Gheddafi dittatore e la ''diplomazia delle cannoniere''
Scritto il 21/03/11 alle 21:38:52 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Cronaca e AttualitàDubbi sulle pressioni «franco-britanniche» che hanno determinato la decisione di intervento militare da parte dell'Onu. Sospetti sull'idealità dell'oggi con la memoria di ieri

di Amedeo Ricucci
Premesso che a nessun sincero democratico può piacere Gheddafi che altro non è, e non era, se non un bieco e volgare dittatore, anche quando con lui noi italiani facevamo affari. Non si può non riflettere sulla decisione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ha autorizzato l'intervento armato su iniziativa franco-britannica. Sembra di essere tornati alla diplomazia delle cannoniere, quella praticata da Londra e Parigi ai tempi degli imperi coloniali, nel XIX secolo, quando la forza delle armi era lo strumento preferito dalle grandi potenze per regolare in fretta le controversie internazionali.

Per nostra memoria. Così nacque ad esempio la prima guerra anglo-afghana, nel 1839: agli inglesi serviva insediare a Kabul un sovrano amico, che facesse i loro interessi, e così misero a disposizione del khan prescelto un corpo di spedizione di 30mila uomini, che occupò militarmente il Paese. Non è molto diversa la situazione di oggi in Libia. Da un lato, infatti, gli interessi occidentali in Libia sono così ingenti e sfacciati da rendere sospetto a priori qualsiasi intervento. E dall’altro le presunte ragioni umanitarie che francesi, inglesi e (purtroppo) anche italiani adducono per giustificare la loro ingerenza sono in gran parte smentite dai fatti. Perché non c’è stato finora nessun “massacro di civili” in Libia e non c’è nessuna “rivolta di popolo” in corso.

Partita tribale tra Ciraneica e Tripolitania. Piuttosto, c’è stata la sollevazione di una regione, la Cirenaica, che vuole liberarsi dal giogo di Gheddafi, con la conseguente e improvvisa rottura della pax tribale che il dittatore libico era riuscito ad imporre. E se schierarsi con i “ribelli” di Bendasi è lecito, forse anche sacrosanto, non si capisce perché non ci si schieri anche con chi manifesta nelle stesse ore in Bahrein oppure in Yemen - pagando anche lì con il sangue - o perché nessuno abbia mai proposto un intervento occidentale in Tibet o in Cecenia. A meno che non si voglia rispolverare il vecchio Kissinger; il quale diceva di Pinochet: «Sì, è un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana».

Vecchi amici ingombranti per cavalcare il futuro. La verità infatti è che le potenze occidentali vogliono approfittare del vento nuovo che pare soffiare sull’altra sponda del Mediterraneo per sbarazzarsi una volta per tutte di Gheddafi, che è scomodo e non controllabile. E per farlo sono disposte a tutto, anche a barare. Si bara sulle informazioni che arrivano da Tripoli e Bengasi, soffiando sul fuoco invece che provare a spegnerlo; si bara sui proclami interventisti, ammantati dei migliori propositi anche se impraticabili; e si bara infine su una guerra, a cui tutti si preparano ma di cui nessuno è in grado di prevedere gli sviluppi. Col rischio che dopo sia peggio di prima.

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