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Scritto il 20/01/12 alle 14:25:07 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana |
![]() ![]() Centinaia i colpi attribuiti alla gang, messi a segno in diverse zone del Centro e Nord Italia, oltre che in Svizzera, con i quali avevano raggranellato un bottino di oltre 300mila euro. Il gruppo d’azione, composto da Giulio Azize, 41 anni, marocchino nato a Milano e residente a Cinisello Balsamo, suo fratello maggiore Gino, 43 anni, anch’egli residente a Cinisello, e un terzo connazionale, il 19enne Mike Abdelatil, residente a Muggiò, mercoledì hanno patteggiato la pena in Tribunale, davanti al giudice Antonio Marozzo e al p.m. Valeria Fazio. Sono stati condannati complessivamente a 140 mesi di reclusione così ripartiti: 5 anni di reclusione e 1200 euro di multa per Giulio Azize che si trova in carcere dove sconterà la pena; 2 anni 8 mesi di reclusione e 800 euro di multa per Gino Azize; 4 anni di reclusione per Mike Abdelatil. Questi ultimi due sono agli arresti domiciliari. Erano accusati di associazione a delinquere finalizzata al furto continuato e aggravato e, in un caso, anche alla rapina. Tutti con passaporto italiano, malgrado le origini magrebine, erano stati arrestati nel maggio dello scorso anno dai Carabinieri di Occimiano, al termine di una complessa attività d’indagine che era iniziata nell’ottobre 2009. Nel corso della loro lunga attività criminosa, il terzetto aveva messo a punto un’efficace tecnica che aveva permesso di mettere a segno numerosi colpi, garantendosi l’impunità anche grazie all’utilizzo di sim card intestate a persone inesistenti. Il “modus operandi” consisteva in un’accurata attività informativa sulle potenziali vittime che venivano individuate consultando gli annuari delle Diocesi. Venivano scelti i sacerdoti più anziani, ultrasettantenni, dei quali studiavano il “curriculum vitae” riportati negli annuari stessi. Successivamente uno di loro, qualificandosi come cardiologo di un vicino ospedale o insegnante compagno di seminario o quant’altro, contattava il prelato prescelto, rammentandogli tristi circostanze - assolutamente inventate - nel corso delle quali si erano conosciuti in passato e nell’immediatezza fissava un appuntamento per la confessione di un fantomatico figlio o nipote depresso a causa della morte della madre ed in partenza per l’Inghilterra. Così in canonica si presentava il “figlio o nipote” la cui visita era stata annunciata telefonicamente, colloquiava con il religioso e lo impietosiva approfondendo le disavventure familiari accennate in precedenza. Il racconto era tal- mente ben studiato che spesso commuoveva l’anziano. Approfittando dello stato emotivo indotto, il ragazzo fingeva di prenotare una messa in suffragio presentando per l’offerta una banconota di grosso taglio e chiedendo il resto. Proprio all’atto di ricevere il denaro, ad un segnale convenzionale, interveniva un complice che effettuava una chiamata disturbatrice sul telefono della canonica. In quel frangente, adducendo la scusa di doversi allontanare di fretta e promettendo che l’offerta sarebbe stata fatta dal padre o dal nonno in occasione della messa domenicale, si rimpossessava della propria banconota e sottraeva anche quelle appena mostrate dandosi subito alla fuga. In alcune occasioni, il sacerdote era seguito per individuare dove nascondeva il denaro che veniva prelevato, talvolta con la forza, spintonando l’anziano prete per fuggire: da qui l’accusa di rapina. L’abilità dei tre era talmente affinata che in più occasioni erano stati gli stessi investigatori dell’Arma ad avvisare i religiosi dell’avvenuto furto, invitandoli a verificare la presenza del denaro, carte di credito e tessera bancomat dopo la visita dell’“orfano”. L’indagine era stata avviata dal luogotenente Antonio Caputo e dai suoi uomini a seguito di un furto commesso ai danni del parroco di Giarole. Sempre nella Diocesi di Casale erano stati derubati anche i parroci di Pomaro e Grazzano Badoglio. In alcuni casi i bottini erano consistenti, dell’ordine di diverse migliaia di euro. È il caso, ad esempio, del colpo messo a segno in una parrocchia di Reggio Emilia dove il sacerdote era stato derubato di 6mila euro. www.ilmonferrato.it/articolo.php?ARTUUID=CAC919EE-E4EF-4DBE-8AE4-E6161ABC9EA0&MUUID=AFA9393B-B907-4AD0-878F-5C402A0A8219 |
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