Pubblicato il 26/06/10 alle 12:01:39 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
La Consulta dà la mazzata finale all’emergenza sovraffollamento dei penitenziari: i cittadini comunitari che hanno commesso reati nel proprio Paese potranno scontare la pena da noi. Naturalmente con l’indulto [...] Ma partiamo dall’inizio. La pronuncia della Consulta riguarda il mandato d’arresto europeo e le procedure di consegna dei ricercati tra gli Stati Ue. Dichiara, accogliendo il ricorso della Cassazione, che è costituzionalmente illegittimo l’articolo 18 della legge 69 del 2005, nella parte in cui stabilisce che i magistrati d’appello possono decidere che la pena sia scontata nel nostro Paese solo se la persona ricercata è cittadino italiano. Cancellata questa riga della norma, appena sarà pubblicata la sentenza sarà immediatamente esecutiva e produrrà i suoi effetti. I giudici costituzionali avrebbero potuto bocciare l’articolo e rinviare al parlamento l'onere di stabilire le nuove regole, ma hanno voluto chiudere la questione. E senza restringere affatto il numero degli immigrati beneficiari. Non hanno infatti fissato particolari requisiti, come ha fatto ad esempio la legge olandese, aprendo le porte solo agli stranieri che abbiano almeno da 5 anni la residenza. La vicenda è quella di un polacco che nel 2003 è stato condannato definitivamente in patria a 3 anni e 6 mesi, per concorso in due rapine in altrettanti negozi, con violenza alle persone, uso di armi da fuoco e di fiamma ossidrica. Il tribunale polacco ha emesso nei suoi confronti un mandato d’arresto europeo, perché si sarebbe volatilizzato dopo aver scontato neppure 5 mesi. L’uomo era stato arrestato in Italia e nel 2009 la Corte d’appello di Roma ha deciso di consegnarlo alle autorità polacche, affermando che la legge escludeva che uno straniero residente nel nostro Paese potesse espiare qui la pena. Ma a questo punto c’è stato il ricorso in Cassazione, sulla base di un’interpretazione della legge europea che renderebbe l’immigrato Ue «assimilato» al cittadino di uno stato membro dell’Unione in tutto e per tutto. [...]