Schiava della belva ''Mi ha strappato i capelli e sfregiata col vetro'
Scritto il 17/02/09 alle 21:47:49 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
ImmigrazioneRUMENO A CACCIA DI SOLDI Voleva tutti gli incassi del centro estetico
Controllava gli scontrini In un anno gli ho dato oltre 40 mila euro.
«Non sei nessuno. Non hai alcun valore. Ora chiamo le altre e gli faccio vedere che ti uso come un bagno». Vasile Necsoi, 32 anni, rumeno, ha fatto stendere la sua ragazza a letto, con le braccia aperte e le gambe unite, come fosse in croce. Le ha urinato addosso, l’ha picchiata, sfregiata con un bicchiere rotto e ha tentato di violentarla. Lei pregava e lui continuava a infierire, ubriaco fradicio. Non useremo un nome inventato per raccontare l’orrenda nottata di questa ragazza rumena di appena 22 anni. Non useremo alcun nome. Perché negli ultimi tre anni è come se non avesse mai avuto un’identità. Questa giovane con i capelli biondi, gli occhi azzurri e i lineamenti delicati era semplicemente un oggetto, una valvola di sfogo, un conto corrente da spremere. Ora la sua vita forse cambierà. Vasile Necsoi è in carcere. E lei trova il coraggio di raccontare tutto.

«VOLEVA SOLDI». «La nostra storia d’amore è iniziata tre anni fa. Ci siamo conosciuti in Romania. Il mio sogno è avere una famiglia, una casa, dei figli. Volevo farlo con lui. In quel periodo abbiamo avuto un grave incidente stradale. Lui mi è stato vicino e si è preoccupato delle cure mediche. Mi ha detto che ha speso 7 mila euro. Quindi io mi sono impegnata a restituirglieli». All’inizio del 2007 la ventiduenne si è trasferita a Padova in pianta stabile. Lavora come estetista, ha una partita Iva, è iscritta all’Ascom e paga le tasse.
«Io gli consegnavo tutti gli incassi dello studio estetico - racconta - dopo che gli ho pagato il debito di 7 mila euro ha continuato a pretendere denaro. Ma lo facevo volentieri, mi aveva promesso che avrebbe costruito una casa in Romania, per la nostra famiglia. Così ogni giorno gli consegnavo l’incasso. Ad un certo punto mi sono resa conto che la casa in Romania non ci sarebbe mai stata, che in realtà il denaro lo teneva per sé. Mi sono opposta e sono cominciati i problemi. Lui voleva i soldi. In un anno sono arrivata a dargli 40 mila euro».

SAN VALENTINO. La ventiduenne viveva in via Pisacane 30/a con altre due connazionali, peraltro collaboratrici dello studio estetico. «Sabato sera siamo usciti in quattro: io, Vasile e le mie due coinquiline. Siamo andati a mangiare una pizza vicino a casa, al centro Kofler. Mentre eravamo a tavola nessuno mi guardava, nessuno parlava con me. Il mio ragazzo parlava solo con le due coinquiline e loro facevano come se io non esistessi. Ho capito che per me sarebbe stata una notte da incubo». La cena è finita verso mezzanotte. Vasile è tornato a casa per primo.

ESPLODE LA VIOLENZA. «Appena sono entrata nell’appartamento ho nascosto tutti i coltelli. Avevo paura. Dopo pochi minuti mi ha chiamato in camera e ha chiuso la porta. Mi ha obbligato a stendermi sul letto. Mi accusava di tradirlo e mi ha detto che sarebbe stata l’ultima notte per me. Ha iniziato a bere Gin, ha fatto fuori una bottiglia nel giro di poco tempo. Io non potevo muovermi. Lui si è tolto la maglietta, si è slacciato i jeans e ha cominciato ad urinare. Cercavo di coprirmi il volto, ma lui me lo impediva. Poi mi ha obbligato a togliermi i vestiti e si è spogliato. E’ salito sopra di me e mi ha preso a pugni. Mi ha strappato i capelli. Infine ha rotto un bicchiere e mi ha sfregiato. Mi ha colpito sulla pancia, sulla schiena, sulle mani. Io pregavo e lui si arrabbiava sempre di più». Venti interminabili minuti. La giovane ha approfittato di un momento di distrazione per scappare fuori dalla stanza. Lui l’ha rincorsa e bloccata in cortile. Le è salito sopra ancora una volta, tentando di strozzarla. Lei ha trovato la forza di gridare. Ed è stata la sua salvezza. Perché l’aggressore ha mollato la presa.

NESSUN SOCCORSO. «Ero nuda, era l’una e mezza di notte, ma non sentivo il freddo. Sono arrivata correndo davanti al Fishmarket e ho chiesto aiuto ad un gruppo di giovani. Ma nessuno mi dava retta, nessuno mi aiutava. C’era chi faceva finta di non vedermi, chi si affrettava ad entrare in discoteca. Fortunatamente è arrivato il taxista, che mi ha caricato in auto».

SOTTO PROTEZIONE. Ovviamente ora non è tornata in via Pisacane. Gli uomini della squadra mobile di Marco Calì l’hanno aiutata a trovare un’altra sistemazione, che per ora rimane segreta. L’hanno convinta a raccontare loro tutti i particolari di questo rapporto malato, che nulla c’entra con l’amore. Tra il materiale sequestrato nell’alloggio di via Pisacane ci sono intere ciocche di capelli biondi e lenzuola sporche di sangue e urina.
E ora? «Voglio riprendere in mano la mia vita. Voglio una famiglia, voglio dei figli. Conosco il mio valore. Non sarò mai più schiava».


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