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Scritto il 22/01/08 alle 14:46:13 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana |
![]() ![]() Rosia Montana è una città mineraria dai tempi dei romani, estrae oro e altri metalli e la vita non è mai stata facile, la salute la sicurezza e l’ambiente raramente sono state delle priorità e decenni di regime comunista hanno lasciato montagne di detriti che ancora scaricano tossine chimiche nei ruscelli. Al crollo di Ceausescu le miniere statali come Rosia hanno continuato con enormi perdite. Nel 2006 la maggior parte è stata chiusa. Migliaia di lavoratori hanno perso il posto, villaggi finiti in miseria, famiglie ridotte a campare di miseri sussidi, mangiando funghi e lamponi e spaccando strutture in cemento abbandonate con il martello per venderne l’acciaio. Poche famiglie possiedono un’auto, l’acqua corrente in casa è quasi sconosciuta, quando nevica le strade non asfaltate diventano pericolose, la malnutrizione e la malattia sono cosa comune. Vedendo un’opportunità di guadagno con operazioni socialmente utili, la ditta di Toronto Gabriel Resources si è offerta di riaprire le miniere con standard occidentali. Avrebbe creato migliaia di posti di lavoro diretti e indotti nella zona, avrebbe ripulito l’ambiente, costruito case moderne e un museo, protetto e restaurato le antiche chiese e iniettato $2,5 miliardi nell’economia rumena. La regione ne avrebbe avuto strade migliori, internet senza fili, acqua potabile, scuole e cliniche moderne e decine di nuove aziende – e tutte sarebbero rimaste a lungo dopo la chiusura delle miniere. Quasi subito è insorto il movimento globale anti-miniere, indignato di fronte a questo progetto. Finanziati dalla Open Society Foundation di George Soros, dalla fondazione familiare del magnate delle assicurazioni Richard Goldman, di San Francisco e da altri, gli attivisti hanno allestito un gruppo in loco dal nome Alburnus Maior, hanno fatto venire organizzatori e agit-prop dal Belgio e dalla Svizzera, hanno reclutato celebrità rosso-verdi come Vanessa Redgrave (verdi all’esterno e rossi all’interno, come i cocomeri), e hanno lanciato una campagna intensiva di menzogne e delegittimazione per fermare il progetto e mantenere impoverita l’area. Secondo la perversa tradizione descritta nel 1984 di Orwell, la loro campagna velenosa è stata presentata ai media e dai media riportata come vitale per assicurare la protezione ambientale e l’etica aziendale, la trasparenza e la responsabilità. Con l’inizio dell’inverno 2007 e l’avvicinarsi della stagione festiva gli sforzi degli agitatori sembra abbiano cominciato a dare risultati. Il ministro dell’ambiente rumeno Atilla Korodi ha sospeso le ulteriori valutazioni dello studio ambientale di Rosia Montana. Un tribunale locale ha annullato il permesso urbanistico che era stato concesso. E il parlamento della Romania stava studiando una legge che avrebbe reso illegale l’uso del cianuro nella lavorazione del minerale – nonostante il sistema moderno a circuito chiuso inventato dalla ditta Gabriel e una delibera dell’UE che ammette specificamente l’uso del cianuro come alternativa preferita agli acidi tossici che si usavano una volta nelle miniere d’oro. I residenti, i consulenti legali e i rappresentanti dell’azienda insistono che queste azioni non hanno alcuna giustificazione nei fatti o nella legge. Ma per adesso il progetto è bloccato. Centinaia di lavoratori sono stati licenziati. Migliaia di altri lavoratori sono consapevoli che le proprie prospettive di impiego stanno scemando. Ma la Brigata Soros-Goldman è festosa e piena di allegria. Ha appena mandato la cartolina di Natale a uno dei popoli più poveri d’Europa. Tanti auguri di congelare al buio. “Ci ridono in faccia mentre noi piangiamo. Sono felici della nostra disperazione,” dice con amarezza Marinela Bar. “I cosiddetti ecologisti si preoccupano solo di se stessi, non della comunità locale,” ha aggiunto Calin Cioara. “Loro la gente