Fronteggiare l'Islam e liberarsi del petrolio
Scritto il 15/10/08 alle 18:28:41 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
IslamIntervista a Robert Spencer, a cura di Gianni Verdoliva




Presentiamo Robert Spencer, un neocon americano che ha raggiunto una notevole notorietà con i suoi libri (sette) e un sito estremamente combattivo aggiornato quotidianamente. Personaggio più che controverso e discutible, la sua campagna contro l’estremismo islamico non conosce sfumature. Fra i candidati alla presidenza non simpatizza né con Obama né con MacCain.


"Ti invito ad accettare la Bill of Rights ed a entrare nella fratellanza di Thomas Jefferson e James Madison. Il mio invito non riguarda la mia religione anche se lo estendo anche a quella, ma ad uno stato di diritto in cui le persone di fedi diverse possano vivere in pace, armonia e rispetto reciproco, a patto che nessun gruppo coltivi ambizioni di supremazia per sottomettere gli altri”.

Questa è stata la risposta di Robert Spencer, autore di sette libri sull’Islam, all’invito ad aderire all’Islam che gli era stato rivolto nel settembre del 2006 da Adam Gadahn, portavoce di al-Qaeda. Non poteva che essere altrimenti visto che Spencer si è ormai buttato a peso morto a combattere l’estremismo islamico.

Accusato di essere razzista ed islamofobo, Spencer cura il sito Internet Jihadwatch, il cui obbiettivo è documentare ed esporre tutte le attività, dalle più violente fino alle poco manifeste ma insidiose, degli islamisti. Una sorta di rassegna stampa quotidiana antislamica, con tanto di commento e di forum. Sicuramente non si può negare a Spencer di conoscere la materia. I versetti del Corano sono da lui snocciolati ed identificati con precisione certosina. Quello che colpisce è l’atteggiamento assolutista, condiviso da tanti altri neo-con statunitensi ma non solo. Spencer infatti divide il mondo in due parti: da una parte l’occidente e dall’altra il mondo islamico. Aderendo cosi’ alla visione manicheistica del mondo propugnata dagli islamisti. Ovviamente il posto dei buoni e dei cattivi cambia ma lo stile di pensiero improntato allo scontro “noi contro loro” rimane.

Colpisce inoltre il fastidio mostrato quando si prova a ricordare che, più spesso di quanto non si pensi, gli odiati islamisti fanno affari ed alleanze con gli odiati occidentali. Ad esempio per quanto riguarda il petrolio. Certamente Spencer e i suoi sostenitori possono desiderare l’indipendenza energetica ma a livello di azioni concrete in tal senso non si riscontra l’energia che invece tale tematica dovrebbe avere. A livello poltico, anche se questo è un appunto che si può fare più ai suoi sostenitori che a Spencer stesso, i politici democratici sono quasi sempre criticati in maniera feroce. Poco importa se invece abbiano mostrato coraggio e leadership in questioni delicate. Come è il caso della speaker della Camera dei rappresentati Nancy Pelosi che, nel suo ultimo viaggio in Medio Oriente, aveva chiesto a gran voce la liberazione dei soldati israeliani rapiti ed aveva indossato le loro targhette durante gli incontri con i diplomatici giordani e sauditi. E, ultimamente, durante il congresso di Hadassah, l’organizzazione delle donne ebree sioniste, ha ricordato a chiare lettere come il pericolo del nucleare iraniano non sia affatto da sottovalutare. Viene quasi il sospetto che la Pelosi non piaccia solo ed esclusivamente perché democratica e progressista.

In un altro caso Spencer dimostra la stessa incoerenza di cui accusa gli altri. Mettere sullo stesso piano il fatto che lui faccia alleanze con gruppi progressisti che sostengono l’aborto legale con l’alleanza fatta da gruppi cristiani con gli islamisti che uccidono gli apostati, le adultere, gli omosessuali, ecc., lascia francamente perplessi. Detto questo i contenuti del sito, specie quelli legati all’attualità, sono comunque degni di nota. Sicuramente è innegabile che molti politici occidentali si piegano alle richieste degli islamici. E che la campagna di violenza islamista non conosce tregua. Grazie anche, questo è davvero opportuno ricordarlo, ai proventi finanziari del petrolio.

L’intransigenza dell’autore rischia però di allontanare possibili simpatie, anche parziali. Le mie domande irriverenti sono state giudicate “ostili” nel corso dello scambio di mail che ha preceduto l’intervista. Inoltre il suo lavoro spesso assume davvero i contorni di un’ossessione e di una crociata nella sua monotematicità. Come se la povertà ed il riscaldamento globale fossero delle questioni insignificanti. O come se gli integralismi religiosi non islamici non esistessero. Infatti Spencer stesso riporta questa espressione tra virgolette nelle sue risposte e si mostra infastidito nei confronti di coloro che lottano contro tutti gli integralismi, senza fare sconti a nessuno. Fatte le dovute premesse Spencer è comunque un personaggio interessante ed il suo sito, sostenuto dalla David Horovitz Freedom Center, un’associazione conservatrice, merita certamente attenzione.

Nel sito che cura, lei racconta che la sua famiglia proviene dal mondo islamico e che da bambino è rimasto colpito dai racconti dei suoi nonni. Può dire qualcosa di più in merito?
I miei nonni erano esuli dall’Impero Ottomano. Erano soliti descrivere la loro vita lì in maniera appassionatamente positiva. Mia nonna parlava della bellezza della chiamata alla preghiera del muezzin quando la sentiva la mattina presto. Questi racconti mi hanno affascinato e hanno risvegliato in me la fame di conoscere di più quella parte del mondo.

Che impatto hanno avuto queste memorie della sua infanzia sul suo attuale lavoro?
Mi hanno portato a studiare la religione in generale e in ultimo allo studio dell’Islam.

Se può dirlo quale è la sua fede al momento attuale, se ne ha una?
Sono un cattolico Greco Melchita.

Ha mai pensato in passato che il problema della Jihad sarebbe diventato così importante? Ci sono stati in passato alcuni segni inquietanti che anche lei non aveva interpretato?
Nel 1979, durante la crisi degli ostaggi all’ambasciata Usa a Teheran, in Iran, ero all’Università. Questa è stata la prima indicazione dell’inizio del manifestarsi di forze politiche, come all’epoca avevo interpretato, che aveva contribuito all’esilio dei miei nonni, e che questo potesse avere qualcosa a che fare anche con la religione dominante del posto.
Mi è sembrato che il problema fosse molto grande e destinato ad aumentare. Ma all’epoca non avevo compreso l’ampiezza di questi “segni inquietanti” o di altri che sono accaduti in quegli anni.
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