivamente dal Sisde è ormai cosa che trascende qualsiasi dubbio.

Il Sisde all’epoca era diretto formalmente da tal Riccardo Malpica ma – sempre dalle informazioni della Rete – si intuisce che sostanzialmente era diretto da Vincenzo Parisi, capo della polizia, lacchè fedelissimo prima del ministro degli interni Scalfaro e poi del ministro degli Interni Mancino, il primo già presidente della republica il secondo candidato alla presidenza della repubblica dopo il settennato di Scalfaro. Sicuramente l'attentato fu voluto dal filone democristiano del Sisde (Scalfaro Rognoni Mancino Parisi). Quello che si dovrebe accertare è quale fu l'atteggiamento del segmento socialista (Martelli-Finocchi). Il filone andreottiano (Andreotti-Contrada)era sicuramente contrario.

Le lettere del corvo, contenevano dei messaggi indirizzati a Cosa Nostra affinché anche l’organizzazione criminosa svolgesse attività criminale contro il giudice Giovanni Falcone

Il rifiuto ad attenatare alla vita di Falcone da parte di Cosa Nostra nel 1989 fu una delle ragioni che pose in conflitto con il Sisde questa organzzazione criminosa nel 1992.

Quanto alla fase dell’esecuzione del fallito attentato dell’Addaura vi è un collaboratore di giustizia, tale Francesco Elmo, il quale sostiene che fu proprio il prefetto Vincenzo Parisi in persona ad affidare l’incarico e a consegnare l’esplosivo agli agenti di polizia Antonino Agostino ed Emanuele Piazza i quali, tradendo la sua fiducia lo piazzarono sugli scogli dell’Addaura già disinnescato o lo disinnescarono dopo che era stato piazzato, perchè non esplodesse. E poi per questo motivo furono uccisi da Volto Sfregiato, il misterioso agente segreto fedelissimo dei dirigenti del Sisde e in particolare di Vincenzo Parisi.

Quindi Antonino Agostino ed Emanuele Piazza erano gli agenti che i capi del Sisde buono (Contrada) avevano fatto infiltrare nel Sisde deviato (Parisi)
, dopo aver dato a tutti l’idea che si erano convinti che le lettere del Corvo erano il frutto dell’invidia e dell’avversione che uno dei magistrati della Procura della Repubblica di Palermo il giudice Alberto Di Pisa nutriva nei confronti del collega Giovanni Falcone

Ora a livello politico si registrano le prime reazioni. Veltroni il qaule sembra caduto dalle nuvole si dice scandalizzato da queste nuove rivelazioni e chiede che della cosa si discuta nella prossima commisione antimafia.

All’epoca Veltroni faceva parte del PDS e il suo partito non è coinvolto. Quindi lui non ha motivo di preoccuparsi. Su Scalfaro si metta una buona volta una croce sopra e non se ne parli mai più di qeusto individuo ignobile. Le ipotetiche responsabilità di Parisi potrebbero richiamare responsabilità quanto meno politiche di Mancino, il quale è per lo meno colpevole di negligenza per non essersi mai accorto di avere al suo fianco un pazzo, un criminale, un assassino, un maniaco, uno stragista, ma la collocazione politica di Mancino oggi è indefinita.

Il suo amico di sempre De Mita è nell’UDC e il suo ultimo riferimento politico sembrava essere più il partito di Rutelli che non il PD. Si metta comunque fine a questa vergogna di Mancino vicepresidente del CSM. Basta! Potrebbero emergere responsabilità del n. 2 del Sisde di allora Michele Finocchi, il quale faceva chiaramente rfierimento a Claudio Marelli suo parente ma Martelli oggi non appartiene a nulla.

Per cui i politici lascino fare il suo corso alla giustizia perché almeno dopo diciotto anni in queste vicende entri qualche barlume di luce e di verità che rischiari un'aula giudiziaria e che questa luce non si irrdi soltanto all'interno della Rete.

Artemide

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