STAFFETTA DI DONNE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Scritto il 30/11/08 alle 12:58:57 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
ComunicatiTesto a cura dell’UDI – Unione Donne In Italia da leggere a Niscemi e in ogni luogo gemellato nella giornata del 25 NOVEMBRE 2008

Ieri Lorena. E Hiina Salem. Oggi Aisha.
Legate da un unico segno, che ha deciso la loro morte.
Aisha stuprata, Aisha che chiede giustizia, Aisha che non vuole mentire, Aisha che per
questo – e non perché adultera - viene lapidata.
Ecco che all’improvviso le tante parole che abbiamo detto sul femminicidio oggi ci
sembrano troppe. O troppo poche. Chiediamo aiuto ad Adrienne Rich. Con parole che lei
ha scritto più di 30 anni fa. Lorena, Hina e Aisha non erano ancora nate.
Ma come Lorena, Hina e Aisha tante donne erano già state tolte a se stesse.


“… Se noi riusciremo , con le nostre parole, a rompere silenzi storici, liberando
noi stesse dai nostri problemi, questo sarà già un nuovo modo di agire.
*
In che modo ascoltiamo? Come possiamo aiutare un’altra donna a rompere il
suo silenzio?
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La vecchia, maschile, idea di onore. La “parola” di un uomo – ad altri uomini –
è garanzia sufficiente.
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L’onore maschile ha qualcosa a che fare con l’uccisione.
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L’onore maschile come qualcosa che bisogna vendicare: da cui, il duello.
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L’onore delle donne, in ogni modo, qualcos’altro: la verginità, la castità, la
fedeltà al marito. L’onestà nelle donne non ha mai avuto molto peso.
*
E siamo state premiate per aver mentito.
*
La sincerità non è mai stata importante per una donna, a patto che si
mantenesse fisicamente fedele ad un uomo, oppure casta.
*
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Per noi era naturale mentire con i nostri corpi: decolorando o tingendo,
stirando o arricciando i nostri capelli; strappando le sopracciglia, rasando le
ascelle, imbottendoci in dati luoghi, o imprigionandoci in corsetti, camminando
a passi brevi, mettendo lo smalto alle unghie delle mani e dei piedi, indossando
indumenti che esaltano la nostra debolezza. “
Perpetuando le mutilazioni dei genitali femminili e ogni perversa deformazione
del corpo.
*
“Ci è stato chiesto di mentire in diversi modi, a seconda delle occasioni e di ciò
che gli uomini volevano sentire.
*
Ci hanno negato la verità dei nostri corpi, alterandola.
Siamo state tenute nell’ignoranza delle nostre zone più segrete.
*
La menzogna del “matrimonio felice”, la vita domestica – siamo state complici,
abbiamo recitato la parte di una vita ben spesa, fino al giorno in cui siamo
andate in tribunale a testimoniare stupri, violenze fisiche, crudeltà psichiche,
umiliazioni pubbliche e private.
*
Contro di noi, il reato di falsa testimonianza.
*
E dunque dobbiamo considerare seriamente la questione della sincerità tra
donne, della sincerità verso le donne.
*
Nella lotta per la vita, mentiamo. Ai capi, ai carcerieri, alla polizia, agli uomini
che hanno potere su di noi, che legalmente possiedono noi e i nostri figli, agli
amanti che hanno bisogno di noi come prova della propria virilità.
*
Noi comunque abbiamo verso noi stesse un obbligo: di non indebolire il
reciproco senso della realtà per amor di convenienza, di non fare vittime di noi
stesse.
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Le donne che sono rimaste fedeli alla verità della propria esperienza, hanno
spesso rischiato la pazzia.
*
Il nostro futuro risiede nel nostro equilibrio individuale.
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Il semplice fatto di dividere un’oppressione non costituisce un mondo comune.
*
Il femminismo inizia con la consapevolezza di essere donna, ma non si
esaurisce in essa. Non termina neppure con lo scoprire le ragioni della propria
rabbia, o della volontà di cambiar vita, di riprendere a studiare, di rompere un
matrimonio (sebbene, in ogni singola vita, tali decisioni possano essere di
grande importanza e richiedere un grande coraggio).
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Ci vuole più del nostro talento individuale e della nostra intelligenza per
procedere, con gli atti e col pensiero, nel mondo comune degli uomini e nelle
professioni.
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Siamo state invitate a separare il “personale” (la nostra intera esistenza di
donne) dal “colto” o “professionale”.
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Lavorando fianco a fianco, tessendo con pazienza le nostre reti anche dentro le
istituzioni patriarcali, noi donne possiamo mettere a confronto i problemi dei
rapporti con le madri che ci hanno generato, con le sorelle costrette a dividere
con noi il mondo, con le figlie che amiamo e temiamo.
*
Possiamo anche sfidarci, o ispirarci a vicenda, gettare luce sulle zone oscure,
