La volontà del paziente non va rispettata sempre?
Scritto il 09/04/11 alle 13:53:25 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Giustizia e IngiustiziaLa scelta di Eluana
La sentenza della Cassazione che, nel prosciogliere per avvenuta prescrizione i medici dell’ospedale San Giovanni di Roma ma senza poterli assolvere nel merito, afferma che non è possibile per un professionista operare una malata terminale inequivocabilmente destinata alla morte, senza nessuna possibilità di recupero e persino se è stata lei a chiederlo, costituisce una novità giurisprudenziale di indubbio valore.

Nel silenzio della legge, è la giustizia ordinaria che fa del suo meglio per coprire, indirizzare, dare un senso a tante situazioni che senza le pronunce della massima giurisdizione sarebbero affidate al caso, all’arbitrio, alle scelte dei dottori che di volta in volta si troverebbero a dover prendere decisioni delicate in un campo minato, sempre temendo che qualcuno, un giorno, possa denunciarli e mandarli in galera.

Da un punto di vista strettamente formale infatti, il comportamento dei medici del San Giovanni regge ad un primo esame: hanno fatto firmare il consenso informato alla signora che chiedeva di essere operata, segno che la hanno prontamente avvertita della pericolosità del cammino che stava intraprendendo. Eppure, nonostante il suo consenso, la Cassazione ieri ha detto che bisognava fermarsi un passo prima. Che l’accanimento terapeutico non è mai una buona idea, che il medico avrebbe dovuto dire: “Signora, non si sforzi, purtroppo non c’è niente da fare”. Ed è la seconda volta che il giudice mostra il massimo rispetto del diritto naturale, se così lo si vuol chiamare, o in ogni caso di questa accezione del concetto; della serena accettazione che l’uomo può fino ad un certo punto. L’altro precedente che bisogna richiamare è quello di Eluana Englaro.

Che diranno, oggi, i tanti grandi accusatori di chi ha rispettato la volontà della paziente, in quel caso? Che la Corte ha fatto bene a condannare, perchè la volontà del paziente non va rispettata sempre? Ma così questi affermerebbero ciò che ha detto oggi la Corte, e cioè che il paziente va lasciato morire, a volte: proprio ciò che gli ultras del sondino non vogliono accettare. O diranno che la Corte ha fatto male a condannare, perchè i medici, nonostante tutto, hanno provato a tenere una persona in vita un minuto di più?

I due casi differiscono per molti aspetti. Eppure alla base, c’è la natura. E la comprensione che davanti alla morte semplicemente si prende atto. Eluana aveva scelto: se mi troverò mai in quella situazione, lasciate che la natura faccia il suo corso. E chi legifera oggi sul testamento biologico, è proprio questo che vuole impedire; ma la Corte di Cassazione, ieri, ha di nuovo indicato la strada: quando l’ora è giunta, ed è inequivocabile che lo è, non solo si deve poter scegliere ciò che ha scelto Eluana, ma il medico deve anche saperci indirizzare, con calma e comprensione, verso quell’approdo. A qualcuno questa tendenza potrà non piacere, e a quelli diciamo: serve una buona legge, e serve presto. Altrimenti, sarà il giudice a parlare. Di nuovo e, crediamo, presto.

giornalettismo.com

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