Pubblicato il 13/11/09 alle 14:42:07 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Finanziano il nucleare iraniano. Nel mirino dell'Fbi anche un grattacielo di 36 piani sulla Quinta Strada a New York WASHINGTON – Duro segnale degli Stati Uniti all’Iran. Le autorità federali americane hanno posto sotto sequestro quattro moschee legate alla fondazione iraniana Alavi. Nelle prossime ore lo stesso provvedimento potrebbe riguardare uno splendido grattacielo di 36 piani sulla Quinta Strada a New York, sempre di proprietà dell’entità iraniana. Il provvedimento è legato ad una lunga indagine che ha come obiettivo compagnie e banche di Teheran, sospettate di finanziare il programma nucleare degli ayatollah.
L'OPERAZIONE - L'Fbi ha messo i sigilli a centri islamici – scuole o moschee – nel Maryland, a New York, in California e in Texas. Si tratta di entità che sono riconducibili, secondo le autorità, alla Alavi. Questa la ricostruzione. La fondazione ha gestito il grattacielo e gli altri edifici per conto del governo iraniano usando la società di copertura “Assa”. Il ricavato degli affitti è stato poi riversato sui conti della Bank Melli (sempre iraniana) accusata dagli investigatori di sostenere le ricerche sull’atomica. Un anno fa il presidente della Alavi, Farshid Jahedi, era stato arrestato dopo essere stato sorpreso a distruggere documenti compromettenti. L’Fbi, che lo pedinava, lo ha visto che buttava dei fogli in un cestino della spazzatura: si trattava della prova di transazioni in favore della fondazione. Il grattacielo del gruppo, conosciuto come "Piaget", era stato costruito all’epoca dello Scià negli anni '70 ed ha un valore stimato di circa 700 milioni di dollari. Per 36 anni il palazzo con i suoi affitti ha rappresentato un'importante fonte di reddito per la "Alavi": solo nel 2007 hanno incassato 4,5 milioni di dollari. Il provvedimento del procuratore è coinciso con il rinnovo delle sanzioni economiche da parte degli Usa contro l'Iran. Un'iniziativa che conferma il perdurare delle tensioni con Teheran. La Casa Bianca è disposta a concedere ancora tempo al negoziato sul nucleare, ma vuole comunque tenere sotto pressione il regime. Gli ayatollah, tuttavia, non sembrano essere troppo preoccupati: pochi giorni fa hanno incriminato per spionaggio tre americani che sono entrati in territorio iraniano durante un’escursione nel Kurdistan.