accompagnare e incoraggiare il doloroso formarsi delle nostre intuizioni.
*
In primo luogo dobbiamo prenderci sul serio.
*
(Dobbiamo) riconoscere le fondamentali responsabilità che ogni donna ha
verso di sé, senza le quali rimarremmo sempre l’Altra, la definita, l’oggetto, la
vittima.
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(Dobbiamo) essere convinte (…) del valore e del significato dell’esperienza,
delle tradizioni e delle intuizioni femminili. Considerandoci per quello che
siamo, non più come dei ragazzi, né come esseri neutri, o androgini, ma come
donne.
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Se esiste un concetto errato è proprio quello “dell’istruzione” mista: coltivare la
convinzione che uomini e donne stiano ricevendo lo stesso tipo di istruzione,
solo per il fatto che siedono nelle stesse aule, ascoltano le stesse lezioni,
leggono gli stessi testi ed eseguono identici esperimenti di laboratorio.
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Uomini e donne non ricevono un’educazione uguale per il semplice fatto che
appena fuori dalle aule, le donne vengono considerate prede, non esseri
sovrani.
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Più subdolo e frequente dello stupro è l’abuso verbale che colpisce
quotidianamente le donne.
*
Infine, lo stupro della mente. La maggior parte delle giovani donne prova una
profonda umiliazione quando si trova ad essere oggetto di seduzione da parte
di uomini che hanno il potere di dare voti, di raccomandare e dare accesso alle
scuole superiori, o di offrire una cultura e una preparazione specialistiche.
*
Questi atteggiamenti, anche se respinti, non sono altro che stupri mentali, e
tendono a distruggere l’ego di una donna. Sono atti di dominio, altrettanto
spregevoli quanto le molestie di un padre verso una figlia.
*
La capacità di pensare autonomamente, di assumersi rischi intellettuali, di
imporsi culturalmente è inscindibile dal nostro modo fisico di stare al mondo,
dal nostro senso di integrità personale.
*
Guardate una classe: osservate le mille differenze dei visi delle donne, le loro
posizioni, e le loro espressioni. Ascoltate le voci delle donne. Ascoltate i silenzi,
le domande non formulate, i vuoti. Ascoltate le piccole voci che spesso
coraggiosamente tentano di prendere la parola, voci di donne cui è stato
insegnato nell’infanzia che i toni decisi, di sfida, di rabbia o di arroganza sono
poco armonici e non femminili.
*
Guardate la faccia di chi sta zitta e di quella che parla.
*
Ascoltate una donna che sta cercando un linguaggio adatto per esprimere i
propri pensieri, una donna cosciente che il proprio linguaggio non può essere
quello strutturato dal discorso accademico, e quindi tenta di adattare il suo
pensiero ad una dimensione di discorso non previsto (in quanto non sta bene
che una donna parli in pubblico) o che legge i suoi appunti ad una velocità
supersonica, mangiandosi le parole e sacrificando così il proprio lavoro a un
pregiudizio: Non merito di polarizzare tempo e spazio su di me.
*
Non è facile pensare femminilmente in un mondo maschile, nel mondo della
competizione.
*
Pensare come donne (…) significa ricordare che ogni intelletto abita in un
corpo; significa conservare la responsabilità dei corpi femminili in cui viviamo;
e la verifica costante delle ipotesi con le esperienze vissute.
*
Significa una costante critica del linguaggio.
*
E significa la cosa forse più difficile di tutte: cercare nell’arte e nella
letteratura, nelle scienze sociali e in ogni descrizione che ci è stata offerta del
mondo, i silenzi, le assenze, l’inesprimibile, il taciuto, il non catalogato, perché
è lì che troveremo la vera cultura delle donne.
*
Rompendo quei silenzi, chiamandoci per nome, scoprendo le realtà nascoste,
incominceremo a tracciare i contorni di una realtà che risuonerà per noi, che
sarà testimone del nostro essere: vale a dire, iniziare ad assumerci il peso
delle nostre esistenze.”

Da Women and Honor: Some Notes on Lying (Donne e onore: brevi note sul mentire) di
Adrienne Rich, 1975

http://www.udinazionale.org

Commenti a questo articolo:
 
 Testo inaUDIto...
Scritto il 30/11/08 alle 14:06:59 GMT pubblicato da marinella
E' pazzia? E' razzismo? O cos'altro può essere, aiutatemia a capire...
Per queste donne il tempo si è fermato agli anni 70'? Come è possibibile oggi sostenere ciò? Lo sanno che che siamo in Italia, in Europa, in Occidente e non in Afghanistan o comunque in paesi islamici, dove avrebbe un senso? E' vero che da noi ancora esiste una preponderanza maschile, un parte imposta in parte gentilmente accettata, ma da qui a sostenere quello che questo testo dice ce ne passa...
Ancora una volta l'associazione, Una via per Oriana, - se ne avesse mai avuto bisogno - con l'adesione alla Staffetta contro la violenza sulle donne organizzata dall'UDI, ha dimostrato di essere libera da qualunque pregiudizio.
In una sola parola il testo è inUDIto,
ci manca solo lo slogan del "dito" poi è completo.

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