Islamofobia e Libertà d'espressione |
| Scritto il 07/12/08 alle 10:02:08 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana |
LE NAZIONI UNITE CONTRO I DIRITTI UMANI - Relazione di David G. Littman per il COUNTERJIHAD 2008 - Firenze Nel Palais des Nations a Ginevra, davanti al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU, soltanto cinque giorni fa ho tenuto un discorso di tre minuti a nome di tre ONG (organizzazioni non-governative): l’Associazione per l’Educazione Mondiale (AWE), l’Unione Umanista ed Etica Internazionale (IHEU) e il Center for Inquiry (CFI). La nostra discussione era direttamente correlata al tema di quest’oggi – la libertà di espressione. Per quanto riguarda i diritti umani, il Consiglio è l’organo fondamentale dell’ONU, ma deve comunque agire delicatamente per evitare accuse “ad hominem,” solitamente per aver commesso “Islamophobia” – consuetudine fissa dell’Ambasciatore del Pakistan per conto dell’Organizzazione della Conferenza Islamica (OIC). Per evitare qualsivoglia attacco brutale, come successo il 16 giugno, il modo migliore è dire ciò che è ovvio in un contesto irreprensibile. E chi meglio del filosofo del 17° secolo, Baruch-Benedict SPINOZA, le cui parole sulla libertà di parola e pensiero dovrebbero essere scolpite nella roccia. Permettetemi di leggere alcuni passaggi dalla nostra seduta plenaria, disponibile sia qui che su Jihad-Watch. Il tema del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è “dignità e giustizia per tutti”. In questo contesto, affermiamo che il “il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione” dell’Articolo 18 e che “il diritto alla libertà di opinione ed espressione” dell’Articolo 19 non dovrebbe essere limitato né modificato – se non come indicato negli Articolo 29 e 30. Sei mesi fa, una storica ONG con sede a Parigi, la LICRA (Lega Internazionale contro il Razzismo e l’Antisemitismo) diffuse una sostanziale dichiarazione sostenuta da molti: Le Nazioni Unite contro i Diritti Umani. Il titolo parla, o meglio urla, da solo. La domanda principale che fece, e che risuona sempre di più nella nostra società civile, è: “Il 2008 sarà l’anno in cui l’ONU celebra il 60smo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e simultaneamente ne distrugge i principi? Esistono, infatti, motivi di grande preoccupazione visto che l’istituzione ha perso la sua stessa via negli ultimi anni, diventando una caricature di se stessa.” Sicuramente, per il Consiglio è giunto il momento di risolvere, non di concedere altre richieste che indeboliscono il principio di “dignità e giustizia per tutti”. Gli standard universali delle Nazioni Unite dovrebbero essere sostenuti e non diluiti da relativismo culturale o dichiarazioni imploranti, e lo statuto degli Strumenti Regionali dell’ONU non dovrebbe limitare i diritti umani. 350 anni fa, Spinoza tentò di sostituire il concetto di legge secolare al posto dei concetti dell’Europa del 17 mo secolo come legge derivazione divina. Fu esplicito sul trionfo dei “settari” – termine usato per ogni tipo di fondamentalisti religiosi (**): “…nella misura in cui le concessione fatte alla loro animosità, […] hanno ottenuto sanzioni statali per le dottrine di cui, loro stesse, ne sono gli interpreti. Quindi si arrogano il diritto dell’autorità statale, asserendo, senza scrupoli, di essere stati scelti direttamente da Dio, rendendo le loro leggi divine, mentre le leggi dello stato sono umano e, quindi, devo obbedire alla legge di Dio – in altre parole, alla loro legge.” Concluse dicendo, “…in uno stato libero, ogni può pensare e dire ciò che vuole.” “Ho dimostrato che è impossibile privare l’uomo della libertà di dire ciò che pensano.” Sig. Presidente, insistiamo che, oggi, tutti i partecipanti a questo Consiglio considerino attentamente la rilevanza delle parole di Spinoza. ------------------------------------ * LICRA – Ligue Internationale Contre le Racisme et Antisémitism / International