ricostruzione di E. Segre Amar dell'intervento di Wilders a Berlino
Scritto il 05/10/10 alle 16:12:25 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
IslamRené Stadtkewitz, fondatore del partito Freiheit, che ha ospitato a Berlino Geert Wilders

Nello scorso fine settimana, in una Berlino in festa per il ventennale della riunificazione della Germania, ma anche blindata come non mai per la ben nota paura di attentati (temuti in Germania, Francia ed Inghilterra), si è svolto il congresso che annuncia la nascita di un nuovo partito tedesco, "Die Freiheit" (la libertà). Il suo fondatore è il deputato della CDU René
Stadtkewitz, ex alleato di Angela Merkel dalla quale si è distaccato per non essere riuscito a convincerla del pericolo posto alla Germania dall'avanzata dell'islam.
E' necessario aspettare ancora qualche tempo prima di potersi esprimere sugli uomini di questo nuovo partito; l'esperienza del passato, anche relativamente recente, obbliga ad una grande cautela.

Ma certamente le parole di Wilders pronunciate al congresso devono trovare spazio in questa sede per capire fino in fondo le posizioni di questo giovane politico olandese, autore di Fitna. Va detto subito che le etichette di xenofobo, estremista, anche nazista che gli sono state affibbiate davvero non sono appropriate, né accettabili. Anzi, il persistere su tanti media di tali accuse anche dopo questo suo intervento, rappresenta l'ennesima prova della disonestà e della partigianeria di troppi professionisti dell'informazione.
Estrapoliamo dal suo discorso i principali argomenti trattati, lasciando, a chi fosse interessato, la lettura del testo integrale del discorso, qui <http://pvv.nl/index.php/component/content/article/36-geert-wilders/3587-speech-geert-wilders-berlijn-duits.html>  nella versione tedesca, pronunciata a Berlino, e qui <http://pvv.nl/index.php/component/content/article/36-geert-wilders/3586-speech-geert-wilders-berlijn.html>  nella versione inglese, entrambe pubblicate nel sito di Geert Wilders.

Il parlamentare olandese non ha voluto mancare a Berlino nonostante, nelle stesse ore, in Olanda il partito cristiano democratico fosse riunito per decidere se costituire un governo di minoranza appoggiato proprio dal PVV di Wilders (che ha deciso di restare fuori dal governo, assicurando un semplice appoggio esterno, al fine di preservare l'identità nazionale dell'Olanda ed assicurare un futuro migliore alle giovani generazioni).
Il problema, in Germania, sembra identico: Angela Merkel ritiene che l'islamizzazione della Germania sia inevitabile, e che le moschee saranno sempre più parte integrante delle città; ma non si deve accettare l'inaccettabile, sostiene Wilders, senza tentare di cambiare l'andamento delle cose, perché è dovere dei politici preservare le nazioni per i giovani.
Il problema è lo stesso in Olanda, in Svezia, in Danimarca ed ora anche in Germania e nel resto del mondo, ed è necessario stabilire un'alleanza internazionale per la libertà.
Wilders ha ricordato che l'indomani sarebbe stato il ventesimo anniversario dell'unificazione della Germania, che è la più grande democrazia che abbiamo in Europa, ed anche il motore della sua economia. E la prosperità ed il benessere della Germania sono fondamentali per l'Europa tutta.
Ma oggi l'identità nazionale, la sua democrazia e la sua prosperità sono in pericolo per l'ideologia politica dell'Islam. Se nel 1848, secondo Marx, lo spettro del comunismo si aggirava per l'Europa, oggi abbiamo un altro spettro: l'islam. E questo pericolo è, ancora una volta, politico: l'Islam non è solamente una religione, ma soprattutto un'ideologia politica.
Lo storico di Oxford J.M. Roberts ha scritto nel 1985: anche se si parla di religione islamica, si tratta più di un sistema di leggi che di idee teologiche. Lo stesso professor Vermeulen, già presidente dell'Unione europea di arabisti ed islamisti, sottolinea che l'Islam è prima di tutto un sistema di leggi più che una religione. Mark Alexander, scienziato politico americano, sostiene che uno dei nostri maggiori errori è considerare l'Islam una delle grandi religioni. L'islam è politico o non esiste, anche se mantiene una sua dimensione spirituale. E sarà così fino alla completa islamizzazione dell'Occidente.
