MILANO - In alcuni rioni 6 immigrati ogni dieci residenti
Scritto il 17/09/10 alle 12:22:52 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Immigrazione«Sorpasso» a Figino e Rogoredo. Periferie opposte per geografia ma uguali per storia. Italiani in fuga, crollano i prezzi delle case

[...] Figino e il tratto di Rogoredo anche conosciuto come Triulzo Superiore tra le vie Fidenza e Marignano sono periferie opposte per geografia (nord-ovest e sud-est) e uguali per storia: aumentano gli immigrati. Secondo le statistiche del Piano di governo del territorio del Comune, sono il sessanta cento della popolazione. Di Figino (nel cui censimento sono entrati pure i nomadi del campo di via Novara, irrobustendo il numero degli stranieri), si è prima lodata l'accoglienza. A volte arrivano davvero tutti. Ieri pomeriggio all'una c'erano due prostitute in via Turbigo e nove viados in via Silla, dei viados qualcuno stava seduto su alti cuscini e sedie nei campi, qualcun altro si dimostrava abile lanciatore di scarpe in risposta alle domande non, diciamo, di lavoro. Dalle undici e mezza di sera tocca alle ragazze africane. Venti, trenta. Una si mette a due passi dalla chiesa.

Il centro di Figino è il bar Sahari: dietro il bancone, accanto ad antiche targhette pubblicitarie «Crodo», «Gelati Alemagna» e «Bitter Campari», lavorano un italiano e un egiziano, soci e amici. Nel quartiere non si segnalano problemi di convivenza. I problemi sono altri: un dosso dissuasore nel posto sbagliato, in via Anghileri, strada chiusa dove al massimo si andava a dieci all'ora. Poi ci sono il termovalorizzatore mai digerito e i servizi al minimo: mancano una banca, le poste, il supermercato. A Rogoredo no, a Rogoredo i negozi ci sono. Nel tratto che ci interessa, circa cento metri, non c'è interruzione, se ne contano una quindicina, e parlano comunque straniero. Il parrucchiere Emiliano fa sapere con una targhetta in vetrina che da lui c'è «taglio di capelli scolpitura a rasoio sistema parigino», mentre subito dopo c'è il club privé «monamour».

Ieri a Rogoredo i vigili davano la caccia a un gruppo di rom, fra gli sgomberati una mamma con due bimbi vagavano nei giardinetti e un residente italiano urlava «via via che chiamo la polizia». C'erano tanti nomadi anche nel palazzo desolante di via Rogoredo 113. Li han cacciati da un pezzo. È rimasta l'unica italiana, Teresa Caraffini, 85 anni. Sta scopando con impegno e concentrazione il cortile, in fragile equilibrio sulle gambettine: «Su giovanotto, da bravo, vada, mi faccia finire, se mio figlio mi vede pulire questo posto si arrabbia».

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