PERCHE’ I CRISTIANI UCCISI O VIOLENTATI NON FANNO NOTIZIA
Scritto il 23/01/09 alle 20:46:17 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Articoli e Opinioninon ci sono appelli di giornali, di parenti disperati, non vedo sfilare cortei
E’ una domanda che molti si pongono ogni qual volta che accade un atto di violenza contro i cristiani, e non é esagerato scrivere che purtroppo capita ogni giorno.
Recentemente due suore Maria Teresa Olivero e Rinuccia Girando sono state rapite in Kenia, nei pressi di El-wak, dove vivono e lavorano da trentacinque anni. Non sono giornaliste, nemmeno soldatesse, non indossano né il burqa, né il chador, non sfilano in corteo, non sventolano bandiere, non propagandano idee politiche, faticano sul fronte dell’esistenza quotidiana, si occupano dei malati e indossano l’abito religioso, sono suore.

Non fanno notizia, non c’è sangue, non ci sono immagini violente, non ci sono appelli di giornali, di parenti disperati, non vedo sfilare cortei, non mi risultano manifestazioni, adunate davanti a san Pietro. Forse c’è una classifica anche per i sequestri, scrive Tony Damascelli su Il Giornale del 15 novembre scorso.

Il  silenzio è comodo per chi si deve occupare di altro, di tutto ciò che serve a finire in prima pagina, un titolo, una foto e via, ma non due suorette piemontesi, religiose del Movimento Contemplativo missionario «Charles De Foucauld», di Cuneo. Se si fosse trattato di Foucault, con la t, quello del pendolo, allora sì, forse, magari ma il nobile alsaziano convertitosi dopo una vita di lussi e lussurie, nessuno sa chi sia mai stato e poi, ormai, in Africa può accadere di tutto, la cronaca offre vicende più polpose, meglio dire pulp(…) Escludo che alle preghiere si uniscano le belle gioie del firmamento socialpolitico, non credo nemmeno siano previsti collegamenti e servizi speciali che sistemino la coscienza e coprano l’arco costituzionaltelevisivo da AnnoZero a Porta a Porta, da Matrix a Ballarò; in fondo, trattasi di roba piccola, le suore non possono tirare su gli ascolti eppoi queste due appartengono a un movimento contemplativo, dunque la meditazione fa a pugni con i consigli per gli acquisti, meglio l’isola con i suoi famosi e l’agitazione dei piloti Alitalia. (Tony Damascelli, Ma perché nessuno parla delle suore rapite in Kenia?, 15.11.08 Il Giornale).

Un altro episodio recente è quello dell’uccisione di due ragazze a Mosul in Iraq, appartenenti alla Chiesa siro-cattolica. Le due ragazze lavoravano per il tesoriere della municipalità di Wala. La madre, accoltellata, è stata soccorsa ed è fuori pericolo. Il padre e il fratello delle due vittime sono riusciti a fuggire dall'aggressione della banda e a rifugiarsi in un luogo sicuro.
Quel che risulta insopportabile è la sostanziale impunità dei violenti fanatici che aggrediscono e uccidono gente inerme solo perché professa un’altra religione. L’Europa, culla della libertà, dovrebbe far sentire di più la sua voce, gridare il suo sdegno e la sua condanna ed esigere che si metta fine ad una simile barbarie. Invece l’unica risposta è l’ignavia.

Ma quali sono le ragioni della nostra tiepidezza, nel suo ultimo libro "Il Sangue dell’agnello", Rodolfo Casadei ne individua tre:
 la prima di natura storica, nell’Europa occidentale la Chiesa non ha mai avuto il profilo di una comunità perseguitata, spesso è stata percepita da intellettuali e movimenti di opinione, custode dell’ordine costituito e all’alleata del potere, anzi erede di una tradizione violenta e repressiva che ha avuto i suoi piccoli dannati nell’Inquisizione e nella condanna a morte degli eretici. Per questi pensatori, uomini politici, la Chiesa è stata vista come un avversario storico, nel contesto della lotta tra Modernità e Tradizione. E’ difficile per loro prendere atto che i cristiani oggi sono la comunità più perseguitata.
  
 La seconda ragione è di natura politica: I cristiani nel Medio Oriente hanno la sfortuna di essere perseguitati non dalle potenze imperialiste e dai loro alleati, ma dalle vittime dell’imperialismo. Essere solidali con loro è politicamente inopportuno, perché implica un giudizio di condanna nei confronti dei ‘resistenti’ che combattono contro l’occupazione militare dell’Iraq da parte degli anglo-americani e dei territori palestinesi da parte degli israeliani.
 
 Anche la terza ragione è di segno politico: così come sono inutilizzabili per la tradizionale propaganda antiamericana, i profughi cristiani iracheni e i cristiani di Turchia non sono strumentalizzabili nemmeno in funzione filo-occidentale e antimusulmana. Infatti da un lato i cristiani iracheni denunciano con tutta la loro forza i delitti degli estremisti islamici, dall’altro lato non mancano di sottolineare le responsabilità americane nel naufragio iracheno.

DOMENICO BONVEGNA
 domenicobonvegna@alice.it

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