LA VOCE DELLA REPUBBLICA ISLAMICA
Scritto il 24/01/09 alle 10:56:31 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Articoli e OpinioniRadio Italia trasmette da Teheran in italiano con lo scopo di propagandare il Khomenismo in Italia
Leggendo il servizio di Rodolfo Casadei sul settimanale Tempi del 30 ottobre scorso sulla radio di Stato iraniana, per un attimo ho avuto un sussulto ricordandomi quando alla fine di agosto sono stato contattato da una giornalista di questa radio per una intervista sulla scelta del governo italiano di utilizzare i militari per l’ordine pubblico.
 
Si chiama Radio Italia, è stata creata nel 1995, da allora trasmette da Teheran in italiano, due ore al giorno con lo scopo di propagandare il Khomenismo in Italia.
 E’ parte integrante della Voce della Repubblica islamica iraniana, la radio di Stato iraniana, dispone anche di un sito internet (http://italian.irib.ir), qui c’è una sorpresa: uno dopo l’altro, si possono leggere o ascoltare come preferite, le interviste ai beniamini italiani della radio di Ahmadinejad, a Maurizio Torrealta di RaiNews24, Giulietto Chiesa, Franco Cardini, Maurizio Blondet, padre Alessandro Zanotelli, il sociologo Stefano Allievi, la scrittrice e giornalista Angela Lano e tanti altri. A questi ci si rivolge per un illuminato parere sia che si tratti della Palestina o della guerra in Iraq, dell’islamofobia o della politica italiana.
 
 Tra le interviste da segnalare quella a Padre Zanotelli, già missionario comboniano nel Sudan, espulso nel 1978 dal governo Nimeiri che stava massacrando i non musulmani, dichiara agli iraniani a proposito dell’intolleranza religiosa e razziale: «E non sono solo i rom, sono in particolare i musulmani ad essere soggetti al razzismo. I musulmani sempre di più in Italia e in Europa vengono visti come un pericolo e come un qualcosa che non va. È importante sottolineare che come un giorno ci hanno portati lentamente a pensare che i comunisti erano i “criminali di turno” e i “grandi nemici”, oggi caduto il comunismo, continua Zanotelli ci si sta preparando a far vedere l’islam come un nuovo nemico».

Mentre i comunisti di ieri e gli islamisti di oggi sono bravi ragazzi rovinati dalla cattiva pubblicità, l’opinione pubblica trascura i veri cattivi, quelli che compiono il nuovo Olocausto sotto i nostri occhi: «Gli israeliani, ad esempio, oggi ripetono contro i palestinesi le stesse brutalità che loro stessi avevano subito nella seconda guerra mondiale dai nazisti». (Rodolfo Casadei, Frequenze pericolose. Le quinte colonne del regime iraniano, 30.10.08 Tempi).

Zanotelli non è l’unico italiano che ha la faccia tosta di proporre l’equazione che equipara Israele e Terzo Reich. Angela Lano, scrittrice pubblicata dalle edizioni Paoline e ospitata da molte riviste missionarie, fa altrettanto in un’intervista sulla Palestina. Dove si indigna perché «le informazioni sui massacri in Palestina e sul genocidio palestinese esistono», ma «in giro c’è molto silenzio» a causa del fatto che «molti governi (arabi) sono asserviti o solidali con Stati Uniti e Israele oppure sono ricattati». Per fortuna che «alcuni Stati levano la loro voce, tipo l’Iran».
 
Si possono ascoltare i commenti del negazionista dell’11 settembre Giulietto Chiesa: «Giulietto Chiesa ha prodotto un film bellissimo che si chiama Zero che tratta la verità sull’11 settembre. Il suo è un lavoro d’informazione realistica e veritiera data ai cittadini».
Il Giulietto nazionale non poteva mancare sul sito della radio di Ahmadinejad, e infatti in un’intervista si profonde in geniali considerazioni, come quella secondo cui l’antisemitismo non esiste. «Io non sono mai stato antisemita, anche se non so bene cosa significa la parola antisemita, perché essere antisemita significa essere contemporaneamente contro gli ebrei e anche contro gli arabi che sono tutti semiti, quindi essere antisemita non significa nulla».
 
Non poteva mancare l’altro famoso negazionista dell’11 settembre, lo storico Franco Cardini, che coglie l’occasione di un’intervista per giustificare l’uccisione di militari italiani in Afghanistan da parte dei terroristi talebani. «Durante la seconda guerra mondiale – spiega – abbiamo avuto un fenomeno diffuso di non-militari che sparavano sui militari dell’esercito tedesco, e per queste persone abbiamo usato ordinariamente il termine di partigiano, che è sinonimo di patriota. E queste persone non le consideriamo terroristi. Allora mi chiedo – alla luce di tutto questo –, quando un afghano spara contro un soldato della Nato, dobbiamo considerarlo un terrorista o un patriota? Questo non mi è chiaro».

DOMENICO BONVEGNA
    domenicobonvegna@alice.it

L'articolo e i commenti sono pubblicati sul sito: Una via per Oriana
La responsabilità dei commenti è dei rispettivi autori.