Questo non è ISLAM, nè religione: è femminicidio
Scritto il 04/08/10 alle 12:42:23 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
ExtraumanitariSakineh fu condannata sulla base di una confessione che il suo avvocato Mohammad Mostafei denuncia essere stata estorta dopo una punizione di 99 frustate
In Iran una madre di 43 anni, Sakineh Mohammadi Ashtiani, è in carcere dal 2006 accusata di adulterio. Un vile e ipocrita tribunale islamico l’ha condannata alla pena di morte mediante lapidazione.
Sakineh fu condannata sulla base di una confessione che il suo avvocato Mohammad Mostafei denuncia essere stata estorta dopo una punizione di 99 frustate. È stata accusata di aver avuto rapporti con due uomini fuori dal matrimonio, ma suo marito era morto, e non è mai stato chiarito il tipo di rapporto avuto dalla donna
La pena di morte comminata con lapidazione è praticamente una tortura: la vittima deve essere sotterrata in modo da lasciar spuntare dal terreno solo la testa. Le pietre che le possono essere lanciate contro devono essere appuntite e taglienti, ma non talmente grandi da poterle infliggere immediatamente la morte.

ECCO LA SHARIA:
Una donna tradisce il marito. Il marito la denuncia al capo religioso. Il capo religioso, impugnando la legge coranica impone al magistrato di condannare a morte l’adultera. Il magistrato stila la sua sentenza: lapidazione.
Accade in molti paesi musulmani. È accaduto in Iran almeno sei volte negli ultimi due anni ma l’episodio più recente, che ha come vittima la quarantenne Sakineh Mohammadi Ashtiani, è assolutamente incomprensibile da noi abitanti nella parte civile del pianeta poiché Sakinek il marito non lo ha più, è morto e lei è vedova. Vedova e ciò nonostante adultera, secondo la legge. In carcere dal 2006 le è già stata comminata la pena preliminare della fustigazione, 99 bastonate, in attesa di essere sepolta fino al mento nel cortile del carcere e bersagliata con sassi dai secondini oppure da volontari che si offrono a compiere la bisogna sino all’ultimo respiro del bersaglio umano.
In soccorso di Sakineh si è mobilitata quasi intera la comunità internazionale (esclusi gli Stati islamici) che con appelli e petizioni ha messo in difficoltà il governo iraniano già per tanti versi tallonato dall’Onu e dall’Unione europea, costringendolo a sospendere la condanna «per ragioni umanitarie». Sospendere, non annullare. Amnesty International, che è la più attiva nel denunciare casi come questo, sostiene che Teheran gioca con le parole: Sakinek, sottratta alla lapidazione, potrebbe essere impiccata. Cambierebbe quindi soltanto il modo. Del resto non è cosa nuova che in Iran si commuti generosamente la pena della morte con i sassi e si passi al filo di ferro che taglia la gola (benchè i Guardiani della Rivoluzione sembra prediligano le impiccagioni con gru mobili: più rapide, più efficaci e più spettacolari).
Ai tempi dello Scià non si lapidava e la pena era il carcere. L’arrivo sulla scena dell’ayatollah Khomeini riportò l’imperio della sharia, la legge divina, e con essa la lapidazione (però soltanto alla donna: l’uomo adultero era ed è punito con la fustigazione, raramente ucciso a sassate). In seguito si ebbe una fase di ripensamento e le lapidazioni furono sospese. Per riprendere su larga scala con l’elezione di Ahmadinejad, fedelissimo dei mullah: oggi, l’Iran in questo esecrabile campo vanta il primato dei paesi musulmani.
Le pressioni internazionali non hanno messo definitivamente al sicuro la povera Sakineh. Dobbiamo vigilare, continuare a tener gli occhi aperti, accertarci che i mullah non riescano ad aggirare l’ostacolo e far morire la donna con un altro espediente pur di soddisfare l’esigenza imposta dal codice coranico. Un codice che anche altri paesi islamici come l’Egitto, il Marocco, la Giordania, sinora sostanzialmente retti da regimi laici, per emulazione o per ricatto finiranno per adottare: con tutte le conseguenze morali e politiche che potranno derivare.

L’avvocato Mohammad Mostafai, difensore della donna condannata alla lapidazione per adulterio in Iran, è fuggito per sottrarsi all’arresto; gli agenti che si erano recati a casa sua hanno però arrestato la moglie e il cognato. L’esecuzione della donna, Sakineh Mohammadi-Ashtiani, è stata intanto temporaneamente sospesa, e nei Paesi occidentali si moltiplicano le iniziative di governi e organizzazioni per i diritti umani per salvarle la vita.

http://caramella-fondente.blog.kataweb.it/2010/07/27/questo-non-e-islam-ne-religione-e-femminicidio/

Commenti a questo articolo:
 
 Sakinek
Scritto il 17/08/10 alle 15:20:55 GMT pubblicato da Mario
ritiriamo l'ambasciatore d'Ialia fino a che non sarà libera di andarsene con i figli in Brasile. L'Iran di oggi non è degno di un ambasciata.

 Questo non è ISLAM, nè religione: è femminicidio
Scritto il 22/08/10 alle 16:38:56 GMT pubblicato da ornella crescini
Questo non è ISLAM, nè religione: è femminicidio

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