League against Racism and Antisemitism Firmato da molti personaggi eminenti, incluso il Nobel per la Pace Elie Wiesel. www.licra.org/news/pdf/get_file.php?file_name=the_united_nations_versus_human_rights__english_version_.pdf ** Conclusion of the Tractatus Theologico-Politicus, 1670, by Baruch/Benedict de Spinoza, The Works of Spinoza, R.H.M. Elwes, I, chapter XX, pp. 257–66, New York: Dover, 1955 * * * * * La prossima settimana (17 settembre), la stessa ONG ha organizzato una Conferenza ONG al Consiglio dell’ONU, intitolata, RELIGIONE e LIBERTÀ di PAROLA nel CONSIGLIO DEI DIRITTI UMANI. Un invito a questa conferenza è disponibile al tavolo informativo. I miei colleghi ed io parteciperemo in altri dibattiti generali al Consiglio dell’ONU, dove affronteremo varie domande: “violazione contro le donne”; “razzismo”; “uccidere nel nome di Dio”; “Islamofobia”; Giudeofobia & Antisemitismo nel mondo Arabo-Mussulmano; Gaza e Hamas; e, ovviamente, “libertà di parola”. Per capire meglio i tabù del Consiglio, vi parlerò di tre tentativi vergognosi di soffocare la libertà di parola, accaduti quest’anno nella cosiddetta “coscienza del mondo”. * * * * * Il 24 gennaio 2008, ad un’altra “sessione speciale” su Gaza, ecc., parlavo a nome dell’Unione Mondiale per il Giudaismo Progressivo (WUJP), tentando di spiegare che per capire la tragedia auto-inflitta nella striscia di Gaza, era necessario rivedere le implicazioni vincolati e genocide della Carta di Hamas. Usai l’Articolo 13 come esempio: “Iniziative e cosiddette soluzioni pacifiche e conferenze internazionali, contraddicono i principi della Resistenza Islamica. (…) Non esiste soluzione alla questione Palestinese se non la Jihad. Tutte le iniziative, proposte e Conferenze Internazionali sono vane ed uno spreco inutile di tempo.” [A/HRC/S-6/NGO/1: Il Governo di Hamas di Gaza e la sua genocida Carta e Lega di ‘Martirio Jihadistico’ Il gentile Presidente mi fermò - spiegando in seguito, a causa del “linguaggio del corpo di alcuni delegati dell’OIC”- appena feci riferimento a questa “Carta razzista, giudeofobica e nazista” che nell’Articolo 2 orgogliosamente dichiara che, con le parole de Hassan al Banna, il fondatore de la Fratellanza Musulmana: “Israele continuerà ad esistere fino alla sua distruzione da parte dell’Islam, come distrusse altri prima di lei.” Dopo aver citato gli Articoli 3 e 4 della Convenzione sul Genocidio, applicabile in un simile caso, chiesi: “Possa questo Consiglio dei Diritti Umani e tutti i membri dell’ONU condannare Hamas e la sua brutale Carta.” Questo fu l’ultima goccia per alcuni membri e mi dovetti fermare. Conclusi dicendo: “Esiste un malessere nell’aria, una sensazione che: ‘C’è del marcio nello Stato di…questo Consiglio’.” Questa libera deviazione dalla citazione originale di Amleto – la parola “Consiglio” al posto di “Danimarca” – non turbò il Presidente rumeno, ma fu usata dall’OIC ed altri nel tentativo di rimuovere l’Unione Mondiale dalle Nazioni Uniti. Sorprendentemente, questa iniziativa non fu accolta e la WUJP fa ancora parte dell’ONU. Il 25 marzo, il delegato cinese fece 20 interventi per interrompere le critiche degli Stati Occidentali e della ONG sulla questione Tibet. Questa farsa fu sostenuta dai soliti regimi dittatoriali, incluso il Pakistan, presenti nel Consiglio, a nome dei 57 Stati Membri dell’OIC. Il giorno seguente presi la parola per conto dell’Associazione Mondiale sull’Educazione discutendo di razzismo e relativa intolleranza . Cinque tentativi di interruzione furono fatti durante un discorso lungo 3 minuti: tre volte da parte dell’Egitto, una dal delegato Palestinese, una da parte dell’Iran – sostenendo che mi “concentravo sull’Islam e certi paesi Islamici, insultandoli.” Il Presidente mi permise di finire la mia dichiarazione. Permettetemi di leggere i miei commenti introduttivi del 26 marzo, che furono considerati così offensivi: Per quanto riguarda il Rapporto [A/HRC/7/19] del