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Scritto il 24/11/11 alle 11:47:37 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana |
![]() ![]() Reggio Emilia, 24 novembre 2011 - NON CI SAREBBE solo la gelosia tra i motivi che hanno portato al delitto di sabato scorso a Sorbolo di Brescello, dove l’operaio marocchino Mohamed El Ayani, 39 anni, ha ucciso la moglie di 35, Rachida Radi, al culmine di una lite tra le pareti domestiche. Alla base delle martellate che hanno tolto la vita alla giovane donna, infatti, risulta anche il desiderio della vittima di «cambiare vita», in particolare di lasciare la religione musulmana per avviare un percorso verso la fede cristiana. Un concetto forse inconcepibile dal marito, fedelissimo ai dettami dell’Islam. Un tassello, questo, che si unisce alla scelta della donna – che, come noto, non in tutte le culture del mondo ha totale garanzia, come in Italia, degli stessi diritti dell’uomo – di presentare alle autorità marocchine i primi documenti di richiesta di separazione dal marito. Scelta che sarebbe stata accolta come un «affronto» dal coniuge, forse anche timoroso dei commenti e delle considerazioni che questi fatti avrebbero suscitato tra la comunità islamica locale. Rachida si sentiva «occidentale», innamorata della cultura italiana, rifiutava di indossare il velo o altri abiti della tradizione islamica. E la volontaria di un’associazione cattolica locale si era presa l’impegno di aiutare Rachida a seguire il percorso di fede, per avvicinarsi alla Chiesa cattolica. Non è un caso, in effetti, che il parroco, don Giovanni Davoli, sia stato tra i primi, sabato pomeriggio, ad accorrere sul luogo del delitto per capire cos’era successo e per fermarsi davanti alla casa per un momento di preghiera. E proprio l’altra sera, prima della testimonianza di Ania, l’ex modella convertita alla fede dopo un viaggio a Medjugorie, il parroco ha chiesto ai numerosi fedeli in chiesa di pregare: «Ricordiamo una giovane donna, che si chiamava Rachida, che non è più ai nostri occhi, ma che ora è davanti agli occhi di Dio», ha detto al microfono. Ora, eseguita l’autopsia, si attendono disposizioni dei parenti diretti della donna – partiti dal Marocco quando hanno saputo del dramma – per poter fissare i funerali e l’eventuale rientro nella sua terra d’origine. www.ilrestodelcarlino.it/reggio_emilia/cronaca/2011/11/24/625515-marocchina_massacrata.shtml |
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