Scuola: Partito Democratico, tornato comunista |
| Scritto il 15/11/08 alle 19:32:57 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana |
Qualsiasi proposta vale zero se elaborata da destra "L'elemento di maggior spesa pubblica per studente della scuola italiana è il rapporto insegnante/studente"(.) che in Italia ha un valore del 20% superiore alla media UE.(.)Una diminuzione di un punto(.)determinerebbe una riduzione di circa 70 mila unità nel fabbisogno insegnanti.(.). Esistono pressioni irragionevoli di territori che ricercano nella scuola non una buona istruzione per i figli ma l'assorbimento assistenziale di posti di lavoro(.). L'Italia, in termini di studenti, ha una spesa pubblica che eccede di ben il 24% la media Ocse(.). La lezione è semplice: i peggiori risultati italiani non si associano a minore spesa; anzi questa è maggiore che altrove; esiste dunque un evidente problema di allocazione delle risorse finanziarie, e comunque di bassa produttività(.)". Firmato Gelmini? No: Fioroni e Padoa-Schioppa, dal Quaderno Bianco sulla Scuola, appena un anno fa. E allora? Di che stiamo parlando? La verità è che qualsiasi proposta vale zero - ed anzi va additata al pubblico ludibrio - se elaborata da destra, mentre diviene oro colato quando a farsene vessillifera è la sinistra. Si chiama infingardaggine, doppiezza, impostura. In una parola, ipocrisia. Storia vecchia. Del resto, vi siete mai chiesti dove mandano a scuola i loro pargoli Rutelli, Melandri, Santoro, N. Moretti, tanto per citare un po' d'intellighentia dalla fronte spaziosa (a volte, come diceva Fortebraccio "inutilmente spaziosa")? Ve lo diciamo noi: Chateaubriand, Ambritt, Kennedy, De Merode, San Giuseppe. Non nell'ordine. Trattasi di istituti privati tra i più esclusivi dello Stivale, autentico paradiso per quei radical-chic che strepitano in difesa della scuola pubblica, ma a costi stellari infilano i loro frugoletti in istituti da cui i clamori contro la "Gelmini boia" sono lontani quasi come D'Alema da Veltroni. Siamo davvero stufi di questa fuga dall'onestà intellettuale da parte della pletora di progressisti trombati alle urne che, cristallizzati sulle proprie rendite di posizione, orientano le muggenti minoranze a difesa solo dei privilegi (chissà come) acquisiti in ogni ambito del consorzio civile, scuola in primis. Manifestazioni scomposte deplorate pure dal Presidente Napolitano, che al riguardo ha affermato, testuale, "non si può dire sempre e soltanto 'no'". E persino da Umberto Eco, cui l'epocale taglio della barba deve aver conferito un guizzo di lucidità, consentendogli di scrivere: "cari studenti (polli, n.d.a.), state facendo una battagli solo per i baroni". Grembiulini a parte, vogliamo dunque parlarne? Pietro Ichino, deputato del Pd e docente alla Statale di Milano, nel mettere per primo il dito sulla piaga affermò che "Una cupola regola i concorsi universitari per le cattedre di diritto del lavoro. Solo chi si sottomette alle regole della cooptazione può vincere". Ma pure Achille Serra, ex commissario anticorruzione e ora anch'egli parlamentare Pd, confermò che la situazione di "parentopoli" nelle università italiane è gravissima, parlando di una vera "cupola" di "baroni" che regolerebbe cattedre e concorsi in modo che "a vincere sia sempre il candidato della facoltà universitaria che ha bandito il concorso ed è sostenuto dal professore della cattedra, componente la commissione". Dulcis in fundo - ma per la sinistra, in cauda venenum - ecco Mario Pirani, storico columnist di Repubblica, scrivere di "proteiforme nebulosa protestataria" dagli "slogan inconsistenti", aggiungendo che "Veltroni ha preferito la deriva populista di facile presa ma di scarse prospettive ribadendo un no preclusivo a tutti i tagli e proponendo un discutibilissimo referendum anti-Gelmini, peraltro improponibile in materia finanziaria, contro un decreto che nel suo impianto globale si muoveva lungo il solco della correzione di rotta già intrapresa da Fioroni e Bastico, ministro e vieceministro del governo Prodi, per riportare un minimo d'ordine e serietà negli studi." C'è altro da aggiungere a questo smantellamento della sinistra operato da sinistra? Davvero la questione scuola è materia troppo delicata per lasciarla in mano a gauche caviar e studenti. Ma soprattutto ai professori. Cattivi maestri la cui magna pars incarna da sempre l'azionariato ideologico di quella che, con i suoi 1.350.000 dipendenti, è la più grande azienda - meglio, il più grande ufficio di collocamento 'per grazie ricevute' (nell'urna) - del pianeta. Ciò perché il vulnus di una formazione dei docenti ancora ammorbata dall'antico, ma inestirpabile virus tardo-sessantottino, è sempre dolorosamente aperto. Torna dunque in mente la rivoluzionaria - questa sì - proposta lanciata ben quarant'anni fa dall'insigne economista statunitense Milton Friedman e ripresa in un saggio ormai trentennale dall'ex ministro Martino, secondo cui "le risorse, invece che alle scuole, andrebbero indirizzate agli studenti sotto forma di buono non negoziabile, da usare presso la scuola di propria scelta, che si finanzierebbe in questo modo; gli stipendi degli insegnanti verrebbero pagati con tali risorse ed i docenti assunti in base ai loro meriti (niente concorsi), mentre l'unico obbligo imposto dallo Stato sarebbe l'indicazione degli insegnamenti da impartire. Le scuole migliori attirerebbero studenti, prosperando; gli insegnanti più preparati e motivati godrebbero di compensi più alti. Finché, invece, l'obiettivo delle scuole resta quello di elargire titoli a valore legale e i docenti sono inamovibili e pagati tutti allo stesso modo, avremo solo un meccanismo di assistenzialismo per insegnanti, anche se incapaci, burocrati, inutili e politicanti." Concetti ripresi oggi pure dal filosofo-sindaco veneziano piddì, Cacciari, nella sua battaglia contro il valore legale dei titoli di studio. Ma recanti soprattutto l'imprinting, 12 febbraio 1950, rivista Illustrazione Italiana, di Don Luigi Sturzo, secondo il quale "Ogni scuola, quale che sia l'ente che la mantenga, deve poter conferire i suoi diplomi non in nome della repubblica, ma in nome della propria autorità; sia la scoletta elementare di Pachino o di Tradate, sia l'università di Padova o di Bologna, il titolo vale la scuola. Se una tale scuola ha una fama riconosciuta(.)il suo diploma sarà ricercato; se invece è una delle tante, il suo diploma sarà uno dei tanti." Che Milton Friedman, premio Nobel per l'economia nel 1976, e Don Luigi Sturzo, antifascista e fondatore del Partito Popolare Italiano (e finanche Cacciari, Pirani, Eco, Serra, ecc.), fossero pure loro a libro paga della triade Berlusconi-Tremonti-Gelmini? Battuta goliardica o leggenda metropolitana, forse aveva ragione quel professore di fisica che, inaugurando l'anno accademico, si rivolse agli studenti dicendo: "Ragazzi, cogli-ioni cominciate, cogli-ioni finirete." http://www.giorgiocolomba.it |
La responsabilità dei commenti è dei rispettivi autori. |