Non si deve poi credere che questi siano solo i pensieri di chi si oppone all'Islam; Wilders ha ricordato Abul Ala Maududi, un influente pensatore pachistano del secolo scorso, che ha scritto che l'Islam non è solo un credo religioso, ma una ideologia rivoluzionaria, e che la jihad è la lotta rivoluzionaria necessaria per distruggere tutti gli stati ed i governi, ovunque nel mondo, che si oppongono all'ideologia ed al programma dell'Islam.
Non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te vale per tutti tranne che per gli islamici, ci ricorda Ali Sina, un apostata iraniano che vive in Canada. L'Islam, invece, che è un'ideologia politica, attrae soprattutto le persone che amano la violenza.
Se si esamina in modo spassionato l'origine dell'Islam, si vedrà che Maometto è stato, all'inizio, il conquistatore degli arabi, per unirli e conquistare il resto del mondo. "Ho ricevuto l'ordine di combattere tutti gli uomini finché non diranno che non hanno altro Dio che Allah". Lo dice, nei suoi ultimi versetti, Maometto: combatti gli uomini finché vi sarà dissenso e la religione non sarà tutta per Allah.
Secondo la mitologia, ci ricorda Wilders, Maometto fondò l'Islam alla Mecca dopo aver ricevuto la visita dell'arcangelo Gabriele, per la prima volta, nel 610. I primi 12 anni, quando l'Islam era solo una religione, non furono anni di successi. Nel 622 Maometto emigrò a Yathrib, un'oasi ebraica, con soltanto i suoi 650 seguaci. Lì fondò la prima moschea, assunse il potere politico, e divenne un leader militare e politico che conquistò l'Arabia. Yathrib fu denominata Medina, che significa città del Profeta; e il calendario islamico inizia proprio dal momento della migrazione a Medina, momento nel quale l'Islam divenne un movimento politico.
Dopo la morte di Maometto, seguendo il suo pensiero e le sue parole, venne sviluppata la sharia, un sistema di leggi che giustifica il governo repressivo del mondo per diritto divino, comprensivo delle regole del jihad  per il controllo totale di credenti e non credenti. La sharia è la legge dell'Arabia Saudita e dell'Iran, oltre che di altri stati islamici.
L'articolo 24 della Dichiarazione dei diritti umani dell'Organizzazione della conferenza islamica riunitasi al Cairo proclama che tutti i diritti e le libertà sono soggette alla sharia. E l'organizzazione è un'entità politica, non religiosa, che riunisce il più numeroso gruppo di stati presenti all'ONU.
Sotto le leggi della sharia i popoli, nelle terre conquistate, non hanno diritti legali, neppure quelli della vita e della proprietà, a meno che si convertano all'Islam.
Sia chiaro che parlo dell'Islam, e non degli islamici, ha ricordato Wilders. Ci sono molti islamici moderati, ma l'ideologia non è moderata ed ha ambizioni globali, da perseguire tramite la jihad. Non tutti seguono la sharia, ma coloro che la seguono sono pronti a tutto. Il professor Bernard Lewis, nel suo Comunismo ed Islam, ha fatto un chiaro parallelismo tra il fanatismo dei credenti e la visione comunista degli affari nel mondo. Per il pensatore scientifico Mark Alexander la natura dell'Islam differisce di poco, e solo nei dettagli, dalle ideologie totalitarie del nazional-socialismo e del comunismo. Si possono elencare questi tratti comuni, che Wilders ha ricordato:
- pulizia etnica di quanto viene considerato non desiderato
- un unico partito politico, e se nell'Islam se ne ammettono altri, tutti devono essere islamici
- il popolo va obbligato a seguire un cammino ben preciso
- si annulla la distinzione tra spazi privati e controllo pubblico
- il sistema educativo diventa un indottrinamento generale
- vengono fissate regole ben precise per l'arte, la letteratura, le scienze e la religione
- vengono sottomessi i popoli ai quali viene assegnato uno status di seconda classe
- viene creata una sorta di fanatismo; l'adeguamento viene ottenuto per mezzo della lotta e della dominazione
- sono spietati con gli avversari e considerano ogni propria concessione come un espediente temporaneo, mentre considerano segno di debolezza la disponibilità dei loro nemici
- considerano la politica come un'espressione di potere
- sono antisemiti
Vi è poi da rimarcare, ricorda ancora Wilders, l'apparente incapacità dell'Occidente di riconoscere il pericolo. Bisogna saper riconoscere la verità, anche se spiacevole. Non siamo più capaci di partire dalla realtà dei fatti, errore che continuiamo a ripetere.
