Ecco perché non si può aprire a flussi migratori non regolamentati dai Paesi del Nord Africa
[...] Quello su cui mi interrogo è sul fatto che ci siano delle persone che ritengono di potere affidare il proprio messaggio politico (anche se in questo caso quello preponderante è religioso) alla violenza, all'eliminazione di un avversario o, peggio, come accaduto per Arrigoni, di una persona che, da tempo stava dalla loro parte, anche se sarebbe certamente più corretto dire che stava dalla parte di un popolo e non di una delle sue componenti.

I salafiti, si sa, sono una delle frange più integraliste dell'islam che, negli anni passati, si sono resi protagonisti della formazione di gruppi armati che, in alcuni Paesi, sono stati scacciati con durezza. Il loro sogno - quello di instaurare un califfato - è troppo persino per Hamas, che dichiaratamente li contrasta. Ma loro, piuttosto che rivolgere le loro azioni contro chi li avversa (Hamas, appunto) a Gaza hanno scelto come obiettivo uno straniero, un pacifista, per di più dichiaratamente sostenitore della causa palestinese.

È, questa, l'ennesima conferma di come ormai l'integralismo non si pone alcun confine, di come i gruppi più aggressivi che si nascondono dietro il Corano intendano la violenza come il solo modo per affermare le proprie idee.
La fine di Vittorio Arrigoni, cui deve andare il nostro cordoglio e il rispetto per le sue convinzioni che lo hanno portato alla morte, deve essere una lezione per coloro che ancora si ostinano a non ammettere che esiste un pericolo vero dietro l'integralismo islamico e che, davanti ad esso, dobbiamo restare vigili.

Quando si dice che l'apertura indiscriminata a flussi di immigrazione non regolamentata dai Paesi del nord Africa potrebbe spalancare le porte dell'Europa movimenti vicino al terrorismo confessionale si afferma una cosa assolutamente vera, perché si dimentica con troppa facilità che a volere fuggire sono proprio quelli che, scappando per motivi economici, alimentano le file dell'islam più estremo.

*Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati
Stefano Stefani*
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