Rapporto Speciale sul razzismo, Doudou Diène, e i suoi commenti sulla diffamazione della religione, notiamo che, ancora una volta, non ha menzionato la più grande di tutte le diffamazioni – quando i capitoli e i versi dei testi sacri vengono citati per giustificare omicidi in nome di Dio o Allah. Il 9 agosto 2007, abbiamo fatto un appello al Segretario Generale dell’ONU ed all’ Alto Commissario – ed, in un secondo momento, al Consiglio in documento congiunto alla 6a sessione [A/HRC/6/NGO/5]: Appello per Condannare i Richiami all’Omicidio in nome di Dio. Concludemmo: “A causa di questo culto di odio, morte e distruzione contro ‘gli altri’, ci appelliamo a voi: ‘per condannare tutti i richiami all’omicidio in nome di Dio o la religione – qualsiasi religione’.” All’interno dell’ONU, questo tabu è continuamente ignorato e malgrado il silenzio della comunità internazionale, dei leader spirituali e secolari mussulmani, l’OIC e la Lega Araba oscura continuamente questo grande male. Inequivocabilmente, i teologi mussulmani dovrebbero condannare i richiami all’omicidio nel nome di Allah cosi come quelli della diffamazione dell’Islam. Eppure questi richiami furono giustificati da Al-Azhar Grand Sheik Muhammad Sayyed Tantawi, da Sheikh Yusuf al-Qaradhawi e molti altri, incluso Osama bin Laden.Un qualsiasi riferimento a questa piaga mondiale dei nostri giorni non viene mai fatto nel Rapporto Speciale, se non a margine di una piccola nota del testo: “l’Associazione stereotipa dell’Islam con la violenza e il terrorismo – è una associazione sostenuta e rinforzata dalla retorica politica e dai media…”(§57). Dissi inoltre che “il Rapporto Speciale si riferisce alla ‘storia scritta ed insegnata’ e dell’importanza di incoraggiare il multiculturalismo a scuola, nei media e nelle case.’ Ma la giudeofobia/antisemitismo – sotto forma di anti-sionismo – è ampiamente riconosciuta come epidemia nel mondo mussulmano, nutrita da una generale ‘cultura dell’odio’ che si sta propagando in Eurabia ed oltre. Chiaramente, molti degli Stati (i 47 paesi dell’OIC) che, fin dal 1999, sponsorizzarono la risoluzione contro la ‘diffamazione delle religioni’ – nel dicembre 2007 adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – non credono si possa applicare a loro.” Un riconosciuto esperto di razzismo, il Direttore di ricerca del CNRS Pierre-André Taguieff trattò tutto questo in tre libri [La Nouvelle Judéophobia (2002); Prêcheurs de haine: Traversée de la judéophobie planétaire (Paris, 2004); L'Imaginaire du complot mondial. Aspects d'un mythe moderne (Paris, 2007)]. Nel 2005, da tre documenti sottoposti alle Nazioni Uniti da parte dell’ONG,fu richiamata l’attenzione sull’odio che veniva insegnato nelle scuole arabe in Egitto ed Arabia Saudita, e che lo stesso odio era insegnato nelle scuole Palestinesi, Siriane ed Iraniane. E/CN.4/Sub.2/ 2005/NGO/2: The culture of ‘Jihad & Martyrdom’ in Egyptian school textbooks; E/CN.4/Sub.2 /2005/NGO/3: The culture of hate in Saudi Arabian textbooks and growing Arab reactions; and E/CN.4/Sub.2 /2005/ NGO/4: Arab Criticism of Muslim Extremist Activities in the West; also: “A Culture of Hate Based ‘Jihad and Martyrdom’: Saudi and Egyptian Schoolbooks Today” (Midstream, March-April 2005). Nulla della oltraggiosa Giudeofobia insegnata nelle scuole arabo-mussulmane, specialmente in quella che dovrebbe essere il futuro Stato Palestinese, è stato trattato dal Rapporto Speciale sul Razzismo né da alcuno degli organi preposti delle Nazioni Unite o dall’UNESCO, sebbene questa endemica malattia dell’odio-morte è facilmente recuperabile dai testi originali e dalle traduzioni facilmente reperibili sui siti del MEMRI [Middle East Media Research Institute], del PMW [Palestinian Media Watch] e dal CMIP [Center for Monitoring the Impact of Peace]. Conclusi con un semplice appello: “Il Consiglio dei Diritti Umani è veramente pronto a condannare questi richiami all’omicidio in nome di