700 cristiane stuprate in Pakistan in un anno
Scritto il 31/10/11 alle 15:30:51 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
IslamQueste donne hanno in comune un'esperienza tremenda: il rapimento, lo stupro selvaggio, l'intento di 'normalizzare l'abusò con un matrimonio forzato

Settecento ragazze cristiane hanno subito volenza in Pakistan nell'ultimo anno, denuncia il quotidiano cattolico Avvenire, che cita un lungo e dettagliato rapporto dell'Asian Human Rights Commission (Ahrc), organizzazione indipendente con sede a Hong Kong che raggruppa giuristi e attivisti per i diritti umani.

Nel documento, scrive il giornale della Cei, «si susseguono i nomi, i luoghi, le datesi. Episodi diversi, intrecciati dallo stesso orrore. Queste donne hanno in comune un'esperienza tremenda: il rapimento, lo stupro selvaggio, l'intento di 'normalizzare l'abusò con un matrimonio forzato. E chi evita quest'ultimo sopruso, deve affrontare la tragedia di vivere nello stesso villaggio col suo aggressore: quasi mai il responsabile viene arrestato e condannato».

«In Pakistan - spiega Avvenire - gli abusi contro i cristiani, specie se donne, da parte dei musulmani sono un crimine 'invisibilè. Anzi, gli stupri sistematici di ragazzine cristiane sono una strategia pianificata degli integralisti per costringerle a sposare un islamico e, dunque, convertirsi alla fede musulmana. Un caso di 'pulizia religiosà, per usare un termine forte». Per Avvenire, se sono settecento i casi rilevati, in realtà ce ne sono «molti di più quelli di cui non si hanno notizie».

«L'ultimo dramma - racconta il giornale diretto da Marco Tarquinio - è avvenuto appena due settimane fa, il 12 ottobre. Zubaida Bibi, un'inserviente cristiana impiegata nella fabbrica di un islamico, è stata aggredita dal suo principale. Zubaida ha cercato di opporsi, per questo l'uomo l'ha sgozzata e lasciata a morire in un bagno di sangue. L'impunità, oltre a favorire il perpetuarsi dei crimini, produce un effetto ulteriore.

Secondo l'Ahrc, le violenze «compromettono la convivenza tra fedi diverse a causa della totale assenza dello Stato di diritto» e diventano al­la fine un ulteriore elemento di discriminazione verso le minoranze. L'organizzazione sottolinea come «nessuno, all'interno del sistema giudiziario e nella polizia e perfino nel governo ha il coraggio di fare fronte alle minacce dei gruppi fondamentalisti islamici». Inoltre, prosegue il rapporto, «la situazione è resa peggiore dall'atteggiamento della polizia che si schiera sempre dalla parte dei gruppi islamici e tratta le minoranze come forme inferiori di vita».

Neppure nella provincia del Punjab, quella culturalmente più emancipata e religiosamente più varia, le cristiane sono tutelate. Anzi, proprio qui si registrano i casi più conosciuti di discriminazione che hanno al centro la diversità religiosa, l'arretratezza socio-economica delle minoranze e la difesa ad oltranza di strumenti giuridici nei fatti discriminatori, come la «legge antiblasfemia». «Per una sua interpretazione parziale - conclude Avvenire - è stata condannata a morte Asia Bibi, ora in carcere in attesa dell'appello»

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