Pubblicato il 03/03/09 alle 13:06:07 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
Sorpasso sugli italiani: 6 su 10 arrivano dall´estero - La Casa dello studente parla straniero, un villaggio multietnico, una babele linguistica e culturale Più stranieri che italiani. Freccia a sinistra e sorpasso secco. Gli alloggi universitari del Diritto allo studio a Firenze sono diventati un villaggio multietnico, una babele linguistica e culturale, un mosaico geografico abitato in prevalenza da ragazzi e ragazze stranieri. Il sorpasso è fresco di quest´anno: su 1060 posti letto, agli italiani ne toccano 460, cioè il 43,4 per cento sul totale dei posti disponibili.
Agli stranieri va il 56,6 per cento pari a 600 alloggi divisi fra giovani provenienti da 51 Paesi di tutto il mondo. A guidare gli ingressi col passaporto nelle residenze universitarie dell´Ardsu ci sono 252 studenti albanesi, 55 iraniani, 52 cinesi, 45 del Camerun, 33 della Serbia e poi via via tutti gli altri. In questi anni la crescita è stata rapida: dalla Calamandrei di viale Morgagni alla Caponnetto del polo delle Scienze sociali, alla Luzi di via Maragliano. Studenti egiziani, eritrei, polacchi, peruviani, romeni, moldavi, palestinesi, israeliani, lituani, macedoni, argentini e naturalmente italiani si dividono le stanze e vivono spesso con la cucina e i fornelli in comune.
Il villaggio globale con la prevalenza degli stranieri è per la Toscana una novità tutta fiorentina: né a Pisa, né a Siena succede. «Ci stiamo interrogando per capire il fenomeno» dice il neopresidente dell´Ardsu l´azienda regionale per il diritto allo studio, Marco Spinelli. In una tesi di laurea in diritto amministrativo, a Giurisprudenza, la dottoressa Sonia Zaffino scrive che il cuore del problema è la parità formale (e non sostanziale) di trattamento fra studenti universitari italiani e stranieri prevista dalla normativa statale che regola proprio il diritto allo studio.
Il problema, calato poi nella realtà fiorentina, è che non c´è di fatto nessun accertamento delle verifiche fiscali sulla condizione economica degli studenti stranieri non residenti in Italia ma beneficiari di una borsa di studio. Ci si deve fidare della autocerficazioni. Dalle tabelle allegate alla ricerca emerge che dal 2000 al 2008 gli accertamenti sulle dichiarazioni dei redditi sono passate dal 5 al 31,7%, ma che nessuna di queste ha mai riguardato gli studenti stranieri non residenti. Motivo? «Non possiamo andare a controllare i redditi per esempio di uno studente cinese o albanese - spiega il presidente Spinelli - però possiamo chiedere una certificazione alle ambasciate». E allora perché in questi anni nessuno le ha chieste? Risponde il direttore dell´Ardsu Enrico Maria Peruzzi: «Perché l´Azienda per il diritto allo studio non ha rapporti diretti con le ambasciate, semmai dovrebbe intervenire la Regione stabilendo accordi bilaterali».
Prendendo in esame il periodo 2001-2006 si registra un forte incremento degli studenti stranieri vincitori di borse di studio e posto alloggio e di conseguenza una netta diminuzione degli studenti italiani vincitori del servizio abitativo.
Complessivamente scendono gli idonei al posto letto: erano 2284 nel 2001 sono diventati 2171 nel 2005 e ancora più esplicito è la curva del grafico in cui si vedono in discesa gli studenti italiani fuorisede, da 1923 a 1437 e in crescita quelli stranieri, da 361 a 734. Le verifiche fiscali sono un aspetto di equità di trattamento importante, ma certo non il solo: «Non è previsto nessun coefficiente per equiparare i redditi - prosegue Peruzzi - . In altre parole, significa che si considera il reddito a prescindere dal Paese di provenienza».
Altro aspetto interessante e nebuloso è quello delle rinunce, cioè degli studenti che chiamati dall´Ardsu dicono «no grazie» al posto letto: su un totale di 165, gli studenti italiani che rifiutano questo servizio sono 137, gli stranieri soltanto 28. «C´è una ragione - spiegano all´Azienda regionale - gli studenti italiani che vengono chiamati spesso alla fine del percorso di studio hanno già trovato altre soluzioni abitative e magari per pochi mesi non possono disdire i contratti».