Capodanno di paura in Iraq, cristiani chiusi in casa |
| Scritto il 31/12/10 alle 11:30:24 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana |
Gli attentati sono iniziati ieri in tarda serata e sono proseguiti fino all'alba Sono stati 14 gli attentati anti-cristiani registrati la notte scorsa nella capitale irachena. Secondo quanto ha reso noto il capo delle operazioni di sicurezza di Baghdad, il generale Qassem Atta, alla tv satellitare 'al-Arabiya', gli attacchi sono iniziati ieri in tarda serata e sono proseguiti fino all'alba di oggi. In particolare sono state prese di mira le abitazioni delle famiglie cristiane in diverse zone di Baghdad. L'unico attentato che ha provocato vittime è stato quello del quartiere di al-Ghadir. Il bilancio dei morti è fermo a due persone decedute, mentre sono sedici i feriti. I terroristi islamici hanno fatto esplodere dieci ordigni, mentre ci sono altre bombe che la polizia è riuscita a scoprire e a far detonare prima dell'esecuzione degli attentati. La serie di attacchi anti-cristiani è stata rivendicata dal cosiddetto 'Stato islamico iracheno', che ha anche rivendicato l'attentato del 31 ottobre contro la chiesa siro-cattolica di 'Nostra Signora della Salvezza' di al-Karrada, dove sono morti 44 fedeli, e che ha ordinato a tutti i cristiani iracheni di lasciare il paese. Quello che si apprestano a vivere i cristiani in Iraq è dunque un Capodanno di paura. Come è stato per Natale, celebrato in sordina e nelle case, anche i festeggiamenti per il nuovo anno avverranno perlopiù lontano dai tradizionali luoghi di culto per il timore di nuove stragi. Il ricordo dell'attentato del 31 ottobre frena qualsiasi iniziativa. ''E' come vivere in un campo di prigionia'', spiega Patrick Sookhdeo, direttore internazionale della Barnabas Fund, l'organizzazione caritatevole britannica che si occupa della tutela delle chiese perseguitate nel mondo. I cristiani in Iraq ''possono uscire da casa, ma senza sapere cosa potrà succedere loro. Possono essere uccisi o comunque attaccati. Questa paura sta tenendo i cristiani a casa''. Ma al di là dei festeggiamenti odierni, per quei cristiani che non sono riusciti a trasferirsi in Siria (dove da ottobre oltre 130 famiglie hanno trovato rifugio) o in Libano restano le difficoltà di affrontare il 2011 in un Iraq sempre meno sicuro. Migliaia di famiglie si sono trasferite nel Kurdistan iracheno, il cui governo regionale ha assicurato alla minoranza cristiana una maggiore protezione, ma restano aperti problemi legati all'occupazione per gli adulti e alla frequentazione delle scuole per i bambini. Ne conseguono difficoltà economiche, oltre che di emarginazione sociale. ''Non credo che possiamo dire di restare ai cristiani che rischiano di essere rapiti o uccisi'' in Iraq, ha detto Sookhdeo. ''Se credono che sia giusto andarsene, dobbiamo aiutarli. Allo stesso modo dobbiamo aiutare chi vuole restare'', ha aggiunto. In ogni caso, non ci sono dubbi che la condizione della minoranza cristiana sia in progressivo peggioramento. Quando Sookhdeo ha visitato la comunità cristiana nel 1999, questa era composta da un milione e 400mila persone e l'allora dittatore Saddam Hussein non esercitava alcun tipo di persecuzione nei loro confonti. Dall'invasione americana del 2003, invece, i cristiani che vivono in Iraq sono circa 300-400mila. Sono diversi i motivi per cui i cristiani sono finiti nel mirino degli estremisti. I militanti islamici, ad esempio, li considerano sostenitori o comunque vicini all'invasore occidentale. Inoltre, nel 2005 la legge della Sharia è stata sancita dalla Costituzione e il fatto che non sia condivisa dai cristiani rende questi ultimi cittadini di serie 'b'. ''La sicurezza dell'Iraq è attualmente a rischio - ha detto Sookhdeo - Il governo non riesce a controllare quello che sta accadendo. Le forze di polizia e di sicurezza non sono in grado di proteggere il proprio popolo''. adnk |
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