PARADISI COMUNISTI donna costretta ad abortire all’ottavo mese
Scritto il 24/10/10 alle 14:21:03 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Cronaca e AttualitàE' stata costretta ad abortire da dodici ufficiali del Governo che si sono presentati a casa sua
“Dura lex, sed lex”: la legge è la legge, e in Cina non importa a che mese di gravidanza fosse arrivata la 36enne Xiao. Aveva infranto la norma che vieta alle famiglie di avere più di un figlio, e quando è rimasta incinta per la seconda volta, è stata costretta ad abortire da dodici ufficiali del Governo che si sono presentati a casa sua. Poco importa se la donna fosse già all’ottavo mese, o se prima di portarla in clinica gli ufficiali hanno pensato di picchiarla, forse per “impartire la lezione”.

A diffondere la notizia è stata la rete televisiva Al Jazeera, che ha infiammato le proteste dei numerosi esuli cinesi. Il caso si è verificato nella a Xiamen, sulla costa sudorientale della Cina. Il marito di Xiao, Luo Yanquan, lavoratore edile, ha raccontato i momenti terribili dell’irruzione dei dodici ufficiali governativi: «Le hanno piegato le braccia dietro la schiena, dopo di che l’hanno messa con le spalle al muro e hanno cominciato a prenderla a calci nello stomaco. Forse volevano già procurarle un aborto in casa». Poi, vedendo evidentemente che l’impresa era più ardua del previsto, l’hanno portata in ospedale dove i dottori le hanno somministrato un’iniezione letale per il feto.

Luo ha ricordato come un mese prima gli ufficiali avessero detto alla coppia che non era loro permesso avere un altro bambino, visto che avevano già una figlia. Ma al settimo mese di gravidanza cosa avrebbero potuto fare?

La legge sul figlio unico è in vigore in Cina dal 1980 ed impone alle amministrazioni locali di non superare delle “quote” di nuove nascite assegnate loro ogni anno, per frenare l’incremento di popolazione: in Cina attualmente c’è un surplus che conta più di un miliardo di persone. Il governo centrale in teoria non contente gli aborti forzati, che però sono frequenti – come gli infanticidi – soprattutto nelle zone più povere del Paese, dove chi prova a ribellarsi e a denunciare questo orrore, come l’attivista Chen Guangcheng, finisce in carcere. Secondo le denunce di Chen, oltre settemila donne erano state costrette ad abortire, alcune contro il parere dei medici. E la versione degli ufficiali è che Xiao e suo marito fossero d’accordo a praticare l’aborto. Un vero peccato che la coppia abbia smentito tutto: «La nostra figlia di 10 anni era contenta del fratellino in arrivo – racconta Luo Yanquan – ora non so proprio come spiegarle quel che è accaduto». E Xiao, sebbene distrutta dal dolore, per provare al mondo che aveva subito un aborto forzato, ha accettato di lasciar entrare dei fotografi in ospedale che l’hanno immortalata, dal collo in giù, con le braccia coperte di lividi dal pestaggio e la pancia ancora gonfia, che ospitava ormai un feto morto. «Ho tenuto dentro di me questo bambino, l’ho sentito muoversi nella mia pancia. Potete immaginare come mi sento» ha aggiunto con un filo di voce.

In Cina sono stimati tredici milioni di aborti ogni anno, molti dei quali imposti dalle autorità locali.

Coloro che possono permetterselo, possono pagare una multa di circa 28.000 euro ed avere ugualmente più di un figlio. Ma chi non ha né soldi né conoscenze rischia di ricevere il trattamento della famiglia di Xiao.

http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2010/10/22/AM3xzvAE-abortire_ottavo_costretta.shtml

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