20 ott – Si può discutere di un’autentica e massiccia islamizzazione dell’Europa occidentale ma sino ad ora nessuno ha osato mostrare quanto tale processo sia profondo e quotidiano.
Lo ha fatto il giornalista televisivo israeliano Zvi Yeheskeli nel documentario “Allah Islam”. “La Voce della Russia” ha raccolto le opinioni dell’autore e degli esperti su questo film.
Le riprese sono state fatte in diversi stati europei e sono terminate a primavera di quest’anno. L’autore e regista, che parla alcuni dialetti arabi, durante i lavori si è spesso spacciato per palestinese. Zvi Yeheskeli dirige la “rubrica araba” dei notiziari di Canale 10, rete della televisione israeliana, ed afferma che inizialmente non pensavano a girare un film:
Volevamo girare un paio di reportage per lanciare alcuni notiziari. Però ho immediatamente annunciato che, secondo il mio punto di vista, c’era spazio per far qualcosa di più grosso rispetto al servizio di un notiziario. Quanto più studiavamo e andavamo a fondo della situazione, tanto più comprendevamo quanto profondo era il problema.
Gli episodi più eloquenti sono stati girati in Svezia, Belgio e Gran Bretagna. Nella città svedese di Malmö il gruppo che si occupava delle riprese ha filmato una moschea, nella quale apertamente si inneggiava alla Jihad. Sui muri erano dipinti slogan che inneggiavano alla lotta continua contro gli infedeli. Non è difficile indovinare il contenuto delle preghiere e delle prediche che ogni giorno vengono pronunciate nel luogo. In seguito, nella casa di alcuni musulmani locali, alla domanda del giornalista “Chi sogni di diventare” un adolescente figlio di immigrati ha risposto senza pensarci “La Jihad è il mio sogno!”.
A Bruxelles uno dei membri dell’organizzazione “Sharia per il Belgio” promette che quando verrà istituita la legge della Sharia si dovranno far retrocedere i belgi per poi rimuoverli del tutto dal paese. Un attivista della cellula belga dice alla telecamera: “Non ci fermeremo mai. Non ci spaventa il carcere e nemmeno la morte stessa perché siamo pronti a morire da martiri!”.
Anjem Choudary, leader degli islamisti di Londra, ha riconosciuto al “suo reporter palestinese” che per loro l’11 settembre è stato l’inizio della rinascita. Dopo l’attacco terroristico tutti i musulmani del mondo sono tornati alle loro origini e hanno approfondito il corretto studio del Corano. Nel Centro Islamico situato nella città di Luton un giovane musulmano ha solennemente annunciato: “Ora l’Islam è ovunque! Noi lavoriamo attivamente ventiquattr’ore su ventiquattro per la creazione di un califfato mondiale. E vinceremo!”.
Nell’arco del film Zvi Yeheskeli chiarisce che la maggioranza dei protagonisti più aggressivi di questa fascia sono la quarta generazione di immigrati musulmani. Questi rispondono con un “No!” categorico alla civilizzazione occidentale e il loro scopo è prepararsi alla Jihad. In Europa esiste una generazione che è come una bomba ad orologeria collocata, ragiona Yeheskeli.
In generale è comprensibile sin da principio che in questo modo non possono essere assorbiti dalla comunità europea. Prendete la Francia, che cosa sta accadendo lì? Atti terroristici, scontri nelle moschee che vengono costruite senza sosta e tentativi da parte della legge di limitare gli illegali e gli stranieri. Anche questo è un chiaro esempio di scontro di civiltà.
Nel film del giornalista israeliano si presta molta attenzione alle nuove forme di antisemitismo in Europa. Grazie agli immigrati musulmani è comparso e si sta sviluppando l’antisemitismo che cresce prosperamente nelle università francesi, ne sono coinvolti anche francesi autoctoni. L’autore del film non è però incline a sostenere che tutto è estremamente minaccioso:
Sembra molto più una grande richiamo che una catastrofe. Alla fin fine non è qualcosa che si è sviluppato in un giorno. Gli immigrati illegali non sono arrivati in Europa in paracadute. Queste persone ci sono arrivate su invito degli europei. Forza lavoro a poco prezzo, autisti di taxi, donne delle pulizie nei ristoranti. Quello che dico nel film è una cosa molto semplice: queste persone non sono diventate parte di una grande multiculturalità, ora devono occuparsi di risolvere i loro problemi.
Zvi Yeheskeli ha dipinto le forme più terribili della situazione che si sta sviluppando in Europa, come ritiene Aleksej Judin, docente del Centro di studio delle religioni dell’Università statale di studi umanistici della Russia:
Non bisogna ovviamente affermare che è già una minaccia assoluta quella che si sta sviluppando in Europa. Ma è un problema molto serio dal quale non bisogna per nessuna ragione distogliere lo sguardo, usando il tradizionale trucco del politically correct. Non è possibile ignorare tali eventualità.
La maggioranza dei politici europei cerca dei modi per acquietare l’Islam più radicale con soluzioni economiche e sociali. Ma la realtà è più dura. Uno degli eroi del film constata che i giovani immigrati musulmani della quarta generazione, nati e cresciuti in Europa, non intendono riconoscerne la cultura e gli scopi civilizzatrici. Ma queste persone non intendono nemmeno tornare in Algeria o in Marocco. Il loro scopo è affermarsi come futuri padroni d’Europa.
http://italian.ruvr.ru/2012_10_19/91789535/