Quale posto migliore, ha ricordato Wilders, di Berlino, per ricordare queste cose? Berlino, capitale dell'impero del male della Germania nazista e della cosiddetta Repubblica democratica per 40 anni.
Nel 1989, alla fine del comunismo, ha ricordato ancora Wilders, dissidenti come Solzenitsyn, Havel, Bukovsky ed altri ci hanno insegnato a convivere con la verità. La libertà richiede di essere sempre vigili; così è con la verità. Solzenitsyn ci ha detto che la verità sa essere dolce, ma è quasi sempre amara.
Oggi gli uomini politici di quasi tutti gli schieramenti favoriscono l'islamizzazione. Credono che l'Islam sia come la nostra cultura. A loro non interessa il dilemma: Islam o verità. Tutte le nostre dirigenze, università, chiese, sindacati, media, politici mettono in pericolo le nostre libertà conquistate con tanta fatica. Parlano di eguaglianza ma non vedono la diseguaglianza delle donne o degli infedeli.
Vogliamo ripetere il fatale errore della Repubblica di Weimar, si chiede Wilders? Noi non siamo come la Merkel, non accettiamo come inevitabile l'islamizzazione, vogliamo tenere in vita le nostre libertà. Lo dobbiamo pretendere nelle nostre elezioni democratiche, e per questo è nata la alleanza internazionale per le libertà.
Io, Wilders, lunedì mi dovrò presentare in tribunale in Olanda a causa delle mie opinioni sull'Islam, e per aver espresso queste opinioni in articoli e nel film Fitna. Io vivo sotto continua protezione della polizia perché estremisti islamici mi vogliono assassinare, e finisco in tribunale perché la dirigenza olandese mi vuole imporre il silenzio. Nel mio paese non esiste più la libertà totale, non abbiamo, come in America, il primo emendamento che permette la libertà di opinione. In Europa i singoli stati, ed anche l'Unione, sempre più impongono a tutti, cittadini e parlamentari, quanto deve essere detto. Non possiamo più sostenere che la nostra cultura è superiore ad altre; siamo indottrinati giorno dopo giorno, a scuola e dai media, e se una cultura è inferiore, quella è la nostra. Dobbiamo rispettare tutti tranne noi stessi. Per il Corano i non islamici sono dei Kafir, che significa rifiuto. Noi, in quanto infedeli, siamo dunque colpevoli.
Gli intellettuali delle nostre sinistre, aggiunge Wilders, sono ciechi di fronte ai pericoli dell'Islam. Il dissidente Bukovsky osserva che, dopo la caduta del comunismo, l'Occidente non si è guardato nel suo intimo; l'Occidente ha mancato di smascherare coloro che reggevano le fila del comunismo, preferendo una politica di distensione e di coesistenza pacifica. L'Islam è il comunismo di oggi: e come siamo stati ciechi col comunismo ieri, così lo siamo oggi con l'Islam. Gli argomenti di ieri sono gli stessi di oggi a favore della distensione e dell'appeasement, e sembra quasi che tutti siano convinti che il nostro nemico sia amante della pace quanto noi e che ci si possa incontrare a metà strada; ci tocca persino risentire i vecchi slogan sull'equivalenza morale: ieri l'imperialismo occidentale era malvagio quanto quello sovietico, oggi l'imperialismo occidentale è malvagio quanto il terrorismo islamico.
