Pubblicato il 19/06/09 alle 21:44:46 GMT pubblicato da Una_via_per_Oriana
La crisi dei partiti e la loro trasformazione dopo il 1989, ha portato a un grande disorientamento nell’elettorato cattolico Una volta, nell’epoca delle ideologie (che non è il Medioevo ma risale ormai a vent’anni fa) si votava con il criterio dell’appartenenza (anticomunismo o unità dei cattolici in un solo partito erano i criteri più utilizzati dall’elettorato conservatore), oggi il lavoro più importante da fare è quello culturale, consistente nel mostrare all’elettore la necessità di scegliere in base al criterio dei “principi non negoziabili”, come il rispetto della vita, della famiglia e la libertà di educazione e non secondo altri criteri.
Da alcuni anni la Chiesa senza dare indicazioni partitiche, di schieramenti o di candidati, cerca di indirizzare i propri fedeli con questi criteri culturali, che servono per discriminare un candidato da una altro, per l’elettore cattolico, se intende seguire le direttive del Magistero, sono vincolanti. Il candidato ideale dal punto di vista politico e personale è difficile trovarlo, quando lo troviamo rispettoso o addirittura promotore dei “principi non negoziabili” e della dottrina sociale della Chiesa, - scrive Marco Invernizzi - spesso è inadeguato sul piano della vita privata e capita frequentemente di rendersi conto che non possiede le qualità minime per rappresentare il mandato che gli stiamo per affidare.
Alle elezioni politiche del 2006 Mario Palmaro su Il Timone si chiedeva se "per un cittadino (cattolico o laico che sia) è meglio essere governato da uno statista che fa legge utili al Paese, segnatamente alla famiglia, pur avendo privatamente una situazione familiare complicata, oppure da uno statista che ha una famiglia da 'Mulino Bianco' , ma fa politiche devastanti contro le famiglie altrui e contro il Paese?".
Il riferimento allora era a Romano Prodi che approvava i Dico e a Silvio Berlusconi che mai li avrebbe approvati. "Una vera concezione laica della politica esige che lo statista venga giudicato non per la propria vita privata, ma per le proprie scelte pubbliche. Un ministro non dev'essere un maestro di vita, ma un buon amministratore e un buon statista. Da uno statista si deve esigere che rispetti gli impegni presi con gli elettori: questa è la moralità della politica”.
Del resto la Chiesa ha sempre giudicato i politici per le loro scelte sul bene comune e alla "Libertas Ecclesiae", non in base ai loro peccati personali dei quali si occupa il confessionale. Confondere il piano dei peccati personali, di cui ognuno risponderà a suo tempo al padre Eterno, con il terreno dei programmi politici che quella stessa persona vuole (o dice di) voler realizzare, è un grosso errore. Un capo di governo non deve custodire verità di fede, ma deve operare per il bene comune, vale a dire preservare o recuperare, se ce ne sarà il bisogno, la Legge Naturale. Per paradosso: un politico divorziato che fosse contrario alla legge sul divorzio, è di gran lunga assai preferibile a un bravo marito che però non creda affatto nella indissolubilità del matrimonio.
Meglio un politico incoerente che un bigotto, scriveva qualche anno fa Antonio Socci. Dunque l'elettore cattolico non deve chiedersi chi è il candidato più santo, anche perché sarebbe un po' difficile stabilirlo, ma chi può tradurmi in politica quei principi inderogabili che la Chiesa ha suggerito. Certo questo ragionamento del “meno peggio”, non vale più per l’onorevole Gianfranco Fini, da quei “tre si” al referendum sulla Legge 40 nel 2005, e poi per le ripetute prese di posizione contro la Legge naturale e l’etica cristiana, per un cattolico è diventato improponibile.
Così per i prossimi ballottaggi, in cui la possibilità di scegliere per noi elettori è “secca”, senza alternative ai due candidati rimasti in lizza, dobbiamo scegliere chi potrà fare meno danni al bene comune, una volta eletto, anche se è personalmente lontano da quei principi che vorremmo vedere realizzati nella vita pubblica, perché l’altro (nel senso dell’altra coalizione politica) è ancora più lontano. In pratica il cattolico sceglie il “meno peggio”.
Esiste un Osservatorio politico, promosso dall’associazione Nuove Onde, (www.nuoveonde.com) che invita a votare premiando la coalizione o il candidato (quando possibile) che abbia manifestato concretamente nella passata legislatura la propria fedeltà ai principi non negoziabili (vita, famiglia, libertà di educazione), oppure che questa fedeltà sia espressa chiaramente nel proprio programma elettorale o in quello della coalizione o partito di appartenenza. Stiamo pensando di renderlo un servizio permanente, che intervenga ogni volta che sono in discussione, a diverso livello, i “principi non negoziabili”.
Rozzano MI, 19 giugno 2009 - Festa del Sacro Cuore di Gesù DOMENICO BONVEGNA domenicobonvegna@alice.it