La preghiera sul Crescentone è una sfida alla nostra identità
Scritto il 05/01/09 alle 15:31:41 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
ImmigrazioneIntervista al vescovo vicario monsignor Vecchi


"C'è una regìa, vogliono islamizzare l'Europa. hanno usato la piazza come strumento di pressione"
 COS’HA pensato quando ha visto la fotografia dei musulmani, a centinaia, chini a pregare sul Crescentone, davanti a San Petronio?
«Ho pensato che è un segnale su cui riflettere. Questa non è una preghiera e basta. E’ una sfida, più che alla basilica al nostro sistema democratico e culturale. Da quel che è successo a Bologna ma anche in altre città abbiamo avuto la conferma che c’è un progetto pilotato da lontano. Cosa prevede? L’islamizzazione dell’Europa. Se ne accorse il cardinal Oddi, tra i primi. E aveva buone fonti». Monsignor Ernesto Vecchi ha appena ricevuto un messaggio sul telefonino. Auguri e affetto dal suo popolo: compie 73 anni. Un fedele lo ringrazia via sms per la «preziosa sintesi pastorale». E’ domenica pomeriggio, il vescovo ausiliare si prepara a celebrare la messa in San Pietro, la cattedrale.

Monsignore, la Costituzione garantisce la libertà di culto.
«Certo, l’articolo 8 riconosce quel diritto a tutte le religioni che accettano l’ordinamento giuridico italiano. Ma dev’essere letto assieme all’articolo 7».

«Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani», dice fra l’altro.
«Quella cattolica è la religione storica del popolo italiano. Ci sono certi professori che vogliono farmi lezione ma anch’io farei volentieri un esame a loro».

Per spiegare cosa?
«Che c’è una distinzione tra Stato e nazione. La nazione ha un’identità. La sua identità di fondo, le coordinate fondamentali, il popolo italiano le ha ricevute dal cattolicesimo».

Quindi lei dice: la preghiera sul Crescentone come una sfida alla nostra cultura.
«Nelle manifestazioni di sabato c’è stata una regìa, è chiaro. La piazza come strumento di pressione, questo ormai lo hanno imparato bene. La religione è stata usata, strumentalizzata. Sono pienamente d’accordo con don Righi. La questione palestinese è politica, non religiosa. Confondere i due piani non è corretto. E poi penso alla svastica, alla bandiera d’Israele bruciata. Mi meraviglia molto la preghiera contro qualcuno. Si prega per i fratelli, non per il male degli altri».

Bologna è reduce da una lunghissima polemica sul progetto di un minareto.
«Ma sabato i musulmani non hanno manifestato per quello, quello non c’entra».
 
Non ha pensato, come il vicesindaco di Milano: la piazza come una moschea.
«No, ho pensato che questo metodo di non distinguere i problemi religiosi da quelli politici porta altro caos, e il nostro Paese ne ha già abbastanza. C’è bisogno, invece, di recuperare la nostra identità per arrivare a un’integrazione vera, che non dev’essere un affastellamento di culture».
 
La giunta ha congelato la nuova moschea, la comunità musulmana aspetta il prossimo sindaco.
«Quel progetto secondo me dev’essere abbandonato per sempre, è prematuro. Per integrare davvero i musulmani, servono luoghi di preghiera nelle diverse comunità dove queste persone vivono. Certo che c’è il diritto di culto. Ma non è vero che costruire una moschea è come costruire una chiesa».

Qualcuno fa notare che tra i cattolici, ad esempio tra i politici, c’è stata una certa afasia.
«Parola giusta. Quando c’è qualche tema non negoziabile, o dicono qualcosa di storto o stanno zitti. A parte poche eccezioni. Ma essere cattolici laici non significa sostenere qualcosa di diverso dai propri vescovi, casomai qualcosa di sensato. Vorrei rassicurarli: ascoltare il magistero del vescovo non vuol dire compromettere la loro libertà».

L’ultima omelia di Caffarra è un grido contro la povertà.
«Il cardinale al Te Deum è stato molto chiaro. Ha chiesto alla città di mettersi in sinergia attorno a un problema reale, che si aggraverà ancora. Ha chiesto a Bologna di essere coesa. La Chiesa continuerà a fare quel che ha sempre fatto. Potenziandolo, però. La via più logica è quella delle parrocchie».

Torna l’idea di una colletta straordinaria.
«Preferisco chiamarla sensibilità straordinaria. Vedremo le forme. Giovedì c’è la prima riunione dei vicari pastorali. Penso che il cardinale affronterà il problema».

Lei c’era quando il vescovo Manfredini istituì il fondo speciale per i disoccupati.
«Era l’83, ero vicario pastorale a Borgo Panigale. Si raccoglievano le richieste delle famiglie, si distinguevano i bisogni reali da chi cercava di approfittarsene e si presentava una lista al direttore della Caritas».

Oggi si potrebbe riprendere quell’idea.
«Vedremo, lo deciderà il cardinale. Sicuramente la via maestra passa per le parrocchie e le associazioni ecclesiali: San Vincenzo, Acli, Mcl, Neocatecumanali o Comunione e Liberazione»

Bernardi, il presidente della Cdo si è già impegnato a sondare le ‘sue’ cinquecento imprese.
«Ho letto che si è sbilanciato. Bene, speriamo arrivino risorse straordinarie. La Chiesa non sta a guardare. Sensibilizza. La sua ricchezza è il rapporto umano con le persone».

di Rita Bartolomei
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Commenti a questo articolo:
 
 Stato vs Nazione
Scritto il 28/04/10 alle 19:52:24 GMT pubblicato da Beatrice
Vecchi: "Che c’è una distinzione tra Stato e nazione. La nazione ha un’identità."

Sensa scomodare gli immigrati mussulmani vorrei ricordare che ci sono anche italiani ebrei, italiani protestanti, italiani di altre sensibilità religiose.

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