I nuovi mostri dei comitati azzannano la sinistra
Scritto il 15/06/11 alle 14:46:21 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
PoliticaQuando crei dei mostri poi te li tieni

È successo lunedì sera al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a Rai3 dove un giovane dei movimento referendari, Luca Faenzi, gli ha detto, a brutto muso, che: primo, non aveva vinto lui ma loro (i movimenti), secondo, che tra lui (Bersani) e tutti gli altri (politici) non c’era alcuna differenza essendo tutti corrotti e lontani dai bisogni dei cittadini. La conduttrice, Bianca Berlinguer, gli ha tolto a quel punto la voce se no chissà cosa avrebbe detto ancora. Comunque, l'essenziale era detto. Via le mani dal piatto. Cosa vuol dire tutto ciò?
Prima di tutto che bisogna stare attenti a carezzare la tigre perché a volte si gira e morde. Non puoi fare il furbo perché ci lasci le penne, non puoi all’ultimo momento mostrarti suo amico perché se non ti mangia lo fa per pigrizia.

 Così è per la società civile di cui si riempiono la bocca i politici ogni momento. Ai referendum hanno votato persone che di solito non votano: sono anch’esse parte della società civile. Ma appunto per quello non vogliono essere catalogate sotto nessuna sigla. Bersani ha giocato col fuoco volendolo orientare su Berlusconi e sul centrodestra che ha perso ma ieri sera c’è stato un ritorno di fiamma e si è strinato il Pier Luigi.

Non bisogna confondere il popolo delle elezioni con il popolo dei referendum. Sono realtà diverse. Il popolo dei referendum non è un popolo permanente perché mentre è molto interessato a questioni concrete (o apparentemente tali) è meno interessato - quando non affatto - a questioni politiche in senso stretto come le elezioni. Alla scelta di programmi, contenuti, facce, preferisce quesiti concreti cui poter dare risposte concrete. Con una dose di qualunquismo non indifferente. Difficile per Bersani avere a che fare con questo popolo perché il segretario del Pd vuole proporsi come forza di governo e con i referendum, con la mentalità referendaria, non si governa neanche un giorno. Più facile per Di Pietro e Vendola che intanto raccattano voti, crescono nel consenso, poi si vedrà.

Quello che è successo lunedì sera a Linea notte descrive bene i problemi del centrosinistra. Anzi il problema di fondo che si trascina dall’ultimo governo Prodi e che non è stato ancora risolto. Il Pd per essere credibile deve presentarsi moderato e riformista. Poi, per vincere, deve allearsi e prendere i voti anche da coloro che la pensano come il giovane referendario di lunedì sera. Deve essere stata durissima per Bersani sentirsi dire che è uno come tutti gli altri. Durante tutta la campagna elettorale ha ripetuto in modo ossessivo, rivolgendosi a Grillo e grillini, ma non solo, che lui e il Pd non sono uguali a tutti gli altri.

Freschi di vittoria ai referendum, che per Bersani dovrebbe essere sufficiente per mandare a casa Berlusconi e la sua coalizione, si è sentito dire da chi ha vinto veramente quello che non avrebbe mai voluto. L’euforia dei vincitori non può mascherare questo problema enorme, e di fondo, che ha il Pd.

il giornale

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