LE COLPE DEI PADRI
Scritto il 11/09/10 alle 17:59:27 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Articoli e OpinioniLa triste storia di Rubina bimba rossa già nel nome
Forse ora, se potesse tornare indietro, il giudice Affronte non tornerebbe più a scegliere il nome Rubina per sua figlia. Non che vi sia alcunché di deterministico, ma privare la prole perfino della facoltà di festeggiare l’onomastico appare come un atto crudele.

Non voleva chiamarla come una santa già presente nel calendario, perché intendeva rinunciare alle radici cristiane, affrancandosi dal retaggio culturale della Chiesa che gli pareva opprimente? Beh, poi non si stupisca se, appena arrivata a Torino, va a finire dritta dritta fra gli anarchici del centro sociale Askatasuna o si mette a frequentare il Collettivo Universitario dell'Autonomia.

Se ai bambini, come misura di preventiva igiene sociale, fai evitare la parrocchia e l’oratorio, loro per non rimanere soli cercheranno altri luoghi di aggregazione. Non ce ne sono molti altri, ai tempi della posta elettronica e degli sms. Le sedi di partito non le frequenta più nessuno. Al massimo potranno organizzare un gruppo su Facebook, magari con degli altri mini-sovversivi come loro. Finché si tratta di realtà virtuale, tutto bene. Puoi giocare a Mafia Wars o a Camelot e non ammazzare nessuna persona vera. Poi però ti abitui a confondere la fantasia con i fatti. E ti capita di sostenere, come ha fatto Rubina, che «un fumogeno non ha mai ammazzato nessuno». Lo chieda ai carabinieri che si sono visti una scarpa e un giubbotto bucati dall’ordigno inoffensivo e le chiederebbero volentieri un risarcimento, visto che mercoledì, a Torino, non erano in divisa.

E meno male che, come tiene a sottolineare suo padre, privo anche del senso del ridicolo, «è stata educata al rispetto del prossimo, alla tolleranza, alla non violenza» Aggiunge anche che «da molti anni lavora in alcune associazioni di volontariato e si è sempre adoperata a favore del prossimo». Nessuno dubita che perfino le brigatiste siano convinte di agire per il bene e il progresso del mondo. La buona fede non si nega a nessuno.

C’è il sol dell’avvenire che sorge con la rossa primavera, e una che è scarlatta anche nel nome, e per giunta nel cognome porta un ulteriore germe di dialettica pronto a sbocciare in lotta di classe, fatica assai a sfuggire al proprio destino.

Non poteva certo chiamarla Scarlet. Troppi i riferimenti alla reazionaria Primula rossa della Baronessa d’Orczy. Ma che ne direbbe di Rossella? Certo, non si addice a una famiglia progressista e sessantottina essere confusa con i gentiluomini degli Stati confederati. Ma almeno la ragazza, come la figliola degli O’Hara, si sarebbe dilettata con Via col vento, invece che con i fiammiferi antivento.

Di Andrea Morigi - da Libero

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