Dio e la predicazione dell’odio, oppure rimarrà in silenzio su di una questione così importante per l’umanità?” Il Consiglio rimase in silenzio, come fa in molte altre occasioni: per esempio di fronte al genocidio di Cristiani e animisti nel sud del Sudan – dove la Solidarietà Cristiana Internazionale ha liberato 80,000 schiavi – e di fronte agli ultimi quattro anni della situazione in Darfur, di cui abbiamo regolarmente parlato a nome della Solidarietà Cristiana Internazionale e le altre ONG. Ancora oggi, mentre parliamo , i cristiani africani, semplici rifugiati, vengono ammazzati e deportati dalla loro terra, Darfur, da parte del regime Arabo-Islamista NIF di Khartoum. Il mio collega del’IHEU, Roy Brown, parlerà la prossima settimana di questo argomento, ma, ancora un volta, senza risultati. Il più grosso scandalo avvenne il 6 giugno, all’8° Consiglio, quando parlavo a nome di AWE e IHEU. Gli argomenti trattati erano la mutilazione genitale femminile, l’omicidio d’onore, la lapidazione per adulterio contro le donne in Iran, Sudan ed altri paesi mussulmani che applicano la Shari’a – facendo notare che in Iran le donne sono seppellite fino alla vita e poi lapidate con roccie smussate, a rigore di legge, per aumentarne l’agonia. Per legge della Shari’a, l’ età legale per sposare una bambina è 9 anni. Dissi come il Premio Nobel per la Pace iraniana, Shirin Ebadi, denunciò ad un convegno di Ginevra, che in Iran una bambina è considerata adulta all’età di 9 anni, quindi punibile anche con la morte, mentre un bambino è considerato adulto all’età di 15 anni. [Le Temps, 10 giugno 2008] Fui interrotto per 16 volte su questioni di ordine da parte del Pakistan, Iran ed altri, ci fu un’interruzione di 45 minuti, dopo cui il Presidente fu obbligato a dichiarare la parola “sharia” impronunciabile in una frase e intollerabile valutare le leggi religiose (i.e. Islam) dai membri dell’OIC ed altri. Ampiamente ripreso dai media. Cinque giorni fa, il 9 settembre, il neoeletto Presidente del Consiglio nigeriano, Martin Ihoeghian Uhomoibhi, si incontrò con le ONG. Chiesi che fosse un “guardiano” della società civile contro quei Membri Stato del Consiglio che avrebbero attaccato ad hominem gli ONG e chiesi – tenendo conto delle decisioni prese dal suo predecessore su temi religiosi – “Sappiamo di parole che non possiamo più utilizzare, può dirci quali?” Il Presidente rispose senza esitare: “Per quanto mi riguarda, non ci sono parole tabù nel Consiglio.” Con insistenza non rispondemmo: “Niente parole?” Rispose: “Non ci sono tabu.” Ma poi aggiunse, “E’ vostra responsabilità sapere che la vostra e la mia libertà sono una…voi non potete insultarmi o insultare il mio credo, dichiarando di essere liberi. Io sono un uomo quanto voi. Non potete posizionarvi su di un piedistallo morale e trattarmi come una nullità.” La libertà di parola dell’ONG sarà una prova nel prossimo futuro del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazione Unite. Un’altra prova sarà se l’Unione Africana e l’OIC bloccherà le decisioni importanti sul genocidio in Darfur. Nell’ultimo rapporto del Rapporto Speciale sul Razzismo, il Sig. Doudou Diène si concentra, ancora una volta, su “Islamofobia” e “Diffamazione delle Religioni” (i.e. Islam), rivelando il suo pensiero. Sotto il titolo “Antisemitismo”, omette qualsivoglia riferimento alla velenosa Giudeofobia nel mondo arabo-mussulmano che si sta spargendo in Europa. (Discussi di questo ed altri temi riguardanti l’ONU tramite telefono con Oriana Fallaci nel 2003, faxando il primo rapporto di Doudou Diène. Descrisse questo nel libro La Forza della Ragione, pubblicato l’anno seguente (pp. 30-33).) Al giorno d’oggi, la domanda principale rimane se – in nome dell’Islamofobia – la visione dell’OIC guiderà l’Assemblea Generale delle Nazione Unite, il Consiglio dei Diritti Umani, sopraffacendo l’Europa? David G. Littman |
La responsabilità dei commenti è dei rispettivi autori. |