Wilders ha ricordato, a questo punto, quanto disse a Ground Zero: dobbiamo smetterla di biasimare l'Occidente. Smettiamola di dirci colpevoli. La nostra civiltà è la più liberale di tutte, ed è per questo che tanti immigranti giungono da noi. E poi non esiste una colpevolezza collettiva. Ogni individuo è responsabile per i propri atti.
A Berlino Wilders ha voluto ricordare che la attuale generazione di tedeschi non è colpevole di quanto è successo nel paese; non vi è un motivo per punire i tedeschi di oggi. Ma non vi è neppure un motivo per non lottare per la nostra identità. I tedeschi oggi hanno l'unica responsabilità di evitare gli errori del passato; devono stare coi compatrioti ebrei e con lo Stato di Israele. La Repubblica di Weimar ha rifiutato di lottare per la libertà, e questo fu catastrofico per la Germania, per il resto dell'Europa e per il mondo intero. Non ricadiamo nello stesso errore. Venti anni dopo la riunificazione sembra che la nuova generazione non si senta più colpevole di essere tedesca. Il recente dibattito su Thilo Sarrazin dimostra che la Germania sta venendo a patti con se stessa. Per Sarrazin la Germania si sta annullando, e chiede ai tedeschi di fermare tale processo. Oggi i tedeschi non hanno paura di essere fieri di se stessi. I tedeschi hanno diritto di essere quello che sono, senza confondersi coi francesi, gli olandesi, i turchi o gli americani. Quando il primo ministro turco Erdogan visitò la Germania nel 2008 invitò i turchi della Germania a restare turchi. Disse addirittura che l'assimilazione è un crimine contro l'umanità. Sarebbe andato bene parlare così ai turchi della Turchia, ma la Germania è la terra dei tedeschi, che hanno il pieno diritto di chiedere agli immigrati di rispettare l'identità tedesca.
L'islam si espande in due diversi modi, ricorda ancora Wilders; siccome non è solo una religione, la conversione è un fenomeno marginale. Storicamente si è allargato con la conquista militare o utilizzando l'arma dell'immigrazione. Maometto conquistò Medina con l'immigrazione. E l'immigrazione è quello che sperimentiamo oggi. Mentre l'islamizzazione
continua giorno dopo giorno, l'Occidente si trova senza strategie, dal momento che i nostri dirigenti preferiscono chiedere a noi di adattarci a loro invece di chiedere a loro di adattarsi a noi.
Vi è una lezione che dobbiamo imparare dall'America: gli americani sono fieri delle loro nazione e della loro bandiera. L'America è sempre stata una nazione di immigranti, e il presidente Roosevelt disse che gli immigranti dovevano giungere in America in pace e pronti ad assimilarsi, e che dovevano essere trattati come tutti gli altri.
Wilders non si sente di dire in che cosa consista l'identità tedesca; ma la cultura tedesca si basa sui valori giudaico cristiani, e su quelli umanistici. Una Germania piena di donne velate non sarebbe più la Germania di Goethe, Schiller e Heine, Bach e Mendelssohn. È importante che conserviate queste radici, altrimenti non potreste conservare la vostra identità, sarete cancellati come popolo e perderete la vostra libertà. Di conseguenza anche il resto dell'Europa perderebbe la sua libertà.

Quando Ronald Reagan giunse a Berlino 23 anni fa, ricorda Wilders, disse: signor Gorbachev, tirate giù quel muro! Reagan non cercava il compromesso, ma amava la libertà. Anche oggi dobbiamo tirare giù un muro: non un muro di cemento, bensì quel muro di negazione e oppressione  che è l'islam.
Se in Olanda gli elettori hanno premiato il nuovo partito PVV, ricorda Wilders, come hanno fatto in Danimarca ed in Svezia, è perchè sentono dire parole vere ed autentiche. Reagan ha dimostrato che, dicendo il vero, si può cambiare il senso della storia; non si deve disperare. Non fate solo il vostro compitino. Non abbiate paura. Dite la verità. Difendete la libertà.
Insieme, tutti insieme, potremo difendere la libertà.

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