Ecco spiegato il ''condono'' alla Mondadori
Scritto il 28/08/10 alle 10:50:41 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Articoli e OpinioniChi ha appreso la notizia dai giornaletti antiberlusconiani probabilmente è rimasto scandalizzato per l’ennesimo e presunto tentativo del Cavaliere di agevolare le sue aziende
In queste settimane si è parlato parecchio della cosiddetta legge ad aziendam, e cioè della legge che permetterebbe alla Mondadori, di proprietà berlusconiana, di chiudere un vecchio contenzioso con lo Stato italiano del valore di circa 350 milioni di euro, risalente al 1991, con il pagamento di una sanzione di “appena” 8,6 milioni di euro. Chi eventualmente ha appreso la notizia dai giornaletti antiberlusconiani probabilmente è rimasto scandalizzato, e sarà rimasto indignato per l’ennesimo e presunto tentativo del Cavaliere di agevolare le sue aziende. Eppure, ai più sfugge la logica del perché questo provvedimento esiste.

A leggere il fondo del 19 agosto di Giannini, su Repubblica, sembra che la questione sia un vero e proprio scempio delle leggi e del diritto, del libero mercato e delle norme morali. Peccato che lo stesso Giannini però non spiega in modo preciso la ratio della norma di legge. Egli non dice esattamente qual è la logica che ha seguito il nostro legislatore. Al giornalista di Repubblica interessa solo focalizzare l’attenzione del lettore sul sillogismo “legge mondadori” uguale “legge ad personam” uguale “legge ad aziendam”. E del resto è significativa la melodrammatica conclusione del suo pistolotto repubblicista: “È tutto agli atti. Una sola domanda: di fronte a un simile sfregio delle norme del diritto, un simile spregio dei principi del mercato e un simile spreco di denaro pubblico, ci si chiede come possano tacere le istituzioni, le forze politiche, le Confindustrie, gli organi di informazione. Possibile che “ad personam”, o “ad aziendam”, sia ormai diventata un’intera nazione?“.

Già, è tutto agli atti, mi verrebbe da rispondergli, e diritto per diritto, legge per legge, dovrei anche rispondergli che la legge in questione fa risparmiare un bel po’ di milioni di spese legali allo Stato italiano da una parte, e dall’altra gli fa incassare dei soldi che probabilmente non avrebbe neanche mai visto.
Ma andiamo con ordine. Premetto che nel 1992 la legge 545 ha soppresso la Commissione Tributaria Centrale con sede in Roma. Pertanto oggi, per i ricorsi tributari, esistono solo due gradi di giudizio più il ricorso in Cassazione per questioni di legittimità. Ebbene, la Mondadori, come molte altre migliaia di aziende, nel 1991, a seguito di alcuni accertamenti fiscali che le imposero il pagamento di 200 miliardi di lire di tasse “evase”, fece ricorso davanti ai giudici tributari, i quali, nei primi due gradi di giudizio, diedero ragione a Segrate: la Mondadori non deve nulla allo Stato. Anzi, visto che vinse i ricorsi, lo Stato venne condannato a dover pagare le relative spese del giudizio.

Una bella fregatura verrebbe da dire. Senonché l’Agenzia delle Entrate, nel 2008, sotto il governo berlusconiano, decide di tentare l’ultima carta: il ricorso in Cassazione per motivi di legittimità. Ora io vi risparmio le motivazioni del ricorso, fosse solo che spesso e volentieri questi ricorsi non finiscono mai bene per il ricorrente, soprattutto davanti a due vittorie consecutive della parte resistente. Ma tant’è che siccome il ricorrente nel caso Mondadori è lo Stato, i denari per il ricorso appartengono alla collettività, per cui ai vari dirigenti e funzionari Statali non frega nulla di spenderli, anche davanti a una probabile soccombenza.
Ecco dunque che arriviamo al presente e alla famigerata norma ad aziendam. Cosa fa precisamente il Governo Berlusconi? Semplice: constatando che esistono davanti alla Corte di Cassazione migliaia e migliaia di ricorsi tributari pendenti che rischiano non solo di ingolfare la giustizia di legittimità ma anche di esporre l’amministrazione pubblica a pericolose conferme dei giudizi precedentemente vinti dai cittadini accusati di evasione, decide di emanare una norma ben precisa: tu, cittadino italiano evasore o presunto tale, puoi liberarti del ricorso in Cassazione e del contenzioso, pagando il 5% del dovuto. Ma attenzione: potrai usufruire di questa agevolazione solo se hai vinto i due precedenti gradi di giudizio. Altrimenti, sei fuori dal “patto”. Una norma semplice, dunque. Cristallina nella ratio, visto che permette allo Stato di recuperare facilmente del denaro che difficilmente avrebbe potuto recuperare con due giudizi nei quali è risultato palesemente soccombente, risparmiandosi peraltro le probabili spese del giudizio di una terza soccombenza. La norma peraltro appare abbastanza equilibrata, riservando la facoltà di scelta solo a chi ha prevalso nei due giudizi di merito, e che per questo ha ottime chance di prevalere anche nel terzo giudizio.

Ora, chiamare questa legge ad aziendam, mi pare francamente ridicolo. Se davvero Berlusconi avesse voluto agevolare la Mondadori, sarebbe stato molto più semplice per lui, in qualità di capo del Governo, impartire una direttiva, anche tramite i vari funzionari ministeriali o il Ministro dell’Economia, di rinunziare al ricorso in Cassazione. Perché “sputtanarsi” con una norma che sicuramente l’avrebbe esposto – come lo ha esposto – al fango dell’informazione antiberlusconiana? Dalle parti di Repubblica, infatti, non attendono altro, e come volevasi dimostrare…

Ciò detto, mi chiedo poi che scrivono quelli di Ezio Mauro. Loro dovrebbero essere i primi a scongiurare la condanna di Mondadori per il pagamento di 350 milioni di euro, visto che un eventuale fallimento dell’azienda per insolvenza (350 milioni di euro non sono bruscolini), potrebbe impedire alla CIR di De Benedetti di incassare i suoi 700 milioni da Segrate. In verità, la mia impressione è sempre la stessa: ad alcuni non frega nulla se poi una grande e gloriosa azienda come la Mondadori crolla e mette sulla strada migliaia di dipendenti, se questo può servire ad annullare il “caimano”. Il che mi fa credere che la cosiddetta guerra di Segrate, in tutta onestà, non sia mai terminata.

http://www.iljester.it/ecco-spiegato-il-condono-alla-mondadori.html

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