Quello ''sgombero'' sussidiario che aiuta i rom a tornare a casa |
Scritto il 25/05/11 alle 16:04:43 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana |
“Piano Maroni”, prevede l'erogazione di contributi variabili da 10 a 15mila euro per ogni nucleo familiare, a fronte di un impegno della famiglia a sottoscrivere un preciso percorso di reinserimento Oggi si cambia e il “metodo Triboniano” ha tutte le caratteristiche per diventare esempio più grande della semplice chiusura di un’area off limits. La formula è semplice: prima delle ruspe vengono le persone. Cioè: pugno duro per chi delinque, ma opportunità e aiuti per chi intende rifarsi una vita. Magari tornando, baracche e roulottes nel Paese d’origine. Ecco perché una ong come Avsi (attiva in 40 Paesi con 2.000 addetti e 4 milioni di assistiti) che opera abitualmente nel Terzo Mondo c’entra anche con i nomadi di Milano. Quarantasei famiglie rom sono tornate in Romania proprio grazie a un progetto di rimpatrio volontario realizzato dall’Avsi. Insomma, smantellare da una parte per ricostruire dall’altra: il modello è questo. Vediamolo nei dettagli. Il piano, finanziato nell'ambito del cosiddetto “Piano Maroni”, prevede l'erogazione di contributi variabili da 10 a 15mila euro per ogni nucleo familiare, a fronte di un impegno della famiglia a sottoscrivere un preciso percorso di reinserimento. I bambini vengono iscritti a scuola, il capofamiglia si impegna a seguire corsi di formazione professionale, se necessario. Avsi, infatti, in collaborazione con il partner locale “Fundatia dezvoltarea popoarelor”, aiuta i rom rimpatriati in Romania a cercare un lavoro. In cambio, la famiglia che sceglie l'opzione del rimpatrio volontario, riceve i soldi necessari a pagarsi il viaggio di ritorno, un contributo per costruire o restaurare casa, e un versamento mensile di 150-200 euro al mese (per un periodo limitato, 12-18 mesi) per far fronte alle prime spese. Tutto il percorso viene elaborato di concerto con gli altri soggetti coinvolti (la Casa della Carità, il Comune di Milano) e viene seguito da un mediatore culturale romeno che fa da sponda fra i due Paesi. Le famiglie provengono da 15 località delle province di Olt, Dolj e Gorj, nella regione Sud-Ovest Oltenia della Romania, situata a 200-300 km da Bucarest. “Dobbiamo essere ben coscienti”, dice Alberto Piatti, segretario generale di Avsi, “che i risultati positivi sono stati ottenuti grazie a un modello di sussidiarietà che ha valorizzato i corpi intermedi, ovvero le realtà che operano sul territorio e che hanno come interesse il bene della persona, e non tanto l’affermazione di una ideologia dell’integrazione”. Miracolo a Milano? Vabbè, non esageriamo. Meglio un più modesto: prove tecniche di sussidiarietà. Straordinaria, visti gli effetti. ilsussidiario.net |
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