la deridono.” “Non abbiamo parole per esprimere il nostro disappunto. L’azienda era la nostra unica possibilità di sviluppo. Adesso siamo disperati, “ dice piano Daniel Pacurar, riflettendo la tristezza che è entrata nella vallata, nonostante la determinazione della Gabriel di continuare a cercare i permessi necessari e andare avanti. “Trascorreremo insieme le vacanze al centro comunitario,” dice Miorita Botariu. “Canteremo le canzoni di Natale e rideremo insieme, forse per l’ultima volta. Con quel progetto avremmo potuto essere una comunità unita e felice. Adesso perderemo i nostri amici, i nostri vicini di casa, i nostri parenti, perché tutti cercheranno una vita migliore – altrove.” [….] “Si muore di freddo” rabbrividisce Mircea Silaghi. “Non ci sono trasporti pubblici. Le nostre stufe a legna ci impediscono a malapena di congelare. Viviamo solo poco meglio che nel Medio Evo.” A volte la neve è talmente alta e le strade talmente ostruite, dice Tamira Danciu, “che non si riesce ad andare da nessuna parte. Quando il vento soffia forte va via l’elettricità.” Gli attivisti anti-miniera ripetono, “Rosia Montana è bella come nelle favole. Sarà così per chi viene in visita per qualche giorno, poi ritorna alla civiltà,” continua. Ma non guardano le miniere inquinate, non usano l’acqua dai ruscelli inquinati, non devono sopportare la privazione e i rigidi inverni. “Attualmente abbiamo circa 1000 lei ($400) al mese per noi e i nostri quattro bambini,” dice Sorinela Croitoru. “Ma cosa faremo a Pasqua? A quell’epoca il lavoro non ci sarà più, il denaro sarà finito. Siamo disperati.” Siamo in questa situazione “a causa degli ungheresi e dei nostri politici rumeni,” dice la signora Botariu con rabbia. “Ci hanno preso tutto. Ci hanno portato via la speranza.” Soros, Korodi e il senatore rumeno Peter Eckstein-Kovacs (coautore della legge no-cianuro) sono tutti ungheresi di etnia e, a quanto pare, anche di filiazione. Una camionata di attivisti anti-progetto ungheresi hanno ditto ai residenti l’estate scorsa che considerano questa sezione rumena della Transylvania come facente parte dell’Ungheria. […] Piuttosto che vedere il rendimento delle miniere andare a Bucarest invece che a Budapest (o a George Soros), preferiscono che la regione finisca nella rovina totale. Comunque la si guardi, l’opposizione non è certo motivate da preoccupazioni etiche, per l’ambiente o per la gente. Altri danno a se stessi la colpa di non aver combattuto abbastanza duramente contro questi ricchi eco-imperialisti privi di scrupoli. “Non abbiamo combattuto abbastanza per mantenere qui il progetto,” dice il dott. Andrei Jurca, il dentista e il medico del villaggio. Ritiene intollerabile che Rosia Montana rimanga “sotto scacco” di un ministro che è diventato un “dittatore ambientale”. Quando il governo ha tenuto dibattiti pubblici a Bucarest per discutere il progetto, rimarca, ai residenti “non è stato permesso neppure di parlare”. […] “La gente dell’Alburnus Maior non ci ha aiutato per niente,” sottolinea Ilie Botariu. “Non ci hanno offerto lavoro e non hanno dato alcun beneficio. E quando finiscono di protestare faranno le valigie e se ne andranno da un’altra parte a fermare un altro progetto. E’ l’unica cosa che fanno.” Aggiunge Sebastian Hanesh: “Oggi siamo minatory. Domani andremo a funghi, grazie ad Alburnus e Soros. I parlamentari dovrebbero dimettersi perché non ci rappresentano e non si battono per i nostri diritti.” La Romania ha 300.000 minatori disoccupati. Non può permettersi di chiudere questa industria con malconsigliati divieti di usare le tecnologie moderne – o dire a investitori che non sono graditi. [….] l’UE, l’ONU, gli USA e il Canada devono insistere su un minimo di etica da queste ONG attiviste…. Paul Driessen is senior policy advisor for the Congress of Racial Equality and author of Eco-Imperialism: Green Power, Black Death. pdriessen@cox.net http://www.Eco-Imperialism.com |
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