Gli spari del padre alla pugile per non farla più combattere
Scritto il 05/04/11 alle 16:17:10 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
IslamPadre di famiglia arabo ossessionato dall'idea di tenere sotto controllo la figlia adottiva

Rola, 26 anni, nata in Libano, stava per salire sul ring per conquistare il suo terzo titolo mondiale
BERLINO - Un cocktail che alla fine è esploso: manager di pugilato narcisista, pieno di sé, bellimbusto; e allo stesso tempo padre di famiglia arabo ossessionato dall'idea di tenere sotto controllo la figlia adottiva che l'ha da poco mandato al diavolo. Rola El-Halabi se l'è trovato davanti, all'improvviso, questo ircocervo che conosceva bene, venerdì notte, mentre si stava scaldando, guantoni già calzati, per salire sul ring e conquistare il titolo di campionessa mondiale dei pesi piuma, pugilato femminile. Il risultato di quella visita a sorpresa è stato confermato ieri: Rola, 26 anni, non potrà più combattere. Presunzione e superstizione l'hanno messa al tappeto.

[...] Alle 11 di sera, dieci minuti prima di dovere salire sul ring, spari nel corridoio (due guardie ferite) e la porta che si spalanca: sulla soglia, il patrigno ed ex manager.

La giovane pugile viene portata in ospedale in ambulanza dopo essere stata ferita dal padre (Ap)
La giovane pugile viene portata in ospedale in ambulanza dopo essere stata ferita dal padre (Ap)
«Papà è entrato con la pistola - ha poi raccontato Rola al quotidiano Bild -.

Ha obbligato gli altri a uscire dalla stanza e si è chiuso dentro con me. Immediatamente mi ha sparato nella mano destra da tre metri di distanza. Bruciava come l'inferno. Ho iniziato a urlare ma lui ha continuato a sparare, prima al mio piede sinistro, sono caduta e mi sono fatta male a un ginocchio». Il padre gridava: «Hai rovinato la mia vita», la figlia cercava di calmarlo. Niente da fare. «Mentre ero rovesciata a terra - continua il racconto della ragazza - ha mirato al ginocchio e poi all'altro piede. Ogni colpo era come un pugno. Dalle scarpe usciva sempre più sangue. Ero stordita».

Colpi mirati per mandare in rovina una carriera, una vendetta per la ragazza che non aveva seguito i suoi ordini, l'aveva abbandonato, frequentava un uomo. Finito di sparare, Roy prendeva il telefono, componeva un numero e «ecco, l'ho fatto, per favore perdono», diceva. Mentre la polizia lo portava via si girava e chiedeva scusa anche alla figlia adottiva. Lei, al momento, preferisce odiarlo. [...]

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