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Spagna, arriva la nuova legge sull’aborto

Manifestazione per la vita in Spagna

Il governo spagnolo prepara, per l’autunno prossimo, una nuova legge in materia di aborto. Sarà modificata la legislazione in vigore, approvata nel 2010 dall’esecutivo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero,  che, a sua volta, introduceva molte novità nella legge del 1985, promossa dall’allora governo di Felipe González.

Non dovrebbe essere una sorpresa, perché Mariano Rajoy, prima di vincere le elezioni, aveva annunciato che non avrebbe derogato né modificato tutta la legge su questa delicata materia, «ma –aggiungeva l’allora candidato del Partito Popolare– penso ci siano due o tre cose da cambiare», indicando il caso specifico della possibilità che una «bambina, senza il consenso né la conoscenza della sua madre possa abortire» (dichiarazioni a “El País”, 17 novembre 2011).

Lo scorso gennaio, il ministro della Giustizia, Alberto Ruiz Galladrón, ha fatto il primo annuncio di questa riforma. Il politico del PP ha dichiarato che sarebbero state cancellate «le possibilità che le sedicenni e le diciassettenni decidano un aborto senza il permesso dei suoi genitori o tutori», e ha anche aggiunto che la nuova legge sarebbe stata fondata sulla «difesa del diritto alla vita», così com’era stata definita dal Tribunale Costituzionale nel 1985. Risolvendo un ricorso che aveva presentato il padre del ministro José María Ruiz Gallardón, il Tribunale spagnolo aveva sentenziato che il «nasciturus» è un «bene giuridico, costituzionalmente protetto», e che i diritti della donna non dovrebbero anteporsi ai diritti dei non-nati senza una causa specifica (i casi contemplati dalla legge in vigore fino al 2010 erano tre: violenza sessuale, malformazioni gravi del feto e il rischio per la salute fisica o psichica della donna incinta).

La reazione dell’opposizione è stata immediata. «Sarebbe –ha detto Alfredo Pérez Rubalcaba, massimo rappresentante del PSOE– un regresso inaccettabile per le donne», e, di fronte alle voci sulla presunta introduzione di una «persecuzione penale delle donne che abortiranno», il ministro ha dovuto ribadire che la riforma proposta non porterà nessuna donna in carcere.

La gravità della crisi economica ha messo in secondo piano l’argomento in questi mesi, ma negli ultimi giorni il ministro ha reso noti alcuni punti sulla riforma in cantiere. Nelle sue dichiarazioni al giornale “La Razón” (del 25 luglio), Ruiz Gallardón ha affermato che «la legislazione tornerà ad alcuni presupposti e non sarà esattamente quella del 2010, perché l’esperienza dimostra che alcuni di questi aspetti devono essere riconsiderati». Subito dopo, il ministro spagnolo ha aggiunto: «Non capisco il motivo per il quale il concepito, per il fatto di avere qualche genere di malformazione o disabilità, non debba essere protetto, permettendo l’aborto. Mi sembra eticamente inconcepibile il fatto di aver vissuto  tanto tempo con questa legislazione. Penso che meritino lo stesso livello di protezione che hanno i concepiti senza nessun genere di malformazione o disabilità».

Quello che ha annunciato il ministro di Giustizia è che nella nuova legislazione la malformazione del feto non sarà più un motivo per abortire. Non è, infatti, una sfumatura minore, perché soltanto nel 2010 sono state interrotte volontariamente 3.361 gravidanze per una malformazione del feto. Quest’ultima può avere delle caratteristiche molto diverse e, nella maggior parte dei casi, non implicano il pericolo di morte né per la madre né per il nascituro. Gallardón ha anche aggiunto che la futura legge rispetterà la convenzione del Comitato sui diritti delle persone con disabilità che è stata approvata dall’Onu nel 2008 e poi ratificata in Spagna 3 anni dopo.

Dopo l’estate, il Ministero di Giustizia spagnolo presenterà il progetto della nuova legge e anche, da questo punto di vista, l’autunno sarà «caldo».

http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/spagna-spain-espana-aborto-abortion-17280/

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