Pubblicato il 04/05/08 alle 15:31:24 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Stop del Carroccio: «Solo quando avrà ottenuto la cittadinanza italiana»
Khan Mdarif lavora in un’azienda metallurgica e condivide le battaglie di Bossi: "Via i clandestini dall’Italia, portano la delinquenza"
PIEVE DI SOLIGO. «Farò parte della Lega Nord». A dirlo è il 39enne bengalese Khan Mdarif, residente a Pieve di Soligo da sette anni. La richiesta l’ha già inoltrata al capogruppo del circolo Giuseppe Calissoni che ha risposto rinviandolo a quando avrà la cittadinanza italiana. «E’ una persona inserita nella comunità - afferma il leghista - Quando avrà la cittadinanza italiana potrà scendere al nostro finaco». Khan è deciso: «Voglio aiutare gli altri, ma chi è irregolare se ne vada».
Lui, Khan Mdarif, 39 anni, in Italia dal 1988 e residente a Pieve dal 2001, è deciso a far parte del gruppo politico a ogni costo. Ma per farlo dovrà prima ottenere la cittadinanza. Questa la condizione posta dal capogruppo della Lega di Pieve e consigliere comunale, Giuseppe Calissoni.
Khan sarà cittadino Italiano a tutti gli effetti, salvo intoppi, tra un anno e quattro mesi. «Lo conosco bene - commenta Calissoni - è una persona seria, inserita. Lavora e vive con la sua famiglia onestamente. Non ci sarebbe nulla in contrario se entrasse nel nostro gruppo. L’unica cosa che gli ho chiesto però, è di avere la cittadinanza». Khan Mdarif, di religione musulmana, è in Italia dal 1988, quando giunse a Roma per una vacanza. Dopo un periodo di lavoro nella capitale, si è spostato al Nord, dove da 7 anni risiede con la moglie connazionale e la figlioletta di 5 anni, in via Capovilla a Pieve di Soligo. A due passi dalla sua abitazione proprio la sede della Lega Nord.
Ma il suo appassionarsi alla politica nasce sul luogo di lavoro, tra i colleghi simpatizzanti Lega. Khan è operaio da anni in una azienda metallurgica di Falzè. «Ho conosciuto il gruppo politico e le sue idee - spiega Khan - al lavoro, stando vicino e sentendo i miei colleghi. Sono completamente d’accordo con i concetti della Lega. Credo che chi non ha un lavoro in Italia, se ne debba andare. Non è giusto che stia qui senza un progetto sicuro e certezze. Queste condizioni portano inevitabilmente alla delinquenza. Se uno non ha un impiego e uno stipendio è più facile che vada a rubare e si dia all’illegalità».
E’ fermo Khan nel sostenere la necessità di una condizione riconosciuta formalmente della presenza degli stranieri nel Paese e altrettanto deciso nel ribadire la giustezza dell’epatrio per chi non osserva le regole italiane. Lo lascia sostanzialmente indifferente la scelta del connazionale Rahaman Abdur, cittadino italiano da un paio d’anni e votatissimo alle primarie del Partito Democratico, di arruolarsi al finaco dei veltroniani. «E’ stata una sua scelta - commeta Khan - io mi ritrovo di più con le idee della Lega Nord, con la loro praticità e con loro modo di guardare al futuro. Credo anche che rispetto al Pd sia importante la storia della Lega che mi ha convinto da subito». Quella di Khan col connazionale eletto nel Pd è una conoscenza che risale agli anni di Roma. Da allora le strade politiche dei due hanno preso risvolti opposti, quello di Khan decisamente più curioso.
Ma il 39enne bengalese è deciso a proseguire sulla via della politica al fianco del gruppo leghista. «Sono arrivato qui quando avevo vent’anni - racconta - per raggiungere mia sorella e mio cognato impiegati all’epoca nell’ambasciata a Roma. L’idea era quella di una vancanza, poi invece mi sono trasferito perché ho trovato lavoro». Alle spalle una storia di sacrifici. Orfano di padre dai nove anni, si è dovuto rimboccare presto le maniche.