La Cina censura l’anno del maiale: offende l’Islam |
| Scritto il 12/01/08 alle 13:24:32 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana |
La Cina censura l’anno del maiale: offende l’Islam da ladestra.info http://www.ladestra.info/?p=5910 Anche un Paese possente come la Cina s’inchina con ossequio all’Islam. Non per sincero rispetto verso la fede di Maometto, ma per accattivarsi ancora di più la simpatia dei Paesi musulmani che riforniscono di petrolio l’Impero di Mezzo. Come riportava ieri l’agenzia missionaria Asia News, la televisione di Stato cinese CCTV ha proibito la trasmissione di filmati raffiguranti maiali, animali ritenuti «impuri» dall’Islam. La direzione dell’emittente ha infatti inviato alle agenzie pubblicitarie questo dispaccio: «Poichè la Cina è un Paese multiculturale, per rispetto delle convinzioni religiose dei musulmani nel 2007 debbono essere evitate le immagini dei maiali». «Così ci è stato indicato - spiegano i dirigenti della CCTV - dai massimi livelli del governo, per proteggere l’armonia tra differenti religioni e gruppi etnici». A sollecitare il divieto è stato nientemeno che il Politburo del Partito Comunista Cinese. Il provvedimento giunge a pochi giorni dal Capodanno tradizionale cinese, secondo cui a partire dal 18 febbraio inizia l’Anno del Maiale. Come noto, in base al calendario lunare del Paese estremo-orientale, l’oroscopo contempla 12 diversi animali a cui a turno viene dedicato un anno. Per il 2007 tocca appunto al simpatico porcellino. L’anno del Maiale è considerato portatore di ricchezza e varie multinazionali avevano preparato degli spot pubblicitari con l’effigie del paffuto mammifero per promuovere i loro prodotti sullo sterminato mercato cinese. Ad esempio, la «Nestlè» stava per far trasmettere un cartone animato in cui un porcellino augura un «Felice Anno del Maiale». La «Coca Cola» aveva invece prodotto due spot, uno con un panda e un altro con un maialino. Inutile dire che solo il primo potrà essere diffuso. Ufficialmente le autorità di Pechino intendono promuovere l’armonica convivenza con le minoranze musulmane del Paese. In Cina sono 21 milioni i seguaci del Profeta. Di questi, 15 milioni sono i cosiddetti Hui, cioè cinesi etnici «Han» convertitisi all’Islam, il resto sono uiguri di stirpe turca, stanziati nella provincia dello Xinjiang. Cifre esigue rispetto alla popolazione del Paese, che tocca 1 miliardo e 300 milioni. Ciò ha fatto esultare Hue Engjie, direttore dell’Associazione delle minoranza di Shanghai: «Anche se noi islamici siamo meno del 2 per cento della popolazione cinese, questo bando mostra quanto il governo ci rispetta. È davvero commovente». La realtà è ben diversa, dato che il governo comunista vessa spesso la minoranza islamica. Da un lato gli Hui sono considerati cinesi di serie B in campo lavorativo, mentre per gli uiguri è sempre pronta l’accusa di terrorismo. Nel solo 2005 sono stati arrestati 18.227 uiguri per «minacce alla sicurezza nazionale», perchè protestavano contro l’immigrazione di cinesi nella loro terra. La settimana scorsa, il 9 febbraio, un esponente di tale minoranza, Ismail Semed, è stato inoltre giustiziato come presunto «separatista». Vietando l’innocuo maialino, il governo di Pechino vuole in realtà fare buon viso ai musulmani «che contano», ovvero a quelli che vendono il greggio alla Cina. Soprattutto all’integralista Arabia Saudita, che da sola fornisce ai cinesi 23 milioni di tonnellate di petrolio su un totale di 130 milioni importati ogni anno dal Paese asiatico, cioè quasi il 20 per cento. Per questo fiume di preziosa energia il regime comunista sacrifica volentieri tradizioni millenarie. |
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