Pubblicato il 29/05/10 alle 13:12:32 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Il segretario della Difesa statunitense aveva minacciato di chiudere le basi militari in Italia La diplomazia quirinalizia è tradizionalmente ispirata alla flemma, per non dire alla lentezza. Abbastanza da rendere curioso questo vertice che assomiglia tanto a una convocazione urgente da parte dell'amministrazione americana.
La versione ufficiale è che Napolitano, nell'ultimo incontro di Stato con il presidente americano, sarebbe rimasto d'accordo con Obama che si sarebbero rivisti. Una dichiarazione generica, non seguita da una data fissa. La decisione americana di incontrare proprio adesso il presidente della Repubblica italiana sarebbe derivata dai recenti e gravi sviluppi della crisi economica (Grecia, Portogallo e Spagna) legati principalmente alla crisi dell'euro.
"Il presidente degli Stati Uniti è preoccupato dello stato di salute della moneta europea e per questo inconterà Napolitano, ma anche il ministro degli Esteri Franco Frattini. Obama vuole avere chiara la posizione dell'Italia all'interno di una serie di incontri a livello internazionale con le leadership europee".
Rimane misterioso il motivo per cui gli americani si siano rivolti a Napolitano. La spiegazione secondo la quale Obama abbia chiamato il nostro capo dello stato in quanto "grande europeista" non risulta del tutto convincente. Rimane misterioso anche il coinvolgimento del ministro degli Esteri, Franco Frattini, la cui adesione ufficiale alla missione italiana in America pare sia arrivata soltanto in un secondo momento. Ma la notizia non trova conferme.
E' tuttavia evidente che la presenza di Frattini annulla il retropensiero – pur circolato – che gli americani stessero cercando un canale diplomatico istituzionale con l'Italia sostanzialmente scavalcando il governo in carica. (Perché dovrebbero farlo?)
E’ possibile che nell’agenda del summit rientri anche una recente (e molto seria) querelle diplomatica intorno ad alcune installazioni militari americane in Campania e in Sicilia. Una vicenda che a febbraio aveva portato a Roma il segretario della Difesa statunitense, Robert Gates, e che a un certo punto era culminata con la minaccia, fatta trapelare da ambienti della Difessa americana, di chiudere le basi militari in Italia.