Il miracolo della coop rossa: 140 milioni di debiti
Scritto il 06/02/11 alle 13:08:13 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Cronaca e AttualitàUn altro clamoroso crac nell’Emilia simbolo dell’efficienza democratica: la cooperativa edile Cmr di Argenta, che ereditò le commesse dell’impero di Donigaglia, è a un passo dalla bancarotta. E i 2500 creditori rischiano di non vedere un euro

Un altro clamoroso crac di una coop rossa. Succede ancora ad Argenta, lo stesso paesone lungo la strada delle vacanze tra Ferrara e Ravenna dove prosperava la Coop Costruttori di Giovanni Donigaglia. La Cmr (Cooperativa muratori riuniti) ha sede in una frazioncina distante 5 chilometri, Filo, dove negli anni ruggenti il Pci era giunto a raccogliere il 78 per cento dei voti. Per arrivare a Filo si attraversa una borgata chiamata Case Selvatiche. Mors tua, vita mea, dice il proverbio. Quando la Costruttori andò in bancarotta, Cmr ne ereditò gran parte dei lavori: anni prima, paradossalmente, proprio Donigaglia l’aveva salvata da una fase critica («per ordine del partito», ammise). Cmr divenne il nuovo fiore all’occhiello dell’edilizia targata Legacoop: con una cordata di coop rosse (la Cmc di Ravenna e la Ccc di Bologna) aveva vinto l’appalto per ricostruire la base Nato all’aeroporto Dal Molin di Vicenza.

Ma uno stesso destino attende i due colossi di Argenta. Il 14 ottobre 2010 l’assemblea della Cmr prende atto di un debito astronomico, 140 milioni di euro, e chiede al tribunale di Ferrara il concordato preventivo. È un modo per pilotare la crisi evitando il fallimento. Cmr ha 174 dipendenti nel settore edile: non molti, perché subappaltava gran parte delle commesse. Ha raccolto 2,4 milioni di euro come prestito sociale, la forma di investimento tipica delle cooperative che garantisce ai soci interessi maggiori di quelli bancari ma garanzie assai inferiori: il concordato propone di recuperare un quarto dei debiti, e quindi di restituire tra il 23 e il 26 per cento. Una miseria.

Tra Ravenna e Ferrara non c’è famiglia che non abbia affidato denaro a una delle prime (e all’apparenza più solide) coop edili d’Italia, magari con le rassicurazioni del mondo cooperativo che il crac della Costruttori non si sarebbe ripetuto. Milioni di risparmi in fumo. Centinaia di lavoratori sono in cassa integrazione o sull’orlo del licenziamento. Migliaia di piccole aziende artigiane rischiano la chiusura. È il microcosmo che gravita nella galassia dell’edilizia: muratori, idraulici, elettricisti, l’elenco sarebbe lunghissimo. Sono circa 2.500 i creditori di Cmr. Per loro si prospetta lo stesso dramma che colpì i creditori di Donigaglia (il processo per bancarotta e associazione a delinquere è in corso a Ferrara).

 Tutta gente che prova sulla pelle e nelle tasche quanto brucia lo slogan «la coop sei tu».
Sono passati soltanto cinque anni da quando Massimo D’Alema difendeva il sistema cooperativo emiliano come «una riserva di etica protestante». Il caso Cmr riapre gli interrogativi. Le coop hanno scopo mutualistico: che fine ha fatto, se i colossi delle costruzioni funzionano come cartelli per acquisire appalti da affidare a imprese minori? Chi tutela i creditori? Chi li informa correttamente, in un contesto blindato come quello che vige in Emilia Romagna? Perché fornitori e risparmiatori non sono stati avvertiti del progressivo dissesto della Cmr? Dov’era Legacoop, che ogni anno ne ha certificato i conti (dal bilancio Cmr 2009 risulta che Legacoop effettuò l’ultima revisione il 19 gennaio 2010)? I suoi vertici hanno promesso di affiancare Cmr, mentre fecero naufragare Coop Costruttori: perché non sono intervenuti prima per tutelare quanto resta del «buon nome» del sistema cooperativo? E come mai hanno tollerato la gestione «familiare» di Cmr, lasciando campo libero alla cricca di dirigenti il cui tracollo sarà pagato dai soliti noti, soci, lavoratori, creditori? [...]

il giornale

L'articolo e i commenti sono pubblicati sul sito: Una via per Oriana
La responsabilità dei commenti è dei rispettivi autori.