Afghanistan, bambine in fuga per evitare le nozze
Scritto il 15/11/11 alle 19:40:42 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
IslamSecondo le Nazioni Unite le donne in Afghanistan sono trattate come bestiame

A quattordici anni Sonia sapeva qual era il suo destino, segnato sin da quando ne aveva dieci: sposare un ribelle talebano di mezza età. E sapeva anche che sarebbe stato un inferno. Nella famiglia del suo promesso le donne venivano picchiate selvaggiamente, una era quasi morta.

 Così Sonia (il nome è di fantasia) decise che non aveva altra scelta che fuggire. Prese i pochi soldi che c’erano in casa, l’equivalente di sette euro, e lasciò per sempre Jalalabad. Era il 2007 e da allora la ragazza vive terrorizzata in un rifugio per giovani donne di Kabul. Non esce mai per paura che la sua famiglia la trovi e la uccida per l’affronto subito.

Qualche giorno fa la ragazza, che ora ha 18 anni, ha raccontato la sua storia a Jerome Starkey del britannico Times. Una storia come tante altre purtroppo in Afghanistan dove le donne sono messe in scacco da una tradizione spietata, dura a morire. Un rapporto delle Nazioni Unite rivela che nonostante sia stata approvata una nuova legge per aiutare le ragazze che, come Sonia, fuggono dagli abusi familiari, ancora oggila metà delle detenute in Afghanistan è stata condannata per reati contro la morale come appunto scappare di casa, un gesto considerato una macchia indelebile sull’onore della famiglia. L’aiuto del governo, quindi, non c’è. E, infatti, Sonia ancora aspetta che lo Stato le garantisca la protezione cui ha diritto: “Sono quattro anni che ho fatto domanda – dice al Times – e nessuno mi ha mai risposto”.

Secondo le Nazioni Unite le donne in Afghanistan sono trattate come bestiame. Le coraggiose che si rivolgono alla polizia spesso subiscono ulteriori abusi, tra cui lo stupro e le molestie, prima di essere riconsegnate alla famiglia e dimenticate. Per questo Sonia non si fida di nessuno.

“Avevo una cugina che scappò in Pakistan – ha raccontato al Times -, i suoi genitori la convinsero a tornare promettendole che non le avrebbero fatto del male. Invece l’hanno portata a Laghman (una provincia vicino) e l’hanno lapidata. Ora ogni volta che lascio questo rifugio penso che farò la stessa fine”.

Il padre di Sonia muore quando lei ha solo quattro anni. E il suo destino lo decidono i suoi fratelli. A dieci anni le impediscono di andare a scuola perché ormai è fidanzata con un ribelle talebano che però viene arrestato e finisce a Guantanamo. ”Non sapevo nemmeno se fosse morto o vivo – racconta la ragazza - ma una sera, quando ormai avevo 14 anni, arrivò suo fratello e mi disse che dovevo sposarlo”.  Di qui la folle fuga.

Per la prima volta Sonia si trova da sola in strada, il conduttore del bus che la porterà a Kabul non la vuole nemmeno far salire perché non è accompagnata ed è chiaramente sconvolta. ”Gli ho detto che mio fratello era morto a Kabul e allora mi ha fatto entrare”. Poi, una volta nella capitale, il fortunoso incontro con una donna dalla faccia gentile che la porta nel rifugio che diventerà la sua casa.

Lieto fine? Non proprio. Recentemente la ragazza  ha scoperto che sua sorella di soli dieci anni è stata scelta per sostituirla nel matrimonio combinato. “Mi sento in colpa – dice ancora al Times-, penso di aver sbagliato a fuggire perché dovrei esserci io al posto di mia sorella”.

Dedicato a tutte le Sonie dell’Afghanistan.

http://lepersoneeladignita.corriere.it/2011/11/11/afghanistan-bambine-in-fuga-per-evitare-le-nozze/

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