Pubblicato il 07/01/10 alle 11:28:58 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Nell'Unione Europea la popolazione musulmana è raddoppiata nell'ultimo trentennio e raddoppierà ancora entro il 2015 Recentemente Vittorio Messori in un articolo apparso su Il Corriere della Sera del 30.11.09 in riferimento all'esito del referendum svizzero sui minareti ha scritto che per quanto riguarda l'immigrazione islamica in Europa non c'è bisogno di una nuova Lepanto, perché probabilmente gli islamici venendo a contatto con i nostri costumi già degradati, anche loro prima o poi abbandoneranno la loro religione legalista, quindi niente allarmismi. Sarà vero ma i segnali che ci provengono dalla Gran Bretagna, non fanno sperare nulla di buono. Sul trimestrale dell'associazione cattolica Tradizione, Famiglia, Proprietà. Numero3/2009, si legge: “Nell'Unione Europea la popolazione musulmana è raddoppiata nell'ultimo trentennio e raddoppierà ancora entro il 2015. Nel 2050 sarà di fede islamica un cittadino europeo su cinque. Oggi è già musulmano il 25% degli abitanti di Marsiglia e di Rotterdam, il 20% di quelli di Malmo, il 10% dei parigini e dei londinesi. In alcune città come Birmingham e Leicester, gli europei saranno in minoranza già nel 2026”. Questi sono dati che difficilmente possono essere contestati. Il Daily Telegraph, qualche mese fa titolava significativamente un suo editoriale così: “Europa musulmana, la bomba demografica a orologeria che sta trasformando il nostro continente”. Adrian Michaels scriveva: “Gran Bretagna e resto dell'Unione europea stanno ignorando una bomba demografica a orologeria. Il recente flusso di migranti verso l'UE, tra cui milioni di musulmani, cambierà il continente al di là di ogni riconoscimento nel corso dei prossimi due decenni(...)Il basso tasso di natalità dell'Europa, insieme ai crescenti flussi migratori, cambieranno sostanzialmente il nostro concetto di cultura europea”. A proposito di Regno Unito, in occasione della marcia su Londra del 31 ottobre organizzata dal gruppo musulmano Islam4UK, invita tutti «dalla Regina ai ministri e parlamentari, dall’aristocrazia alle persone normali, in Gran Bretagna, ad abbracciare l’islam come una nuova “way of life”». Un singolare programma “politico”, non per nulla farneticante e fanatico, per questo movimento la nazione britannica non ha bisogno di un cambio di leadership, necessita solo di una conversione collettiva all’islam. Regina compresa. Anjem Choudary, il capo del gruppo é consapevole cha a lui non toccherà vivere in una Gran Bretagna islamica, ma ai suoi figli si. Choudary ha compreso perfettamente che non è con la jihad del mitico Saladino che si conquista l’Occidente, ma con l’arma invincibile del consenso, attraverso i prodigiosi meccanismi del sistema democratico. In una società moribonda che, tra contraccezione, aborto ed eutanasia, vive con assoluta disinvoltura la propria parabola demografica discendente, l’avanzata delle prolifiche famiglie musulmane non può che avere il sopravvento. In prospettiva, è solo questione di tempo. ( Gianfranco Amato, I musulmani che vogliono la Sharia si preparano alla "marcia su Londra", 26.10.09, L'Occidentale). Secondo i dati ufficiali ell’Office for National Statistics, la popolazione musulmana in Gran Bretagna è cresciuta, in quattro anni, di 500.000 persone, passando da 1.870.000 del 2004 ai 2.400.000 del 2008. Sempre secondo l’O.N.S. la presenza musulmana nel Regno Unito è aumentata ad un un ritmo dieci volte superiore rispetto al resto della società, mentre nello stesso periodo il numero dei “cristiani” si è ridotto di 2.000.000 di individui. Certo é vero che l'attuale numero dei cristiani britannici sono circa 42,6 milioni, ma è altrettanto vero il dato secondo cui mentre i cristiani rappresentano l’assoluta maggioranza nella fascia di popolazione degli ultrasettantenni, i musulmani detengono un’altrettanta assoluta maggioranza nella fascia d’età che va dai 4 anni in giù. Ceri Peach, docente di geografia sociale alla Manchester University, sostiene che la rapida crescita della comunità islamica pone gravi «challenges for society», e che nei prossimi anni la Gran Bretagna dovrà affrontare una «pretty complex situation». In Italia gli Italianieuropei di D’Alema e Farefuturo di Fini ci spiegano quanto sia ineludibile il futuro multietnico cui siamo inesorabilmente destinati e a chi paventa i rischi del modello britannico, le prestigiose fondazioni hanno una sola risposta: «E’ il multiculturalismo bellezza!». Nel 1974, in occasione di un discorso all’assemblea dell’ONU, Houari Boumédiene, ex presidente algerino disse: «Un giorno, milioni di uomini si muoveranno dall’emisfero sud del mondo per fare irruzione in quello nord. Sicuramente non avranno scopi amichevoli. Faranno irruzione per conquistarlo. E lo conquisteranno popolandolo dei loro figli: è il ventre delle nostre donne che ci offrirà questa vittoria». Oltre alle drammatiche cifre quello che preoccupa maggiormente è che in questi Paesi con alle spalle secoli di storia inscritti nella cristianità, si dimenticano queste radici e questo sì, è una grave ingiustizia. Ciò viene attuato sistematicamente a livello istituzionale, a partire da Strasburgo, dove ogni riferimento all’eredità cristiana è stato appositamente cancellato dai documenti costitutivi dell’Unione Europea, per continuare con la recente sentenza sul crocefisso nelle scuole italiane, sempre da Strasburgo sia pure da diversa istituzione. In Gran Bretagna, e credo purtroppo anche nel resto d’Europa, noi siamo cristiani all’acqua di rose, solo sulla carta, e non una presenza costante nel quotidiano politico e sociale. Per cui accettiamo più o meno passivamente che la nostra identità culturale sia sterilizzata con una potente iniezione di politicamente corretto e che ogni traccia del nostro cristianesimo sia cancellata dalla realtà pubblica: via i crocefissi, via l’ora di religione, anzi no, ripristiniamo l’ora di religione, ma per i musulmani, e via dicendo. La nostra responsabilità oggi dev'essere quella di non perdere la nostra identità , ricordandoci che la croce non va solo appesa ai muri, ma va portata sulle nostre spalle. Questa amnesia culturale degli europei di rifiutare l'immenso patrimonio culturale europeo e cristiano, di conseguenza prepara lo sbarco di una nuova civiltà: la civiltà islamica europea. Fino a quando il dibattito non si concentrerà sull’identità dell’Europa, l’Europa stessa resterà un’esca appetitosa, uno spaventapasseri, un «aggieggio» come diceva Bruno Gollnisch durante un dibattito politico condotto da Christine Ockrent. Diceva il Grande Giovanni Paolo II, “Europa che entri nel terzo millennio: ritrova te stessa. Sii te stessa. Scopri le tue origini. Fai rivivere le tue radici”.