7 anni in carcere, innocente. Altro che processo giusto…
Scritto il 02/07/10 alle 09:57:30 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Giustizia e IngiustiziaVita compromessa, uomo annientato e costretto a ricominciare daccapo la propria esistenza: altro che processo giusto
«Vivo con la morte nel cuore perché in carcere c'è un giovane che sta pagando per un omicidio commesso da me. Fui io a uccidere Antonio Amato, quell'Ogaristi non c'entra niente». Sono state queste le parole del pentito Massimo Iovine, uomo di camorra.
 
Già, Alberto Ogaristi, di Casal di Principe, vittima dell’ennesima ingiusta detenzione e della cui storia si è occupata, nei giorni scorsi, Rosaria Capacchione sul Mattino di Napoli che ha descritto l’ennesimo errore giudiziario commesso dall’italica incertissima giustizia.

Sette anni, tre mesi e due settimane di tromenti giudiziari e poi Alberto Ogaristi è passato dalla condanna all’ergastolo per l'omicidio di Antonio Amato (uomo legato a una fazione dei Casalesi) al tinello di casa: per lui la Corte d’Appello di Firenze ha decretato la sospensione della carcerazione.
Ogaristi fu riconosciuto (si fa per dire) quale uno dei partecipanti all’omicidio di Amato, avvenuto il 18 febbraio del 2002. Il testimone sbagliò, forse anche in buonafede, ma per Ogaristi iniziarono i guai. Il testimone, tra l’altro, non fu sottoposto a confronto durante il processo perché nel frattempo era tornato nel suo paese di origine, l’Albania. Una circostanza che due mesi fa ha comportato la sanzione della Corte europea di giustizia all'Italia, condannata a pagare un risarcimento di 15.000 euro, per essere venuta meno alla regola del processo giusto. Già, il processo giusto…

Scrive Rosaria Capacchione: «Alberto Ogaristi fu arrestato l'8 marzo, due settimane dopo. Con lui anche Giovanni Letizia, uomo di provata fede al clan Bidognetti indicato come autore dell’omicidio, negli anni successivi passato nell'esercito di Giuseppe Setola, il killer delle stragi. Due anni dopo, l'8 marzo del 2004, la Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere mandò assolti i due imputati. Sentenza impugnata dalla Dda di Napoli, che il 3 novembre del 2005 ebbe parzialmente ragione dalla Corte di Assise di appello: Ogaristi fu condannato, Letizia assolto.

I collaboratori di giustizia poi diranno, tutti, che lui invece era colpevole: non potrà essere processato mai più. Sentenza confermata a luglio del 2007».
Dopo le ammissioni di Iovine, nell’aprile del 2008 fu il pm antimafia Raffaello Falcone, lo stesso che aveva sostenuto l'accusa in Corte di Assise, a chiedere la revisione del processo. Ma la Corte di appello di Roma, dopo qualche mese, aveva respinto la richiesta e pure la sospensione della carcerazione.
Conclude la Capacchione:«La Cassazione aveva censurato i giudici romani, il fascicolo era passato a Perugia. Niente da fare neppure lì. Alcuni mesi fa, la nuova decisione della Suprema Corte (V e VI sezione) e il passaggio a Firenze
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Poi la bella, e ormai inattesa, notizia. “È troppo presto per sapere come mi sento - dice ancora Ogaristi, con la moglie che lo abbraccia e lo bacia e i vicini che lo festeggiano - se provo odio o rancore. Ora voglio solo godermi la mia famiglia. Quando sono stato arrestato la mia bambina aveva un anno e mezzo, ora ne ha cinque e devo recuperare il tempo perduto. Il lavoro? Devo prima cercarlo. Poi si vedrà”». Vita compromessa, uomo annientato e costretto a ricominciare daccapo la propria esistenza: altro che processo giusto! Invece, quello ai veri assassini, mandanti ed esecutori, è iniziato il 15 gennaio scorso.

Gianluca Perricone   http://www.giustiziagiusta.info

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