L'errore: tollerare l'intollerabile |
| Scritto il 26/03/11 alle 13:41:44 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana |
"Non ho paura di dire la verità sul multiculturalismo e sull'islam". Intervista con Geert Wilders di Roberto Santoro Lei sostiene da tempo il fallimento della società multiculturale. Perché? Multiculturalismo è un termine che ha molti significati ma viene comunemente usato per riferirsi a una specifica ideologia politica che promuove l’idea secondo cui tutte le culture sono uguali. E se tutte le culture sono uguali ne consegue che lo Stato non dovrebbe dare centralità ad alcun valore culturale specifico. In altri termini: secondo i multiculturalisti lo Stato non dovrebbe promuovere alcuna leitkultur – o cultura guida – cioè a dire quella cultura che gli immigrati dovrebbero accettare se intendono venire da noi e vivere insieme. Si tratta di una ideologia, il relativismo culturale, che la cancelliera tedesca Angela Merkel ha recentemente messo in discussione quando ha affermato che il multiculturalismo è stato un “fallimento assoluto ”. La Merkel ha realizzato – finalmente! – un dato che molta gente comune, come i nostri elettori, ormai aveva capito da anni. I cittadini comuni sanno cos’è il multiculturalismo: immigrati che non accettano i nostri valori, autorizzati a mantenere i propri anche se possono entrare in conflitto con quelli del Paese che li ospita. Il risultato paradossale è che li accogliamo e dobbiamo piegarci ai loro costumi. E' accaduto questo nei centri storici delle nostre città. Il multiculturalismo ci ha indeboliti a tal punto da spingerci a tollerare l’intolleranza. E ora l’intolleranza ha prevalso. Cosa non ha funzionato nelle politiche dei paesi europei quando si parla di immigrazione e integrazione? Lo scorso mese il presidente francese Nicolas Sarkozy ha detto: “Siamo stati troppo attenti all’identità dei migranti e non abbastanza a quella del Paese che li stava accogliendo”. Un coro rafforzato dal primo ministro britannico David Cameron: “Abbiamo accettato l’indebolimento della nostra identità collettiva”. Biasimo questi politici a cui è servito così tanto tempo – troppo – per accorgersi di quanto stava accadendo. Hanno tradito i ceti popolari e i “colletti blu” che sono diventati le vittime delle politiche multiculturali. Un’indagine condotta nei Paesi Bassi nel 1988 mostrava che quasi tre olandesi su quattro volevano una restrizione dei flussi migratori, e ciononostante alla maggioranza degli immigrati è stato permesso di entrare in Olanda proprio a partire da quella data. Nel frattempo, un terzo dei nativi olandesi ha lasciato i quartieri dove generalmente vivevano i ceti popolari e la classe lavoratrice, mentre le fasce della popolazione immigrata diventavano predominanti imponendo la propria cultura su quella locale. Ce l’ho con i politici di cui parlavo prima anche perché, nonostante tutto, continuano a sostenere il dogma del multiculturalismo, un dogma uguale a quello che vuole l’Islam religione di pace. Cameron, tanto per fare un esempio, se la prende con “l’estremismo islamico” che crea problemi in Gran Bretagna, ma rifiuta di vedere che l’islam è un problema in sé, perché un islam moderato semplicemente non esiste. Questa settimana un prestigioso istituto di sondaggi dei Paesi Bassi ha rivelato che il 50% degli olandesi ritiene che l’islam e la democrazia siano incompatibili, mentre il 42% invece pensa il contrario. Addirittura due terzi degli elettori del partito liberale e del partito cristiano-democratico sono convinti che l’islam e la democrazia non siano compatibili. Perché ha lasciato il partito liberale e cosa l’ha spinta a creare un nuovo movimento politico? Ho lasciato il partito nel 2004 per diverse ragioni ma l’ultima e la più importante è stato il dibattito sull’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Mi opponevo a questa eventualità ma il VVD decise che l’avrebbe sostenuta. Per me si trattava di una scelta inaccettabile ed è per questo che sono uscito dal partito, perché non volevo tradire i miei elettori. Tutti le maggiori formazioni politiche in Olanda sostengono l’adesione della Turchia nell’Unione europea, benché la maggioranza degli olandesi sia contraria. Io sto dalla parte delle persone. Lasciai il VVD, dunque, e a quel punto mi trovai da solo in mare aperto. Decisi di fondare il "Partito per la libertà". Nel 2006 vincemmo 9 seggi sui 150 della Camera dei Rappresentanti olandese. Nel 2010, ne abbiamo vinti ben 24. Siamo il partito che cresce di più nel panorama politico olandese. Non abbiamo paura di dire la verità sul multiculturalismo e sull’islam e difendiamo le libertà tradizionali e i valori del popolo olandese. Quant’è importante la libertà di parola per salvaguardare i valori della civiltà occidentale? La libertà di parola è il più importante dei nostri diritti civili. Essere liberi di parlare definisce le nostre società moderne in quanto tali. Senza diritto di parola non può esserci democrazia, non può esserci libertà. Come disse una volta George Orwell: “Se la libertà ha un significato è certamente quello di avere il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire”. Ripeto spesso le parole incise sopra la lapide del politico olandese anti-islamico Pyn Fortuyn, che riposa qui in Italia: “loquendi libertatum custodiamus”, custodiamo la libertà di parola. E’ nostro dovere difenderla. [...] http://www.loccidentale.it/node/103827 |
La responsabilità dei commenti è dei rispettivi autori. |